Un trionfo di risate ed emozioni: così si potrebbe descrivere la serata al Teatro Savoia di Campobasso dove è andata in scena, presentata dall’Associazione Culturale Le Cunciarje, la commedia in dialetto campobassano La Dodda de Crestenella, scritta e diretta con maestria da Paola Mariano. Un’opera che non solo ha divertito e fatto riflettere, ma ha anche avuto un cuore grande, poiché l’intero incasso è stato devoluto a due realtà importanti: l’Associazione Genitori Autismo Molise APS e la Parrocchia San Pietro Apostolo di Campobasso.
Il pubblico, caloroso e partecipe, ha accolto con entusiasmo gli attori locali, che hanno saputo portare sul palco non solo il loro talento, ma anche l’amore per le radici e le tradizioni della loro terra.
Ogni battuta, ogni dialogo scandito in quel dialetto così autentico e musicale, ha avuto il potere di rievocare memorie, affetti e legami con una cultura che rischia di essere dimenticata. Eppure, proprio grazie a serate come questa, tali tradizioni tornano a vivere con forza e freschezza.
La commedia è stata un susseguirsi di momenti esilaranti, conditi da quel sapore genuino che solo il dialetto sa regalare. Le parole, alcune ormai poco usate nella vita quotidiana, hanno trovato nuova linfa sul palcoscenico, dimostrando quanto siano ancora vive e capaci di emozionare. Gli attori hanno saputo catturare l’attenzione del pubblico con interpretazioni sentite e coinvolgenti, tanto che gli applausi scroscianti hanno spesso interrotto lo spettacolo, testimoniando l’apprezzamento sincero degli spettatori.
Coinvolgente è dir poco quando si parla della straordinaria Paola Mariano, una vera artista a tutto tondo che riesce a incantare con la sua doppia veste di autrice e regista. Ogni suo trasportare dalla sua energia travolgente gesto, ogni parola trasuda passione e autenticità, e il pubblico ogni volta non può fare a meno di lasciarsi trasportare dalla sua energia travolgente.
E poi c’è Franco Baranello, un vero maestro della scena. Nel ruolo del notaio, ha saputo conquistare tutti con la sua mimica unica e irresistibile. Ogni sua espressione, ogni movimento, è sempre un piccolo capolavoro che cattura l’attenzione e fa esplodere il pubblico in fragorose risate. La sua capacità di coinvolgere è ogni volta straordinaria e ogni battuta diventa un momento indimenticabile.
Tutti gli attori hanno contribuito al successo di questa commedia che ha permesso di trascorrere due ore e più di spensieratezza e divertimento. Hanno presentato l’evento con professionalità ed eleganza i giovanissimi Elisabetta Steno e Giuseppe Romano, accompagnati dal neo Presidente dell’Associazione Le Cunciarje Nicola Steno. Bravissimi tutti gli altri attori: Teresa Armanetti, Peppe Ferro, Simona Cerino, Maria Domenica Di Renzo, Rosario Presutti, Michele Passarella, Ivana Glasso, Aldo Abbazia, Titta Fostinelli, Alessia Trivisonno e Arturo Filiberti, la voce campobassana fuori campo che ha coinvolto il pubblico facendo sì che ne apprezzasse le qualità della narrazione.
Un plauso anche all’aiuto regista Mariagrazia Lombardi che ha eseguito magistralmente, insieme con Rosario Presutti e accompagnati con la chitarra di Olimpia Nugnes, un’aria dolcissima di introduzione dal titolo Tutte le funtanelle.
Anche i costumi di scena indossati hanno reso ancora più coinvolgente la scena: infatti, fedeli riproduzioni della foggia dell’’800, essi hanno rappresentato gli abiti della festa nella Campobasso di fine ‘700 e inizi ‘800.
La Dodda de Crestenella non è stata solo una commedia: è stata una celebrazione della comunità, un momento di unione tra passato e presente, tra risate e solidarietà. In un mondo che corre veloce, dove tutto sembra effimero, questa serata ha ricordato a tutti quanto sia importante fermarsi, ritrovarsi e condividere. Un esempio straordinario di come il teatro possa essere non solo intrattenimento, ma anche un ponte per costruire empatia e sostenere chi ne ha bisogno.
Grazie a Paola Mariano e a tutti coloro che hanno reso possibile questa magica serata, il dialetto campobassano ha brillato ancora una volta sotto i riflettori, dimostrando che le tradizioni non sono mai vecchie quando riescono a parlare al cuore delle persone. E chissà, forse qualcuno tornando a casa avrà rispolverato qualche parola in dialetto, portando con sé non solo il ricordo di una serata speciale, ma anche un pezzetto di identità ritrovata.
Rossella De Rosa