Salasso inaccettabile. Dal 2 gennaio 2024 si pagherà per visitare l’Antica Sepino. Bandire la libertà di godere delle bellezze che i nostri avi ci hanno donato realizzandole, conservandole, amandole e tramandandole, è ormai una regola ferrea degli ultimi governi nazionali. Da Dario Franceschini a Gennaro Sangiuliano non è cambiato nulla, anzi per il dolore, ci si rotola ancor più nel fango. La cultura diventa a pagamento e cancella il diritto democratico di “Cultura per tutti”. Si tornerà all’idea privatistica, quella per pochi, quella per gli eletti dal “Dio terreno”, il Dio che ordina senza chiedere al popolo, senza analizzare stati sociali, luoghi, integrazioni, ideazioni, partecipazioni e contesti.
Le parole del direttore del Parco archeologico di Sepino, Enrico Rinaldi, non danno spazio all’interpretazione e seppur non a 36 denti, l’annuncio è di quelli che ci si aspettava da tempo. – “Dal 2 gennaio l’ingresso al Parco sarà a pagamento e il biglietto avrà un costo di dieci euro. Poi ci saranno le carte fedeltà che gratificheranno gli abituali” – così Rinaldi sbroglia la matassa e in due battute cancella ogni possibile confronto, ogni possibile, poiché impossibile, azione di mediazione.
Lo Stato sovrano decide di condizionare le vite dei suoi sudditi e lo fa senza pensare a chi ha sostenuto e mantenuto integro un processo che vede i luoghi della cultura luoghi vivi, luoghi dove si fonde l’umana virtù con natura e paesaggio, dove la storia si è fermata per poi riprendere il suo corso, dove si son scritte in libertà poesie di vita, spaccati che hanno reso il nostro paese: il paese dell’Arte. Prima lo scellerato balzello del diritto dell’immagine che crea, e non poche, difficoltà a chi volesse partecipare la bellezza dei luoghi al mondo esterno, adesso, la costante del biglietto. Altilia, così per moltissimi molisani, sarà ridotta ad un museo dalle mura valicabili con il codice a barre, non più viva nella sua straordinaria bellezza, che avrà, per induzione, una sorta di percorso che non rende onore né ai Sanniti, né ai Romani, né ai Molisani. La cultura come bene primario per infondere il senso di e per la Pace, della correlazione tra popoli diversi, tra entità mortali dal senso biblico, spazzata via con un colpo da dieci euro a ingresso.
– “Si pagherà la metà rispetto a altri Parchi archeologici “- continua Rinaldi. Non è certo così visto che Paestum/Velia, decisamente di proporzioni diverse, di fruizioni e servizi appetibili e diversificati, inesistenti a Sepino, vede un biglietto di ingresso pari a Euro 10,00 da dicembre a febbraio, di Euro 15,00 da marzo a novembre, riduzioni per fasce d’età. Ma questo non è il senso della sconfortante decisione addotta per favorire credibilità e dignità al sito. Ma come si può addurre a tale irrazionalità?
Quindi pagando il sito lo si percepirà con occhi diversi o lo si andrà a considerare ancor più consono all’attenzione storico culturale? La risposta è insita nella domanda che la si può razionalizzare nella sconfortante posizione lucrativa che lo Stato pone in essere per regolarizzare le sue mancanze nei confronti dei propri cittadini che giornalmente fanno i conti con balzelli di ogni tipo, con continue tassazioni vessatorie, con continui “sacrifici” che la politica impone. Sacrifici che oltre le “normali” tassazioni ne impongono altre: dalla tassa di soggiorno, (propinata anche a Campobasso dal governo 5 stelle, sempre vicino alle esigenze del popolo e dedito all’ascolto, sic!), dichiarata ineludibile per scopi turistici, al depredare il paesaggio dalla sua bellezza con imposizioni per legge quali le nuove forme di energia rinnovabile (fotovoltaico e eolico), al pagamento forzoso di parcheggi, all’ ingresso a pagamento in città d’arte, stazioni sciistiche, località di mare, luoghi di culto.
Sarà una catastrofe peggiore di quella perpetrata il 10 maggio 1933 a Berlino quando venne appiccato il fuoco per dare alle fiamme decine di migliaia di libri. Fu un altro olocausto. Speravamo di non subirne più, anche se chiaramente dal diverso concetto. Sarà così per la sanità, sarà così per lo studio, sarà così per la voluta omessa perequazione. La libertà di poter essere vivi in un mondo dove ormai non si piangono più neanche i morti, dove le guerre nascondono le coerenze culturali, dove inconsapevolmente paghiamo anche l’aria che respiriamo, ci rimane che cantare il brano dei Subsonica dal titolo: Respirare.
“Potrei essere una bugia Falsa da sembrare vera Che ti illuda per un po’ Che non faccia male mai Per respirare Solo respirare E dimenticare E non pensare più. Poi respirare Solo respirare E dimenticare E non pensare più. Vorrei essere la natura Che non ha colpa mai Che si dimentica di noi Che è pura eternità. Per respirare Solo respirare E non pensare più Vorrei essere un sorriso Ed incollarmi su di te. Poi disegnare il paradiso E regalartelo “. Fra non molto anche i regali verranno banditi e il respiro toglierà il fiato sino all’agonia e la morte. Non per tutti, però, state tranquilli, voi che potrete!
Maurizio Varriano