Ci vuole grande passione per fare grande musica. Ci vogliono grandi artisti, anzi grandissimi, per dare voce a un’emozione che “se non sai cos’è, allora è jazz” (lo ha scritto Alessandro Baricco nel suo Novecento). E ci vogliono la tenacia e la fierezza di un gruppo di appassionati cultori del genere per trasformare un intero paese nel palcoscenico di una delle rassegne più originali e prestigiose nel panorama nazionale della musica moderna e contemporanea.
Stiamo parlando dell’Eddie Lang Jazz Festival che dal 1991 va in scena a Monteroduni, in provincia di Isernia. Qui, in quest’angolo di Molise, ogni estate si celebra l’attualità di una storia che risale ai primi decenni del XX secolo. Una storia che affonda le sue radici all’ombra del massiccio del Matese, attraversa l’oceano fino all’America e poi, per una di quelle magie che solo la musica sa creare, ritorna alle origini e le rende linfa di un tempo sempre nuovo.
Chi era Eddie Lang, è presto detto. All’anagrafe Salvatore Massaro, nato a Philadelphia nel 1902, ultimo figlio di Domenico e di Carmela Tamburri che proprio da Monteroduni erano andati a cercare fortuna negli States come decine di migliaia di emigranti, è stato uno dei chitarristi più apprezzati della sua generazione, un pioniere del jazz d’autore e un interprete di indiscussa statura artistica. Scomparve troppo presto, ad appena trent’anni, ma in poco più di un decennio era riuscito a conquistare la vetta delle classifiche con il suo stile unico e inconfondibile, al fianco di musicisti del calibro di Joe Venuti (suo amico d’infanzia), Bix Beiderbecke (in Singin’ the Blues), Louis Armstrong, Benny Goodman e Bessie Smith, per citarne solo alcuni.
Dalla tradizione all’innovazione, cifra del jazz fin dai primordi, la fama di Eddie Lang non si è mai sopita. E così, grazie all’impegno e alla volontà di alcuni monterodunesi, alla fine degli anni ’80 è iniziata la riscoperta dell’illustre concittadino, dando vita a un appuntamento che inizialmente copriva una sola giornata. Il successo è stato tale da riuscire a costruire un evento di portata ben più ampia, richiamando di anno in anno artisti e band da tutto il mondo. Tra loro, nomi fra i più amati non solo dagli estimatori ma anche dal grande pubblico: Al Di Meola, Lino Patruno, Enrico Rava, Franco Cerri, Paolo Fresu, Massimo Urbani, Tony Scott, Michel Petrucciani, Stanley Jordan, Tullio De Piscopo, Billy Cobham, Gino Vannelli, Bill Evans, John Abercrombie, Gegè Telesforo, Lino Rufo e la lista sarebbe ancora molto lunga.
Oggi l’Eddie Lang Jazz Festival, ambientato nei giardini del castello Pignatelli che troneggia alla sommità del borgo, richiama un folto pubblico da tutta Italia e non solo. L’edizione 2023 – con il patrocinio della Rai – si articola su quattro giorni, dal 27 al 30 luglio, calando sul tavolo un poker d’assi: Mike Stern, genio della chitarra fusion, Stanley Clarke, mago del basso elettrico, Ray Gelato, il “padrino dello swing” con i suoi Giants, e Ray Gambale, altro chitarrista di assoluta eccezione.
Ma c’è di più oltre lo spettacolo. C’è la volontà degli organizzatori di rendere il festival un vivaio di cultura musicale (e non solo) attraverso incontri, dibattiti e soprattutto un lavoro costante nella ricerca, nella formazione e nella promozione dei talenti emergenti. Fra le iniziative di questa trentaduesima edizione, il dodicesimo concorso internazionale “Il genio di Eddie Lang” per chitarristi under 35 e jazz band, che fin dagli esordi ha visto la presenza di artisti di rango poi rapidamente affermatisi sulle scene. Ad arricchire il programma didattico ben cinque seminari di studio, dal 25 al 29 luglio, che hanno per tema la chitarra jazz, la chitarra fusion, il basso, la batteria e la musica d’insieme.
La vivacità dell’associazione è quasi una caratteristica genetica. A riprova del fatto che la musica è uno dei più fruttuosi legami tra generazioni diverse, dopo la pandemia è scesa in campo una nuova leva di giovani sotto l’egida della Eddie Lang Music, creata appositamente per portare avanti ed ampliare il progetto. Non è un caso se uno dei punti focali è l’apporto del festival alla scoperta del territorio, diventando riferimento di un turismo di qualità in grado di richiamare sul Molise l’attenzione dei media e dei visitatori. Altre proposte in cantiere, ma non le uniche, sono la creazione di un marchio del festival e la realizzazione dell’Eddie Lang Jazz Museum.
Il millenario castello di Monteroduni, sorto sui resti di una fortificazione longobarda, passato più volte di mano e largamente rimaneggiato fino alla veste odierna, è di proprietà del Comune da un secolo circa. Franco Valente, magistrale ideatore e narratore di luoghi nonché curatore del pregevole restauro del complesso poco prima del Duemila, ne ripercorre la storia in uno dei suoi libri concludendo con l’auspicio che i giardini del castello continuino ad ospitare l’Eddie Lang Jazz Festival. Era l’anno 2003: l’auspicio si è avverato.
Per informazioni www.eddielang.it, info@eddielang.it (anche su Facebook, YouTube e Flickr)