È questo il titolo di un servizio su YouTube di France 24 che riguarda molte località sciistiche francesi. E in Italia? In particolare sugli Appennini, che si trovano ad una latitudine più bassa, ma anche sulle nostre Alpi a quote più basse, cosa sta accadendo?
C’è poco da girarci intorno alla duplice domanda: la neve non cade e se cade lo fa ogni tanto, lasciando per giorni tutti col naso all’insù e quando si è stanchi di questa posizione si interrogano sui cellulari i vari meteo che spesso sono in contrasto. Ma alla fine è sempre lei che non appare, anzi non cade e riesce con grande dispetto a mettere così d’accordo tutti quanti, con profonda delusione e tristezza.
Se poi non piove neppure e le falde acquifere hanno quasi arsa la gola, come è accaduto per diversi mesi lo scorso anno, allora non c’è impianto di innevamento artificiale che riesca a sostituirla.
A Roccaraso, o per meglio posizionarci in quota utile, all’Aremogna gli scorsi due anni, sono stati un disastro. L’inverno 2023 fino alla fine di gennaio non è nevicato e lo scorso anno non è nevicato proprio. C’è poco da rallegrarsi se poi “alla fine dei conti si è sciato”, dicono quelli che vedono il bicchiere mezzo pieno, per via della neve artificiale che si è riusciti a produrre con un po’ di freddo.
Qualcuno che vorrebbe nascondersi dietro un dito azzarda a citare Flaiano, affermando che la situazione è grave ma non seria. Ma se siamo coscientemente realisti dobbiamo affermare senza ombra di dubbi che la situazione è grave e seria. Al punto che quel dito deve essere puntato su tutti per chiedere una sola cosa: se continua con questa situazione climatica e meteorologica tu cosa stai immaginando di fare altrimenti? E poi, come la immagini la Roccaraso dal futuro senza neve?
Io, guardando la situazione da semplice cittadino non interessato ad un’attività economica, ma attento conoscitore della Roccaraso degli ultimi tempi, sempre più apatica e disarmante nel suo silenzio, penso che nessuno si sia posto il grave e serio problema, perché nessuno sa che fare e neppure a rivolgersi al santo patrono Ippolito, quando una volta, qualcuno racconta, che in mancanza di neve la sua statua sia stata messa a testa in giù; ma non è dato sapere se nevicò o meno.
Una cosa è certa, le montagne continuano a circondarci, verdi o marroni che siano, dalla primavera all’autunno e a questo punto si può aggiungere anche d’inverno. Stanno lì immobili, ricche di sentieri, di storia e di storie, di flora e di fauna, ma anche di aria pura e fresca all’occorrenza. Insomma un insieme di elementi che, così come hanno fatto sapientemente in altri luoghi simili al nostro, se si riuscissero a combinare in una serie di iniziative e di attività virtuose, porterebbero a risultati soddisfacenti se non sorprendenti per mantenere viva la nostra capacità di ospitalità turistica.
Due domeniche fa, per via di una tiktoker da strapazzo, siamo tornati a rivedere più di 200 autobus con più di 10mila gitanti che hanno ingolfato il paese e la vicenda ha fatto il giro del globo, facendo così rinforzare e conoscere con precisione il problema simile che investe d’estate da un po’ di tempo molte località dell’arco alpino. Cioè l’assalto di migliaia di turisti che aggrediscono le loro montagne. Questo significa che la montagna “tira”, anche d’estate, al punto che lassù, nonostante una organizzazione ottimale, non riescono a farvi fronte. È così dimostrato che c’è una domanda extra neve che noi non riusciamo ad intercettare. E semplicemente perché la nostra offerta è estremamente carente. Ci siamo accontentati dell’oro bianco.
Quindi, in conclusione, bisogna trasformare in stagione ricca quella verde e accontentarsi di quella bianca quando così riesce a colorarsi. Spero proprio che tutti si rimbocchino le maniche, si siedano comodamente in quella sala della comunità e se ne esca con un progetto concreto e che abbia la caratteristica forte del colore verde. La mia, così colorata, è solo una speranza.
Ugo Del Castello