#parolaviva
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
#vivilaparola
Sono giorni di grande apprensione per tutto il mondo e di profonda tristezza per la guerra al confine dell’Europa dell’est e che coinvolge Russia e Ucraina: mai come oggi ci rendiamo conto che la pace è un bene prezioso per l’umanità ma altrettanto fragile da richiedere continua cura, custodia e coltivazione. C’è bisogno che le bombe tacciano per fare posto al dialogo e le armi si trasformino in strumenti di pace, perché la guerra genera soltanto odio, rancore e inimicizia unitamente a dolore, sofferenza e morte. Sempre il male ritorna a bussare alla porta del cuore dell’essere umano e spinge per entrare, lo seduce con subdole strategie e false illusioni: infatti siamo sempre tentati di farci padroni quando poi finiamo per essere schiavi.
Per questo è urgente ritornare alla propria casa interiore, al cuore, il luogo dove nascono i sentimenti buoni e quelli cattivi, dove ci si decide per il bene e per il male. Una vita pacificata nasce da un cuore riconciliato e in pace con sé stesso, con Dio e i fratelli: avvertiamo tutti la necessità di fare pulizia nel disordine interiore. Fa bene alla salute disintossicarsi dalle seduzione del maligno e dalla tentazione di sostituirci a Dio.
Il Vangelo di questa domenica apre il cammino quaresimale che conduce alla Pasqua, la festa più importante dei cristiani dove si celebra la vittoria dell’amore sul male e della vita sulla morte. Nonostante tutto l’ultima parola non ce l’ha il male bensì il bene, a noi la responsabilità di scegliere come giocarci La nostra libertà.
La liturgia ci invita a riflettere sulle tentazioni di Gesù nel deserto e il Suo atteggiamento difronte al male, alla menzogna e all’accusatore: questo racconto ci costringe a riflettere sulla viscidità del male che si insinua nei cuori e con inganno ci seduce, butta fumo negli occhi e fa sembrare oro tutto quello che luccica anche quando è soltanto sterco. Tuttavia è possibile sottrarsi ai suoi tentacoli, sfuggire alle sue lusinghe e respingerlo lontano dalla nostra vita. Gesù guidato dallo Spirito, il difensore, supera la seduzione diabolica e nutrito del pane della parola divina cresce come figlio del Dio fortificato e capace di opere di pace. La Quaresima è il tempo per ritornare a Dio e a sé stessi, liberarci da quelle maschere che ci tengono prigionieri e ci allontanano dall’altro, creano inimicizia e guerra.
La buona pratica dell’elemosina, la preghiera e il digiuno è contro la falsa religiosità e l’ipocrisia: per fare veramente Pasqua e risorgere come uomini e donne capaci di pace bisogna avere il coraggio di attraversare i propri deserti interiori, i demoni che ci affliggono e la presunzione di essere onnipotenti; farlo da soli è pericoloso, attraversarli con la compagnia di Dio diventa un percorso luminoso, di autentica conversione al bene e vera generazione. Buon cammino di rinascita a tutti.
#farsiparola
Chi respinge il male affidandosi a Dio e costruisce il bene seguendo la Parola buona del Vangelo è Suor Giustina Olha Holubert. È una suora ma è anche genetista e psicologa, la sua vocazione religiosa porta a compimento quella medico scientifica. Infatti suor Giustina ha fondato nel 2017 un hospice pediatrico in un paese, l’Ucraina, che è ateo, ex sovietico e, da poche ore, in guerra. Lei stessa ha dichiarato che “(…) nel 2013 a Lviv è stata creata l’associazione “Perinatal Hospice – Imprint of Life” in seguito all’accompagnamento dei genitori che si sono trovati ad affrontare le diagnosi di malformazioni gravi del bambino ancora nel grembo della madre.
Nel 2017 la nostra organizzazione ha ottenuto uno status giuridico come organizzazione statale senza scopo di lucro. Questa è diventata la prima proposta di cure perinatali palliative in Ucraina”. Suor Giustina è attiva nella città di Leopoli, nella parte occidentale del paese e si occupa di malattie genetiche ereditarie, presso il Medical Psychologist at the Lviv Medical Genetic Center, Institute of Hereditary Pathology of National Academy of Medical Science of Ukraine. Dell’opera di questa suora ne parla il sito aletheia.it dove si racconta l’esperienza dell’hospice pediatrico, un primato e un’eccellenza assoluta in Ucraina. Si tratta di un’opera geniale a servizio della vita nella sua espressione più nuda, provata, ma anche essenziale e autentica.
Quando due genitori, trafitti dal dolore per una gravidanza con prognosi infausta, riescono a resistere alla pressione del mondo, persino dei parenti, e si lasciano accompagnare ad accogliere loro figlio, è un pezzo di bene strappato al nulla che va a favore di tutti. Suor Giustina lo accetta, lo accoglie e lo ama, fosse anche solo per il tempo della gestazione: come è avvenuto a quella coppia che allora si è affrettata a cantare ninnananne e raccontare storie alla bimba che sarebbe morta nascendo; o per una manciata di ore fuori dall’utero materno, com’è stato per quella mamma di 28 anni che però alla fine è riuscita a toccare la manina della sua piccola Maria, prima che la sua prospettiva di vita diventasse quella eterna.
Perché la sua vita c’è e ha senso, per mamma, papà, fratelli, per il mondo miope non ne ha e tende a trattare questi bimbi come rifiuti da smaltire. Anche nell’oscurità che ha coperto il popolo ucraino c‘è Suor Giustina che compie la sua opera al servizio degli ultimi tra gli infimi, la si vede in piedi con in braccio un bimbo piccolissimo, ancora un po’ arricciato nella posa della vita intrauterina, e lei sorride.
Paolo Greco