Evento mondiale, importante e speciale quest’anno a Jelsi il 25 luglio: il “Premio Internazionale La Traglia – Etnie e Comunità” verrà assegnato a Sheyda Ghavami, attivista iraniana e simbolicamente a tutte le donne del mondo che subiscono violenza, sopraffazione e morte nel riaffermare la libertà dei loro diritti.
“Donna, Vita e Libertà” è il loro slogan e urlo! Ma anche contro gli inarrestabili, costanti femminicidi perpetrati giornalmente.
Il Premio La Traglia è alla XIV Edizione per ideazione nel 2008 del Direttore Artistico Pierluigi Giorgio con la collaborazione della Regione, del Comitato Festa di Sant’Anna di cui Luigi Michilli è il Presidente (il 26 luglio la grande sfilata del grano!), il Comune con il Sindaco Egidio Mauri, L’Associazione Culturale “Gli Orsi Volanti, La Proloco.
La manifestazione ha visto avvicendarsi nel tempo, personaggi del calibro di Birgill Kills Straight, leader indiano Sioux, Tara Gandhi, nipote del Mahatma, Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, Gino Strada di Emergency, Santino Spinelli, musicista gitano e tanti altri nel tempo anche meno noti ma che nel loro agire rientravano nelle valenze del premio stesso: “per la rivalutazione e cura di una tradizione, del suo ambiente, della tutela della dignità, dei diritti umani e dell’identità culturale e spirituale/religiosa delle piccole comunità ed etnie “altre”.
Quella del prossimo 25 luglio sarà un avvenimento che porterà il Molise all’attenzione dei media nazionali e internazionali perché si farà portatore di un messaggio d’enorme rilevanza! Ora, i curriculum dei partecipanti:
Sheyda Ghavami è nata a Sanandaj in Iran, da una famiglia di musicisti di tradizione sufi. Già da bambina era interessata a diversi rami dell’arte, in particolare al teatro e alla musica. A 17 anni ha iniziato a prendere lezioni di canto in segreto imparando in particolare i maqam nella musica tradizionale persiana.
Poiché alle donne era proibito cantare in Iran, ha dovuto studiare in segreto e alla fine rinunciare a causa delle pressioni anche della società. Così, ha perso il suo unico spazio per cantare! Nel 2013 a causa della sua attività politica soprattutto per i diritti delle donne, è dovuta fuggire dall’Iran ed è andata in Turchia dove ha ripreso a cantare. Ha dedicato molte delle sue canzoni alle donne in Iran che sono state imprigionate e giustiziate.
Nel 2014 Sheyda Ghavami è giunta in Germania e ha continuato la sua carriera musicale come cantante, dove ha continuato a lavorare con altri musicisti curdi. Ha tenuto diversi concerti non solo in Germania ma anche in altre città europee e in Kurdistan-Iraq. Sarà intervistata dal giornalista e Direttore di QuintaPagina, Paolo Scarabeo.
Dopo aver scoperto alle 19.30 la sua ceramica nominativa sotto l’Albero della Pace in Piazza Umberto, nella prima parte della serata si esibirà con il suo gruppo alle 21 in Piazza del Monumento in Via A. Valiante. Sarà proiettato un documentario esplicativo anche con la partecipazione dei giovani studenti della Scuola Media di Jelsi. Vi sarà anche un collegamento in diretta Skipe con la scrittrice marocchina Dalila Hiaoui, Staff Member delle Nazioni Unite (UN) a Roma, che porterà la sua testimonianza.
Nella seconda parte della manifestazione sarà assegnato un “Riconoscimento Speciale” a Hikmet Aslan, attivista Curdo dal 2002 residente a Campobasso.
Giornalista pubblicista, ha vissuto per anni nella città di Batman; oggi in Molise, esercita la professione di pubblicista e direttore della televisione satellitare Medya Haber, una testata giornalistica televisiva in lingua curda, con sede legale a Campobasso e operativa a Bruxelles, con la missione di dare voce alla diaspora degli oltre 5 milioni di curdi sparsi tra l’Europa e il Medio Oriente.
Nei primi anni Novanta, Hikmet Aslan è stato relegato nelle carceri iraniane e turche, dove viene torturato e subisce un processo che dura tre anni e mezzo alla fine del quale, miracolosamente, è rimesso in libertà per scambio.
Nel 1999, per sfuggire alla persecuzione dello Jitem, il servizio di sicurezza nazionale turco che vuole costringerlo a diventare un informatore, Hikmet decide di abbandonare il paese e si imbarca a Smirne insieme con la moglie Mensure Yagmur. Dopo un avventuroso viaggio in mare di sette giorni in condizioni disumane senza né acqua né cibo, la coppia sbarca in Calabria e pochi mesi dopo arriva in Germania.
Qui Hikmet è tutelato dallo status di rifugiato politico ma non riesce a “integrarsi” con la cultura tedesca, troppo lontana dalla sua innata sensibilità “mediterranea”. Per questo decide di tornare in Italia per poi stabilirsi, tramite un amico, a Campobasso, dove per alcuni anni lavora come muratore e poi come mobiliere. Nel 2008 ottiene la cittadinanza italiana e comincia a lavorare per la televisione satellitare Media Haber.
Hikmet non ha mai abbandonato l’impegno politico a sostegno della causa del popolo curdo e del confederalismo democratico e, grazie ad una Onlus italiana, in questi anni è tornato più volte nel Kurdistan iracheno per svolgere missioni di cooperazione e reportage giornalistici. Attualmente sta collaborando alla costruzione di un ospedale nel campo profughi di Mahmur.
Chiuderà lo spettacolo la brava cantautrice molisana Alessia D’Alessandro.
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