Jelsi, un paese dalle genti che della tradizione ne fanno festa, aggregazione, passione, unicità. E così, anche quest’anno ad Jelsi torna la grande festa, la festa fatta di spighe di grano color oro. Duecentodiciassette anni colorati da spighe di grano, profumo di una terra, quella di Jelsi, che emana forza e sapiente voglia di vita. Quaranta carri e traglie, in processione per vincere la lunga astinenza dalla festa che nacque a causa di una tragedia per ringraziare Sant’Anna dallo scampato pericolo, ed oggi vuol riproporre una sorta di rivincita su di un male, non solo manifestato dal Covid, che è l’apatia e la voglia di sopraffare l’essere umano dei propri sogni, della propria identità.
Ogni cosa nasce per caso ma non è il caso a farla crescere, amare, vivere. La forza dell’uomo prevarica e vince su ogni controsenso, su ogni difficoltà. Questo se si combatte insieme e ci si dedica al rapporto sinergico tra passato e presente, tra rurale e modernizzazione delle condizioni di vita. Jelsi è stato questo, ed ogni anno rinnova le condizioni passate con forza e grande voglia di esserci, comunque vada e qualsiasi sia il tempo che si ha di fronte. La magia si ripete ogni anno e Sant’Anna si ripropone come la Salvezza, la Speranza, la Comunità. Ma andiamo oltre la festa in sé, bella, ben organizzata, sempre più appariscente, partecipata ed ammirata.
Un intero mese all’insegna del grano, della sua raccolta, della sua lavorazione, della sua venerazione. Non possiamo fermarci a questo, quest’anno. C’è altro e forse, anzi, c’è altro e molto di più. Quest’anno c’è il ricordo di un uomo straordinario, di un sindaco che ha dato tanto alla sua Jelsi, all’intero territorio circostante, al Molise intero. Il ricordo di un uomo, insegnante dalla preparazione indiscussa, dalla eccellenza umana fuori ogni schema. E’ chiaramente palese che si stia parlando di Salvatore D’Amico. Era l’estate del 2012. Bosco Mazzocca tra Riccia e Jelsi ospitava una due giorni sulla diversità etnica e sociale. Un signore da poco eletto sindaco si mostrò così come era doveroso fare. Garbo, tatto, gentilezza, professionalità, umanità. Normale per un sindaco, direte tutti. Non è proprio così! Salvatore mostrò la parte più realistica del suo essere, e man mano passavano le ore, si pose come il Sindaco di tutti i presenti, non solo di Jelsi. Iniziò con i saluti ed un discorso scritto su più fogli, si scusò dicendo che era novizio della veste istituzionale.
Ad un tratto, gettò a terrà il suo dattiloscritto e sorridendo diede il meglio di sé. Seppe offrire quel giusto apporto ad un incontro già difficile di suo, soppiantò la dialettica istituzionale, si tolse l’inseparabile giacca e scese in campo come uno dei migliori centrocampisti al Mondo. Accarezzò i ragazzi ad uno ad uno, ne confidò i timori per il mandato ricevuto, dichiarò guerra alla anonima giornata, tanto da renderla senza eguali e piena di sorrisi, lacrime di gioia, di emozione. Una partita a biliardino, un tuffo in piscina, una scorpacciata di buoni sapori ed un passaggio nella sua Jelsi piena di luce. Il sindaco seppe accendere gli occhi di gioia ad ognuno dei presenti, senza spendere un centesimo di retorica. Solo passione, vera accoglienza e voglia di servire la sua comunità, garantendo di essa l’efficacia dell’amore verso terzi e prendendo da questi, per i più sfortunati, la fortuna dell’incontro. Così fu poi, con il passar del tempo! Luglio 2013, inizia il percorso di San Michele e Salvatore, insieme a Michele e altri volontari, inaugura l’ostello per i pellegrini.
Da li un crescendo di iniziative volte, non solo alla promozione della sua amata Jelsi ma, alla decisa volontà di accoglienza, non certo per ricchi facoltosi. Un uomo pieno di grazia che ha saputo infondere la voglia di essere al servizio dei cittadini, ha cambiato il modo di far politica, ha reso felici gli infelici, ricchi di genuinità i poveri di essa, Jelsesi i Molisani, e non solo. Amava, come tutti i suoi concittadini, il mondo delle traglie. Se ne vantava così tanto, da render partecipi alunni, genitori, colleghi, ascoltatori, al sol racconto. Dell’uomo orso ne cantava le gesta, ma del museo del grano ne proferiva musica e poesia. Un vero amico che dopo aver licenziato, al liceo scientifico mia figlia, mi chiamò e mi disse : “ tua figlia, oltre ad essere bella è decisamente molto migliore di te. Voglio ringraziarti per non avermi mai detto che Flavia era tua figlia, anche se sapevo tutto “.
Un gentlemen senza pari che dosava sapienza e parole come nessuno. Una persona che non pensava mai più di qualche secondo per osare e per programmare futuro e arricchire, così, il bagaglio di amici, conoscenti, concittadini. La scuola, la sua casa primaria, era strettamente collegata al suo pensiero di docente e di padre. – Ingegnere ! – si sentì chiamare. “Chi è che sfotte ?” rispose sorridendo. Non amava titoli né poltrone. Amava la gente, la sua gente e le tradizioni che hanno reso indissolubile la continuità millenaria tra la stessa e la propria terra. “ Salvatore “ il suo essere uomo. Amato come pochi, era come tutti devoto a Padre Pio e li, nella casa di questi a San Giovanni Rotondo, il destino lo ha voluto per i suoi ultimi giorni terreni.
All’età di settanta anni ci ha lasciato arrendendosi ad un male incurabile. Era il 17 dicembre 2021 di una mattina come le altre, senza sfarzi e senza lampi dettati da raggi di sole. San Giovanni Rotondo si apprestava a vedere i primi fiocchi di neve, il freddo pungente e il vento sferzavano per evitare il pianto di un cielo che non riuscì, però, a trattenere le lacrime. Salvatore salutò il mondo chiudendo gli occhi, non prima dell’ultimo sorriso che ancora aleggia tra le vie di Jelsi. A breve l’omaggio che la sua amata cittadina vorrà dedicar lui, il buon pastore.
Quale periodo migliore se non quello dedicato a Sant’Anna ? E’ questo, che ha catalizzato la mia attenzione in occasione della conferenza stampa del 21 luglio 2022 presso l’Assessorato Regionale al Turismo e Cultura guidato dall’assessore Vincenzo Cotugno. Una manifestazione che da XIII anni rimarca la volontà aggregante del sindaco buono, quella del premio internazionale “ Etnie e Comunità” ideato da Pierluigi Giorgio. Vedere la XIII edizione dedicata a Salvatore D’Amico mi ha profondamente colpito. Una lacrima è scesa sul mio viso ed un tremore emotivo mi ha ricondotto ad una amicizia che dal profondo, ancora mi rasserena la mente. Feliciano Antedomenico nel silenzio, mi ha dato la forza di tornare a sedere su una sedia aspettando la fine della conferenza.
Tra un applauso e l’altro, “alla mente il viso caro di spera come sempre in un ritorno”, cantano i New Trolls , il sorriso nel ricordo di un uomo “ per bene “ torna a ristorare la mia alma e il mio cuor. Auguri amico mio e buona processione di Sant’Anna. Il tuo carro con la traglia preferita farà buona mostra di sé. Sarà festa e……..anche quest’anno sarà la tua festa!
Maurizio Varriano