Riceviamo e pubblichiamo
Proprio nell’anno in cui si festeggia il centenario dei primi due parchi nazionali italiani – il Parco d’Abruzzo e il Parco del Gran Paradiso – dal primo, diventato Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, proviene un segnale preoccupante per il futuro dei suoi boschi. Eppure, dopo le devastazioni compiute nel dopoguerra da ditte boschive senza scrupoli con la compiacenza di alcuni amministratori e nell’assenza pressoché totale di sorveglianza, le scelte di gestione forestale attuate dal Parco a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, unite a una maggiore consapevolezza delle comunità locali, hanno portato a un crescita quantitativa e soprattutto qualitativa dei boschi che oggi caratterizzano, più di ogni altro elemento, lo straordinario paesaggio di questo territorio.
Ma da qualche settimana nel Parco, per decisione dell’attuale Ente gestore e senza che ne sia stata data pubblica informazione, si sta procedendo anche in luoghi particolarmente delicati – come, ad esempio, la riserva naturale del Feudo Intramonti o la riva del Lago di Barrea o la strada provinciale tra Villetta e Civitella – un eccezionale abbattimento di alberi e di vegetazione destinato inevitabilmente ad avere effetti non solo sul paesaggio, ma anche sulla fauna selvatica. Perfino la pineta di Villetta Barrea, famosa in tutto il mondo per il suo pinus nigra, ecosistema unico e irripetibile, sarà oggetto di tagli che, con la giustificazione di prevenire gli incendi, peraltro estremamente rari e sempre fronteggiati, sono destinati ad alterarne la struttura in maniera duratura.
Non si nega la necessità di determinati e oculati interventi, ma non è possibile che questi vengano effettuati senza un adeguato coinvolgimento delle comunità locali per le quali quei boschi sono un forte segno di identità, senza la partecipazione dei portatori d’interesse, ivi comprese le associazioni di protezione ambientale, sempre aperte al dialogo, perché la partecipazione costituisce uno dei principi generali che regolano l’azione della pubblica amministrazione, e soprattutto senza affrontare il problema fondamentale della funzione ambientale del bosco alla luce del principio oggi contenuto nell’art. 9 della Costituzione (La Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni”) e nel rispetto dell’art. 1 della legge quadro sulle aree protette secondo cui la prima finalità di un parco consiste nella “conservazione di specie animali o vegetali e di associazioni vegetali o forestali”.
Non basta certo convocare all’ultimo momento, come ha fatto l’Ente Parco per il prossimo lunedì 20 giugno a Pescasseroli, mezza “Giornata di studio e confronto” sulla “Strategia nazionale forestale e le Aree protette” con i portatori di interesse: in realtà con partecipanti che dovrebbero dare legittimazione scientifica e istituzionale al dibattito, ma che sono, più o meno tutti, portatori di una visione economicistica del bosco. Lo dimostra in maniera lampante l’assenza delle comunità locali e delle associazioni di protezione ambientale e soprattutto – fatto inspiegabile – dei rappresentanti del Ministero della transizione ecologica.
Meraviglia questa iniziativa a senso unico del PNALM mentre il Comando Carabinieri per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare, a dimostrazione di una piena
consapevolezza del valore ambientale del bosco, emana una direttiva per sensibilizzare l’attività di controllo dei propri reparti sulle procedure autorizzative relative ai boschi cedui invecchiati, trasformati in fustaie transitorie, quali importanti scrigni di biodiversità, serbatoi di carbonio ed elemento di grandissimo valore paesaggistico nazionale. Appare evidente il rischio che, con una siffatta gestione forestale, il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise disattenda quel suo ruolo che nella storia delle aree protette italiane è stato di straordinaria e spesso decisiva importanza.
Chiediamo pertanto al Ministro della transizione ecologica, nella sua veste di autorità vigilante ai sensi dell’art. 21 della legge quadro, di intervenire affinché i boschi del PNALM, come quelli di tutti gli altri parchi, restino solo oggetto di conservazione.
Giorgio Boscagli – Biologo faunista, già Direttore Parco Regionale Sirente Velino, già Direttore Parco Nazionale Foreste Casentinesi.
Alberto D’Orazio – già Presidente della Comunità del Parco – PNALM
Carlo Alberto Graziani – già Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
Mariapia Graziani – Presidente Associazione Futuro Remoto – Villetta Barrea
Giovanni Damiani – Presidente dell’Associazione “I Gufi – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane”
Corradino Guacci – Presidente Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello”
Franco Pedrotti – Professore Emerito Università di Camerino
Luigi Piccioni – Professore Unical e storico delle aree protette
Bartolomeo Schirone – Professore ordinario di Selvicoltura e Assestamento Forestale presso Università della Tuscia -Viterbo
Alessandro Ursitti – Pro Natura Abruzzo – Educatore ambientale e Guida Turistica – Direttore Scuola Escursionismo Naturalistico “I Camosci”