Vittorio Nocenzi esalta la bellezza e si pone al pubblico dell’Auditorium, ragazzi delle scuole superiori della Città Pentra, come il “Re Nudo”. Il 3 maggio 1972 il Banco si presenta al pubblico e da li a poco, il successo diventa travolgente. La storia del gruppo Rock Progressivo, una fusion di classica, jazz, pop, viene così indelebilmente immortalata in un libro dal titolo emblematico e senza possibilità di non essere inteso.
Un racconto dalla viva voce del fondatore Vittorio Nocenzi , considerato tra i più grandi tastieristi e compositori di sempre. Una testimonianza che traccia il percorso partendo dalla genesi del progressivo sino ai giorni nostri. L’evoluzione di cinquant’anni di carriera che collocano il Banco tra i più longevi gruppi rock italiani ancora in attività. Ben diciannove album, alcuni dei quali considerati vere e proprie pietre miliari della storia della musica e oltre cinquemila concerti in tutto il mondo, la storia artistica senza concessioni specifiche ai luoghi comuni e costantemente alla ricerca di nuove traiettorie musicali, senza riciclarsi mai e senza farsi corrompere dalle lusinghe di un successo testimoniato da migliaia e migliaia di estimatori.
Da qui, da queste considerazioni e dai numeri, “Nati Liberi” è il percorso, che intrapreso esattamente cinquanta anni fa, ripercorre aneddoti, approfondimenti musicali, analisi dettate da poesie scritte e poi musicate, da spaccati di vita vissuta senza dogmi precostituiti, ed a seconda del tempo che mai, per lor fortuna, ha fermato le sue lancette. Il rock come immagine di sacralità e di possesso dei sentimenti, di lotta, di pensiero libero senza mai trascendere nel banale e nell’enfatizzare il proprio “ Ego “. Nati liberi di esprimersi, di amare, di possedere lo spazio e il tempo che inesorabilmente ha lasciato vuoti incolmabili.
Ad onor del vero, il Banco fu fondato a Marino di Roma nel 1968. Amici e fratelli si misero insieme e dettarono la voglia di un cambiamento sempre più vicino alla realtà, connessa ad un pensiero decisamente progressivo e mai domo alla complementarietà di un sistema, che considerava la protesta fonte di democrazia. Insieme alla Premiata Forneria Marconi, e le Orme dettarono esempio di Rock progressivo Italiano.
Nocenzi, già brillante tastierista, da poco maggiorenne, nell’ottenere caparbiamente una audizione della RCA, grazie all’indimenticabile Gabriella Ferri, dovette allestire in fretta una band, e lo fece proprio servendosi di parenti ed amici. Fu un vero e proprio soccorso alla cultura e da li il nome strabiliante “ Banco del Mutuo Soccorso”. Una stalla come sala prove, e la formazione venne così composta : Vittorio alle tastiere, Gianni Nocenzi – fratello – al pianoforte, Gianfranco Coletta alla chitarra, Fabrizio Falco al basso e Mario Achilli alla batteria. Il provino fu un successo, ma non fu così facile passare oltre il guado dove il pubblico aspettava la loro consacrazione.
Nel 1971, infatti il Festival Pop di Caracalla fu un flop! Una rimescolata del gruppo con l’innesto di Francesco Di Giacomo – voce -, Renato D’Angelo al basso e Pierluigi Calderoli alla batteria e fu la svolta. Tre maggio 1972, primo album dalla copertina innovativa e senza volti, solo un salvadanaio.
Poi liscio come l’olio verso il secondo dalla faccia di scimmia e dal segreto di un mondo, che nasce dopo aver portato in grembo la stupefacente voglia di essere diversi ma uguali, filosofi della narrazione ma pragmatici, fanatici del suono ma semplicemente musicisti, in sintesi – l’evoluzione della specie -.
Nel 1973 Rocco Maltese, già famoso chitarrista degli Homo Sapiens, prese a pizzicare le corde della chitarra per accompagnare la band e ne nacque uno strepitoso “ Io sono nato libero “. Una capatina in Inghilterra per incontrare Greg Lake, e nel 1974 il Banco sforna l’apoteotico “ Banco “, primo album per il pubblico straniero.
Poi la collaborazione con Angelo Branduardi, colonne sonore, album strumentali. Gli anni ottanta si aprono con un cambio di rotta. Karl Potter alle percussioni, diventa determinante per la sezione ritmica del Banco e “ Moby Dick” consacra la nuova era che però vede Gianni Nocenzi, abbandonare la nave. Il Banco va verso il silenzio non prima di un altro grande successo “ Grande Joe “ .
Da li in poi solo concerti dal vivo e non più discografia. Il silenzio discografico terminò il 1989 con la pubblicazione di una raccolta di brani inediti. Gli anni novanta il revival la fece da padrone ed il Banco tornò prepotentemente in studio con brani storici innovati e nuovamente e totalmente arrangiati.
Poi il Mondo li attese sino ad arrivare in Giappone dove da un concerto venne tratto l’album dal vivo “ Nudo “ per poi seguire “ No palco “ con Eugenio Finardi, Branduardi e Gatti.
Siamo agli anni 2000. La storia è recente ma sempre intensa. Nel 2013 entra in formazione il chitarrista Nicola Di Già. Il 2014 fu l’anno della scomparsa di Francesco Di Giacomo, era in corso il Festival di Sanremo. Fu il silenzio. L’idea però è come lo spettacolo, deve continuare. Così, nell’estate 2015, dopo l’abbandono del batterista Maurizio Masi e il fiatista Alessandro Papotto, l’ingresso del cantante John De Leo, del chitarrista Maurizio Solieri, del batterista Vito Sardo e del percussionista Arnaldo Vacca, il gruppo si ricostituisce.
Ma la vita è strana ed è sempre li a farla da padrona. Vittorio Nocenzi viene colpito da un’emorragia cerebrale, e lo storico chitarrista del gruppo, Rodolfo Maltese, lasciò al mondo le sue note con una dipartita dolorosa. -Tutto termina ? – No, il Banco è il Banco e Vittorio nel 2016, rinnova ancora la band con l’ingresso del bassista Marco Capozzi, del batterista Augusto Zanonzini e del cantante Tony D’Alessio. Si ricomincia da “ Io sono nato libero “ per poi riportarci in un viaggio che da Isernia riprende le note della Transiberiana, che ci accompagna ad essere viaggiatori nel e del tempo, nel ricordo di Paolo, quel maledetto che non aveva mai detto al mondo che essere liberi è un dono che si conquista, e che nell’essere partecipi al cambiamento, senza perdere mai di vista la realtà e la voglia di trasgredire senza trasgressioni, – non ci si droga per essere migliori, ma essere migliori è il non drogarsi -, ad essere partecipi della nostra vita per dichiarare guerra alle guerre ed innalzare l’unica bandiera oggi intellegibile quale quella della “ Pace “. Siamo nati Liberi , e non sia solo Banco ma Mondo.
Grazie Vittorio Nocenzi, grazie a chi ha promosso una iniziativa, quella isernina, in primis l’Ucid “ del presidente Pasqualino Piersimoni e del vice Enzo Di Luozzo, grazie ai ragazzi, che dai sogni, le utopie e le sconfitte, sicuramente trarranno magiche prospettive e futuro sicuramente pieno di speranze, di passioni, di soddisfazioni. Moby Dick è ormai un ricordo ma Paolo Pa, è ancora lì a fornirci la giusta libertà per tornare a viaggiare verso una nuova “ Transiberiana “ di Pace.
Maurizio Varriano
(Foto di Pino Manocchio)