Sarebbe stato bello e utile parlare di poesia e di capacità si spendita del bello. Stavolta è difficile poterlo fare poiché, da oltre un anno, una situazione di imbarazzo accende riflettori e riempie le pagine di giornali, e non solo di quelli locali.
Parliamo del problema che attanaglia l’Italia intera e di specie il Molise : i cinghiali.
Solo proferire tal nome animalesco, ci rende destabilizzati e portatori di ansie . Ormai li troviamo in ogni e dove e soprattutto ci favoriscono vedute di scempi ambientali, agricoli e incidenti stradali, spesso con notevoli danni a cose e persone. Le colpe di una proliferazione selvaggia e senza scrupoli è sicuramente da addebitarsi al mondo della caccia. Non vi sono più scusanti ed è certificata tale condizione a causa di una sottovalutazione del pericolo postumo al ripopolamento di specie decisamente aggressive e prolifiche in termini di riproduzione. Un mea culpa è stato fatto ed adesso la causa va ricondotta alla risoluzione del problema.
Per fortuna una nuova consapevolezza, anche nel mondo della caccia sta facendosi strada. La politica regionale ed i sindaci fanno quel che possono in quanto la materia è strettamente correlata a leggi nazionali, i Prefetti sconfessano i sindaci che nell’adottare provvedimenti si tutela sono stati stoppati, proprio per carenza di competenza. Questo caos crea ancor più imbarazzo e da certezze ai branchi di cinghiali, di potersi appropriare di interi territori e dichiararsi guerrieri del Re Attila.
Tutti i giorni capita, ormai, di essere in preda a visioni destabilizzanti, ed anche nella giornata del 06 maggio in quel di Campodipietra, i residenti di contrada “ Pezze Grandi “ si sono arresi alla arrembante forza bruta dei famelici mammiferi selvatici. Si sono impossessati di un intero costone, hanno distrutto la delimitazione del costone tra la strada interpoderale e campi coltivati ed hanno letteralmente seminato panico e stupore tra i cittadini residenti. Il sindaco del ridente paese alle porte di Campobasso, Giuseppe Notartomaso, chiamato sul posto non ha potuto far altro che sperare che l’esercito di Attila abbia compiuto il suo passaggio distruttivo e sia li li per essere distrutto da qualche buon cacciatore atto alla caccia selettiva che non è certo la risoluzione ma almeno condiziona il pensiero ottimistico, come una pillola analgesica. Il problema è davvero serio e da studiare con attenzione.
La competenza Statale non aiuta a concretizzare azioni mirate ma qualcosa si muove. E’ di qualche giorno addietro un incontro presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, improntato proprio alla problematica della caccia di selezione. Regole troppo aleatorie, a volta troppo stringenti non chiariscono i veri dettami risolutivi. Il tempo è concorrente alla reattività, per e della salvaguardia delle colture e non solo. Speriamo sia portatore di chiarimenti e di norme senza altri muri, e decisamente non connessi ad interessi determinanti stalli e condizioni dettanti immobilismi.
Ad oggi, unica novità è il problema che si allarga a macchia d’olio e condiziona anche i sonni dei più duri al risveglio.
Maurizio Varriano