Accade ovunque e in ogni settore. La coerenza è figlia del diavolo e non la si trova neanche nell’acquasantiera. In campi cruciali della cultura, dell’economia, dell’istruzione, ognuno ha spazi che si restringono per pragmatismo becero elevato alla posizione di alterigia e superfetazione.
Ci si osserva come se qualcuno o più di qualcuno, uscendo dal buco della dormienza e appena sveglio, abbia la reattività di soffiare progetti, nozioni, considerazioni a chi che sia o al più dormiente che, al sol pensar di uscire dalla tana, li si rizzano i capelli.
Molise terra di impavidi contrari a tutto, salvo accontentarsi del contentino e, con esso, annegare nella noia di tornare ad essere uguali alla massa e dichiararsi paghi di “quel che si dice oggi è vecchio già ieri”. Accade ovunque, vi domanderete, vuoi che non accada in politica? Beh di questo la nostra politica è al di sopra della media universitaria mondiale.
Miseria e Nobiltà si fondono in un unicum che prende oggi per nascondere domani, per onorare il presente con un pugno nello stomaco a chi garantisce le armi per un’innovazione collegata al cambiamento. Tutto deve essere “stasi “, tutto deve essere “io sono”.
Non esiste pluralismo, pluralità, aggregazione senza scopi nascosti dei soliti noti che, della prosopopea del far, la usano per non far nulla, salvo inondare di venticelli onirici se stessi e il web. È un mondo della favola, il nostro Molise, non c’è che dire! Il politico che passa dall’opposizione alla maggioranza, rimangia quello detto in passato e pone la questione come se fosse stato sempre in maggioranza.
Le scuse sono decisamente all’ordine del giorno e si osserva anche il minuto di silenzio in seno a baldorie e feste goliardiche dal sapore della beffa. – “È uno scandalo alzare la tassazione (in minoranza) – Necessità virtù, lo impone la legge ma…. siamo stati bravi a contenere l’aumento (in maggioranza) “-.
Per non parlare degli addebiti per colpa di chi era prima al governo per poi, però, porsi innocenti anche dopo aver governato per più di un mandato. Insomma, l’arte è leggera e in Molise l’arte si “spreca”, direbbe Totò. “A me i funerali mi danno sempre una grande emozione.
Sì, sì: mi vengono giù dei lacrimoni, come se fosse successo chissà che cosa…” continuerebbe il magnifico De Curtis parlando di Molise. Ogni giorno si registrano funerali quali quelli del lavoro, della sanità, del commercio, della viabilità, dei trasporti, del sociale, e mai una vera presa di posizione o meglio, di coscienza verso di ha determinato condizioni di assoluto “sfascio”.
Piccole e sporadiche critiche, si torna a parlare da egocentrici magnati dell’io, si torna a votare le stesse persone che da decenni siedono sugli scranni a sentir dei lagni nostri e inaridire le malerbe (la parte buona) e far morir.
Ci si trova al bar e come ogni giorno si raccontano sventure capitate ad altri e la risposta è sempre la stessa – se fosse capitato a te? – “Risposta non c’è o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà”! avrebbe cantato Bob Dylan venendo in Molise.
Per fortuna stiamo bene insieme e, nel vantarci di essere i soli al mondo per capacità e voglia di protagonismo, continuiamo a farci del male pensando che ognuno di noi è Dio e nella falsa condizione di favoreggiatore dell’essere, riponiamo il teschio e non domandiamoci più se “essere o non essere è il dilemma e se sia più nobile pensare di vivere anziché morire” visto che ormai con la prosopopea dell’ego, si è sconfitti anche la morte.
Ah, dimenticavo, oggi ho di nuovo incontrato il ragazzo di 24 anni che pochi giorni fa piangeva sconsolato nella consapevolezza di dover andar via. Il 14 marzo partirà per Verona. Forse lì troverà la felicità !
Maurizio Varriano