“S’ì fosse foco, arderei ‘l mondo” così Cecco Angeleri nel sonetto più noto. Il poeta, tra i più significativi del Medioevo, nello scrivere il sonetto, accuratissimo dal punto di vista formale, mostrò la parte più sovversiva di se, capace di ribellarsi alle convenzioni e alle regole di una società che stava stretta.
Dalla personalità complessa, incomprensibile se non contestualizzata e inquadrata nel periodo storico, culturale e sociale nel quale si espresse, scrisse in maniera irriverente convincendo che il comico-realistico potesse essere un’arma letale per chi non conosce inganno, per il lettore, per chi diretto lo scritto. Un poeta maledetto che della vita sociale, dell’ambiente culturale, della modernità ne ebbe visione esistenziale ben precisa e ben lontana da canoni.
La distruzione che si evince dalla lettura del sonetto non di certo corrisponde ai desideri del poeta ma concretizza la volontà di aderire a criteri imposti dalla corrente letteraria a cui volle appartenere.
L’ironia prende il sopravvento e il sollazzare gaudente ma raffinato, pende il posto e accende le lingue di fuoco che condizionano affermativamente il mondo moderno. Disporre all’attualità la terzina: “S’ì fosse Cecco, com’ì sono e fui/ torrei le donne giovani e leggiadre: le vecchie e laide lasserei altrui”, diventa facile e sempre più concretamente di opportuna integrazione al nostro mondo, soprattutto quello che attiene posti di comando dagli scranni dorati e sempre più difficili da inerpicare per i comuni mortali.
Di fatto la politica che prima incanta e poi stanca per sfinimento, mostra la parte nobile del sonetto e concretizza la perifrasi e vince sulla noia di chi ascolta offrendo ilare “Gioconda” dagli occhi ammalianti e spande loquacità logica e prorompente sino all’arrendevole voglia di riposo mentale di chi è raggiunto dal nanismo qualunquista e opportunisticamente di comodo. Si urla allo scandalo ma lo scandalo è dietro ognuno di noi; si punta il dito verso chiunque non sia della stessa idea democraticamente espressa, sapendo di aver quel dito subito le prime violenze dettate dalla osteoporosi o dalla fora bruta dei reumatismi.
“Chi non è con me è contro di me” disse Gesù in senso positivo indicando che “colui che non è contro di certo è a favore”. In questo caso però è sicuramente e logico pensare che tale affermazione è negativamente posta e corrisponde alla assurda cupidigia di chi ostenta voglia di comando o di verità assoluta. Tutti hanno nella vita corrisposto il dovere di partecipare le proprie idee a qualcuno o/e per qualcosa, in bene o in male, nessuno escluso eppure ogni giorno ci si cimenta in relazioni complicate che si manifestano leziose per i più e annoianti per i più dei più! “Eppur si muove” ci verrebbe da urlare se pur se quel che si muove è solo arroganza, partecipazione alla lotta verso l’altro, alla condizione di superiorità che ogni statu quo determina. Il Mondo non può che ribellarsi e leziosamente però farlo con ironia e grande senso di responsabilità ci rende meno afflitti da ciò che ci gira intorno.
Per questo, ci scusiamo della poca comprensione dello scritto ma la ragione diventa sempre meno razionale, pertanto continuando a non aver schema, vi riproponiamo il testo scritto da un folle Ivano Fossati che ci ricorda che siamo uomini per niente facili/ Uomini poco allineati/ Li puoi chiamare ai numeri di ieri/ Se nella notte non li avranno cambiati. Sarà possibile incontrarli in aereo/ Avranno mani, avranno faccia di chi/non fa per niente sul serio. Sarà la musica che gira intorno/quella che non ha futuro/ sarà la musica che gira intorno/ Saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro. Nulla è scontato nella vita, si vince e si perde, si sbaglia e riconoscendo l’errore ci si può rialzare commettendone altri o dirigendosi verso le porte del Paradiso ma, saremo comunque polvere e polvere poi, resteremo. Se qualcuno non ha inteso ci scusiamo, se si è stati intesi ci onoriamo di aver considerato la magia dell’imprevisto della ragione.
Maurizio Varriano