Il Campobasso non riesce più a vincere, dopo le due sconfitte con Entella e Rimini, arriva il pareggio contro i diavoletti del Milan Futuro, squadra ben organizzata e di buon livello tecnico, tanto da mettere ripetutamente in difficoltà l’undici di casa attraverso il buon palleggio a centrocampo e il fraseggio tra linee. Chi si aspettava di fare un sol boccone della penultima forza del campionato, forse illuso anche dall’immediato vantaggio di Di Nardo (7’), colmato poco dopo da Stalmach (31’), è rimasto deluso.
Ci permettiamo di ricordare ai palati troppo fini che albergano i sediolini del “Molinari”, i nomi e le giocate mostrateci dai milanisti, su tutti lo scuola Real Madrid Jimenez (voto 7) e l’ivoriano Traorè (voto 7), entrambi, e non solo loro, proiettati nell’orbita della massima serie. Forse alla luce di quanto visto, il pareggio ha addirittura il sapore indorato del punto guadagnato. Per ciò che riguarda i nostri (voto 5), le prestazione fornita ieri è una lontana parente delle perfomance con cui i nostri beniamini ci hanno sedotto per ben dieci turni.
Una involuzione fisica e mentale che sta interessando, in maniera bipartisan, tutti i reparti della squadra: quello difensivo (voto 5,5), dove gli under “Cardiopalma” Guadagno (voto 4,5), portatore sano di fibrillazioni anomale nel cuore dell’area di rigore (speriamo che il ragazzo possa ritrovare la giusta concentrazione), e Mancini (voto 5), troppe volte la sua fascia è terra di conquista per gli attaccanti avversari, si stanno dimostrando troppo acerbi per la categoria; quello di centrocampo (voto 5), i cui interpreti non riescono più a dettare il ritmo, i tempi e le giocate giuste a cui ci avevano abituato – un appello di sanremese ricordo a “Jack Sparrow” D’Angelo (voto 5,5): “Si può dare di più”…; quello d’attacco (voto 5,5), dove la stanchezza di chi tira la carretta dall’inizio, principia a mordere i polpacci, ovviamente ci riferiamo a “Cavallo Pazzo” Di Nardo (voto 5), pesano le due facili occasioni da gol divorate, e “Faina” Di Stefano (voto 6), a volte troppo lontano dal sacro fuoco del gioco; infine la panchina (voto 4), purtroppo dobbiamo ripeterci, chi entra si sta dimostrando inconsistente.
Adesso ci vuole calma e gesso, non bisogna cadere in depressione anche se le cose non girano per il verso giusto, così come non dovremo esaltarci quando il sole tornerà a splendere sulle nostre casacche, siamo certi, infatti, che “Lidér Màximo” Braglia (voto 6), saprà di nuovo modellare la squadra a sua immagine e somiglianza.
Concludiamo con una riflessione, cosa è una partita di calcio senza il calore dei tifosi?
Al “Molinari” ne abbiamo avuto la dimostrazione, la nobile protesta della Curva Nord consumatasi nei primi 10 minuti di gara, stando in silenzio e lontani dai gradoni, contro questo nuovo modello di calcio, ogni giorno più lontano dalla vera e genuina passione della gente, per asservirsi con cupidigia al ferale abbraccio del bramoso “Dio Denaro”, è stato come entrare la domenica nella cucina della nonna e non sentire il profumo del ragù.
Anche nella curva avversaria abbiamo vissuto un piccolo momento di amarcord, si è rivisto, l’ultima volta risale al 31 agosto 1988 nella partita di Coppa Italia Campobasso-Milan (1-3; Mannari (M), Gullit (M), Gullit (M), Moro (C)), lo striscione “Fossa Sez. Riccia” degli autoctoni amici “della Terra” di Riccia – permetteteci una ultima e speranzosa riflessione: «cosa sarebbe il “Molinari” se ogni paese del Molise avesse un club rossoblù»…
Antonio Salvatore