Mentre continuano le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Castel di Sangro sul colpo messo a segno ieri notte a Villa Scontrone, utilizzando la tecnica del gas acetilene per far esplodere lo sportello ATM di Poste Italiane e “prelevare” circa 50.000 euro; torna in mente il furto del bancomat ad Alfedena, messo a segno dai malviventi qualche tempo fa. Qui lo sportello fu letteralmente smurato e portato via. Più comodo, no?
E’ quindi opportuno spingersi in alcune considerazioni. L’ATM installato nella frazione di Scontrone, sovente non erogava contanti, a volte, per l’insufficienza dei fondi. E soltanto adesso si capiscono i motivi di sicurezza adottati da Poste – qualora sia stata quella la ratio – nel non esagerare nei rifornimenti.
Fatalità, proprio nel momento in cui l’ATM era carico adeguatamente, andando giustamente incontro all’utenza turistica, i ladri sono puntualmente entrati in azione. Professionisti ben informati, non c’è che dire. Via di fuga sui campi o sulle strade urbane? Le opzioni ci sono: la statale 86 marsicana e l’altra (interna) passando per il centro (improbabile) e raggiungere Scontrone, per poi sbucare di nuovo sulla statale. Poi c’è la sterrata che costeggia il fiume Sangro. Non è dato sapere quali scelte abbiano preferito i fuggiaschi.
Però i dubbi di ogni natura sono legittimi. Si tratta di gente che conosce bene la zona, le abitudini dei locali e persino l’entità del denaro giacente dentro l’Atm?
Ad Alfedena, all’epoca, il bancomat era sistemato sotto l’edificio del Comune, ubicato sul prolungamento della strada statale. Possibile che in entrambi i casi i furfanti non abbiano temuto d’incrociare una “gazzella” dell’Arma? La particolare orografia del territorio non rende sempre possibile la vigilanza delle forze dell’Ordine. E se poi ci aggiungiamo che – nel nome del risparmio – si tagliano gli straordinari agli agenti e a quei servizi, una volta ritenuti essenziali, rimane soltanto un’amara conclusione: siamo messi male!