È stata una serata bella, unica, come poche, tra i tanti eventi dell’estate. Si è parlato di Dante e si sono ascoltate canzoni medioevali della Provenza e dell’Italia del tempo.
Il Fai Abruzzo e Molise con i volontari di Termoli hanno donato alla città e agli spettatori del parco, uno spettacolo fatto di storia, di versi in poesia e prosa, di note, di musiche, dal punto di vista del maggiore degli autori della letteratura italiana, Stefano Pinti, che con sua moglie Lucia, volontari del Fai, hanno voluto questo evento nella città adriatica e con loro il capo delegazione di Campobasso Dosolina Tirabasso e il referente del Fai Abruzzo.
L’idea del progetto è del vulcanico professore Pierluigi Di Clemente che con il gruppo Rosa Rosans Ensamble e la presentatrice Marina De Marco e con altri gruppi musicali e del teatro, hanno realizzato una serie di appuntamenti toccando diversi paesi.
In ogni paese un canto. A Termoli è toccato il ventisettesimo dell’Inferno, il meno conosciuto, probabilmente, oscurato dal precedente dove protagonista è stato Ulisse, con il suo mito, le traversie, le storie e la frase che ancora oggi è richiamo ,monito, insegnamento: “ Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.
Ecco, da questi versi di grande attualità viene, presumibilmente, l’invito a conosc) ere sia pure dal punto di vista di una persona interessata ai fatti e alle politiche del tempo, vissute in prima persona e a che prezzo, un personaggio che nel canto non viene menzionato e di proposito e alla cui presentazione provvede con fervore e fantasia il protagonista della serata, il prof. Di Clemente che la Divina Commedia la conosce bene, tutta e a memoria. Un accompagnamento alla vita e alle opere di una figura come Guido da Montefeltro, consigliere fraudolento, che come Ulisse, vaga nell’ottava bolgia dell’ottavo girone, dentro le fiamme tremule.
È la pena del contrappasso, rimanere intrappolati dentro una lingua di fuoco , la lingua che nel secolo è stata usata per consigli malevoli e per essere stata tagliente.
Le parole imprigionate si levano come da un muggito e l’anima dannata, alla frase proferita da Virgilio, “ istra ten va, più non t’adizzo”, che letteralmente vuol dire “ adesso en va più non ti incito” mentre si congeda da Ulisse, gli chiede di fermarsi a parlare con lui e nonostante la gran difficoltà di emettere suoni di senso gli dice: “ O tu a cui io drizzo la voce e che parlavi mò lombardo “. E così che il contemporaneo di Dante, domanda della sua terra, la Romagna e delle sue città.
“… parla tu; questi è latino” dice la guida a Dante che si lascia andare nelle beghe tra le nascenti signorie e il papa Bonifacio VIII col quale Guido il “ cordigliero”, così detto per essersi convertito a frate, gli consiglia come espugnare la rocca di Palestrina ,ottenendo il privilegio della salvezza, visto che al papa è concesso il potere, come egli dice, di “ serrare e disserrare ..lo ciel poss’io”.
Sono questi i versi che hanno dato titolo all’appuntamento di Termoli. Applausi a profusione dopo la declamazione dell’intero canto da un Di Clemente che nelle vesti del poeta, ha coinvolto la platea che ha seguito con attenzione cogliendo le sfumature di ogni verso.
Sul palco per i ringraziamenti finali i promotori, Stefano Pinti e Dosolina Tirabasso soddisfatti per la riuscita della iniziativa di Fai Abruzzo e Molise, con il patrocinio del Club Unesco di Chieti, resa possibile dall’Assessorato alla cultura del Comune di Termoli con Michele Barile e di concerto con Frentania Teatri .
Fernanda Pugliese
foto di Carla Di Pardo