-“Se fosse possibile tornare indietro tornerei a quel lontano febbraio 1960 quando conobbi un signore barbuto e barbone, seduto sopra una panchina della Torino popolare. Una sera mi confessò di essere un medico e mi disse – “ devi fare qualcosa per quelli che li dinanzi al bar si lasciano andare”.- Da li scattò la molla ed ebbe inizio il mio cammino. Incontrai ragazzi come me, ne feci un gruppo e nel tempo nacque il “Gruppo Abele” e poi “ Libera “.
Non mi sono più fermato. All’epoca non esisteva l’eroina in Italia ma altro. Oggi esiste l’eroina ed altro. La mafia si è evoluta e noi con lei. Il problema sta nel fatto che la sua evoluzione ha raccontato sangue, bombe, morti; la nostra solo rincorse verso Giustizia ed Equità sociale, spesso mai raggiunte a causa di una politica miope ed a volte connessa, a e con chi, non vuole che certi obbiettivi vengano raggiunti. La mafia è nel Sud ? I piedi certamente si ma la testa è al Nord Italia, il cuore è sempre stato lì, a Roma.”-
Parole che non lasciano scampo all’interpretazione, quelle che Don Luigi Ciotti ha proferito nell’incontro di ieri, 4 agosto 2022 a Villacanale, piccolo agglomerato di case poco distante da Agnone, sua città Municipio. Una serata intensa preparata con grande spirito organizzativo dalla Caritas diocesana di Trivento capitanata da Don Alberto Conti e dall’associazione culturale “Nuova Villacanale” con il patrocinio del Comune di Agnone.
Come un fiume in piena, Don Luigi urla il monito – “E’ ora di dire basta ai cittadini ad intermittenza, serve responsabilità, sempre. Spesso e volentieri ci si lava le mani difronte ogni condizione di necessario aiuto fingendosi non affini al sistema ma consentendo esso di essere fautore di male.
E’ peccato mortale, non dimentichiamolo! Nel mio piccolo, insieme ai tanti amici di ”Libera”, cerchiamo di dare voce e costruire qualcosa.
A volte ci riesce, come le migliaia di cartoline per -la giusta detenzione-, a volte siamo ancora a piangere sui morti per droga, per indifferenza, per negatività di un Mondo pieno di volpi e di arpie pronti/e ad arricchirsi grazie alla povertà di altri, alle guerre, alla pandemia. Ribelliamoci prima all’indifferenza e poi a chi permette tutto ciò. Con la partecipazione attiva si sconfigge la “morte” indotta. Vivo grazie alla mia scorta ma non mollo e non voglio morire senza aver visto una “Città Libera”.
Poi, continuando a rispondere alle domande di Don Alberto Conti e Umberto Berardo, analizza il suo rapporto con Don Tonino Bello ricordandone aneddoti e parole –“Ricordiamo che delle nostre parole dobbiamo rendere conto agli uomini, dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto a Dio”- Così la serata scivola sulla frescura di una contrada di poche anime che mirabilmente si anima e nel silenzio assoluto – don Luigi si fa rispettare, lo esige, ed i suoi fischi sonori verso mormorii tra la folla, sono il senso della sua autorevolezza – si emoziona e, consapevolmente, riaccende in se la speranza di un ritorno al sereno dopo la tempesta, che spopola senza ritorno principalmente quei posti che hanno cantato gesta, fanciullezze, guerre, incontri, amori, amicizie.
Una frazione blindata, decine gli uomini di scorta, della Digos di Chieti ed Isernia, Carabinieri, da il senso della vita di un soggetto scomodo che è, in ogni luogo, bersaglio di chi del malaffare ne fa affari e laute posizioni di vantaggio a discapito di gente che, inerme, vede passare i propri sogni sotto i ponti non riuscendo essi ad essere intrappolati in una rete a maglie larghe piene di libertà e democrazia sociale. Insieme a tanti cittadini stanziali ed accorsi, presente il Sindaco di Agnone, Daniele Saia, mai silente nel difendere diritti sociali, con gran parte della sua Giunta e consiglio, in primis il vicesindaco Nino Di Nucci e la giovane promessa della politica molisana, Michela Cerbaso, ed i sindaci di Belmonte del Sannio, Poggio Sannita, Vastogirardi.
Ma don Luigi è davvero un mattatore e non risparmia nessuno. Si scusa di essere “lungo” ma non si fa prendere dalla frenesia delle lancette dell’orologio e rincara la dose –“ Se dopo circa trent’anni dalle stragi più immani e cruente, poco è cambiato tanto da star qui ancora a parlarne, vuol dire che qualcosa non ha funzionato e non continua a funzionare. La mafia è cambiata ed è più forte di prima. Unica differenza che prima usava bombe per silenziare gli “ innocenti “, oggi usa la politica, la managerialità.
”Dio”è forte se lo rendiamo partecipe delle nostre sofferenze, delle nostre debolezze. E’ qui non altrove. Dove c’è sofferenza, disagio, disamore. Tutti si dichiarano contro le cattiverie, la mafia, e poi l’antimafia viene usata come cavallo di Troia. Non dimentichiamo Borsellino, Falcone, i tanti che ci hanno donato la vita come Dalla Chiesa.
Non deleghiamo gli altri per spolverare la nostra coscienza del male altrui. Giustizia, chiediamola forte! Casa, lavoro, salute, cultura e saremo finalmente “ Liberi “. – Un fragoroso applauso, non prima delle conclusioni del Vescovo di Trivento, S.E. Claudio Palumbo, sempre esaustivo, amplificato da quelli dalla vicaria del Prefetto, dai funzionari della Prefettura isernina e da quelli di Don Francesco Martino, fautore di battaglie a difesa della sanità e di specie dell’ospedale Caracciolo di Agnone, e poi a cena tra amici nella bella struttura, appena ristrutturata, del centro sociale.
Poi due chiacchiere, ricordi di Avigliana di Torino, di come l’amicizia non si cancella mai e di perché ancora siamo vivi. Don Luigi è la via del ritorno che nonostante piena di curve e di asfalto mancato, ci riporta a casa dove riflettere e decidere se essere “ uomini o caporali “. Villacanale, con i suoi 50 abitanti, dimostra che per essere degli uomini non è necessario vivere in Città o essere provinciali. L’isolamento si vive in primis, con l’essere solidali e senza preconcetti. Ieri un piccolo miracolo è stato vissuto. Sino a quando potremmo non riapriamo gli occhi e continuiamo a sognare. Almeno per un po’ continueremo a vivere felici di essere contro le “ Mafie “.
Maurizio Varriano