Sembrava di stare in una sera di agosto se non fosse stato per il clima, neanche esageratamente freddo. Piazza sannitica affollata da migliaia di turisti all’assalto degli stand gastronomici. I suoni della zampogna e della ciaramella, il forte odore della legna che ardeva in otto falò, l’allegria, gli angoli del paese animati dai gruppi di giovani, l’esibizione di una band, l’inesauribile fuoco di via Canapina, icona del divertimento e della satira paesana. La cornice di una serata indimenticabile. Come sempre.
I visitatori sono attratti dal fascino della festa, dall’organizzazione e dall’attaccamento dell’intera comunità che scende in strada per seguire in processione la statua del fondatore del monachesimo cristiano, assistendo alla benedizione dei fuochi e degli animali. E’ difficile spiegare ciò che muove il sentimento valoriale di questa gente che non ha mai rinunciato – in forma ridotta anche durante la pandemia – a dare seguito alla tradizione ultrasecolare. Tanto da richiederne il riconoscimento quale “patrimonio immateriale dell’umanità“, ci riferisce il sindaco Luigi Milano.
Il 17 gennaio è la vera giornata della pace e della condivisione sotto i monti della Meta. Lo hanno capito anche i giovani che si impegnano in ogni modo per non disperderne l’identità. Dalla cittadina del frusinate di Veroli, gemellata con Alfedena da un patto ultrasecolare, ha partecipato alla solennità una delegazione di cittadini per onorare la festività maggiormente sentita dagli alfedenesi.