La porta di Palazzo Chigi sbarrata e lui, Vincenzo De Luca, che la guarda attonito mentre a pochi metri la polizia sbarra la strada a centinaia di sindaci al seguito del Presidente della Regione Campania. Una scena raccapricciante che determina ancor più la sconfitta della politica del dialogo. Una costante che si ripete sin dai tempi del sorpasso della democrazia sulla monarchia.
Il tutto, negli ultimi decenni, esserne decisamente confacente alla politica del comando. Si ricorderanno le scene dei leghisti della prima ora, analoghe se non talmente uguali da pretendere il copyright, dei grillini a trazione “comico” per eccellenza, dei fratelli d’Italia della Meloni, dei Verdi, finti ecologisti Bonelliani che incitavano alla rivolta ecologista e poi osannavano, come oggi osannano, impianti eolici a gogo e pannelli fotovoltaici a terra, a discapito dell’agricoltura di pregio italiana.
Una sorta di carosello che, per dirla alla Machiavelli, non ripudia affatto i corsi e i ricorsi storici. Urla, epiteti, anatemi, insulti che da sempre si alzano verso la politica al comando e poi tornano ancor più corposi, quando al comando gli scranni d’orati vengono curati maniacalmente dall’altro. Condanna su condanna, tutto si ripete come una giostra, tutta italiana, che sminuisce il vero senso della politica e governa lo scempio di chi della politica ne fa gioia per le proprie aspettative, e non di certo per quelle dell’intera comunità. Ricorderemo le promesse elettorali di un Renzi spavaldo, quelle di Prodi assai, più cauto, quelle eccentriche di Berlusconi, sempre sorridente, di Salvini che inconfutabilmente ha riabilitato addirittura la Roma ladrona.
E come non citare il Crosetto nemico della guerra, Conte l’avvocato degli italiani che, nel considerarsi bilanciere di equità ha sottoscritto accordi con la Lega, l’acerrimo nemico del PD, Forza Italia e forse, anche con il diavolo? Ma il primato spetta di certo al PD che con il benestare di molti, ha scatenato l’inferno dell’autonomia differenziata, ormai male incurabile, e ne dà colpa alla destra che da sempre ne conferma scelleratamente la bontà. Da qui a poco, siamo certi, anche la Meloni si propenderà ancor di più a quella scalata che sino a oggi vede incontrastato il magico Sinner. Ella aspetta solo che passi l’ascensore, per non far troppa fatica.
Ha riposto, per ora la verve di De Luca, solo perché alle prese di quella riduzione delle tasse, del carburante che ha dimenticato per convincersi di un’Europa non più despota e padrona. Speriamo la si riconduca presto a cancellare la sua irriconoscibile figura del passato, se non per la sua ancor più vicinanza agli Stati Uniti d’America, nell’attesa del ritorno di Trump presidente, che almeno dalla sua vede primeggiare il ripudio concreto della guerra. Un teatrino degno del magico “Cirque du Soleil” che non smette di sorprendere lo spettatore grazie ai magnifici voli pindarici dei trapezisti e le straordinarie capovolte dei re dei saltatori : i Gartner, capaci di sfidare le altezze senza l’utilizzo di paracaduti o reti di protezione. La politica è sempre più vecchia, sempre più a misura di chi al momento ha lo scettro del comando.
Nessuno è indenne dalla passione nei confronti di un’arte, quella circense. Anche la nostra splendida regione ne mostra simpatia. Non a caso, in detta, la costante è ancora più accentuata data la dimensione territoriale e la classe politica che si è creata delle finestre stagne da dove guardare fuori e sperare che faccia sempre più freddo per non trovare ostacoli nell’uscita obbligata, atta e dedicata alla spesa. Non esiste una destra come non esiste una sinistra. Stessi uomini e donne che a seconda del vento condizionano coalizioni, opinioni, situazioni e determinano scelte uguali e/o esattamente contrarie, confacenti alla convenzionalità della risposta elettorale.
Trovare la pace è difficile, trovare casa molto più semplice, anzi, facilissimo. Si contano i voti prima dei programmi, ci si confà al territorio prima che il territorio scompaia nelle lunghe giornate buie dell’inverno. Le luci si accendono, si scaldano i motori per pochi mesi, quelli della campagna elettorale e poi, torna il sereno e il silenzio assoluto sino a nuovo ordine, ahinoi, ultimamente sempre più frequente. “Quello che si dice oggi è vecchio già ieri?”. Anche questa verità in Molise è diventata obsoleta.
A breve ci saranno le provinciali per eleggere scelleratamente (anche tale scempio antidemocratico è addebitabile al PD) i consiglieri provinciali di Campobasso e Isernia. A breve le Comunali e le Europee. Prepariamoci a sorridere e perché no, a sostenere chi meglio rappresenta la politica e non il politichese. Che vinca il migliore e questi non lo sia solo nelle giornate grigie d’inverno, ma, si spera, accenda il sole e ci conforti nel potenziale sconto sull’esosissima bolletta.
Maurizio Varriano