Torna in cena dopo 39 anni “Amore e Sangue pe’ sta terra” il bozzetto teatrale drammatico di Sergio Emanuele Labanca messo in scena per la prima volta dall’appena nata Compagnia teatrale “Le 4 C” del Cenacolo Culturale Camillo Carlomagno di Agnone nel 1986 in quello che era il teatro francescano sito sotto l’antica chiesa dei Cappuccini (vico Savonarola) di piazza Unità d’Italia.
L’opera fu anche il cavallo di battaglia della stessa compagnia nel loro tour in Canada nel 1988 dove erano, e sono, tanti gli emigrati agnonesi.
E saranno sempre Le 4 C a rappresentare una piece che tocca soprattutto il tema dell’emigrazione e la sofferenza di tanti nel dover abbandonare la propria terra natia in cerca di fortuna oltreoceano. Da allora sono passati 39 anni e gli argomenti trattati da Labanca sono ancora “maledettamente” attuali.
Medico-poeta-drammaturgo-scrittore, ma anche autore di canzoni e poemi, Sergio Emanuele Labanca (nato il 24 febbraio 1925 e morto il 31 ottobre del 1996) ha collezionato tantissimi premi e riconoscimenti nazionali e non fino all’”Oscar d’Italia per la Scrittura”.
A cento anni dalla nascita il Cenacolo Culturale e la sua Compagnia teatrale hanno così voluto ricordare il versatile ed indimenticato medico agnonese (che fu presidente del sodalizio e fondatore di Turisport e cofondatore del mensile L’Eco dell’Alto Molise) proprio nel giorno della
sua dipartita (31 ottobre 1996).
Amore e Sangue pe’ sta terra fa parte di una trilogia: infatti Labanca continuò la “saga” in altre due opere: “Na terra nova e na fatja nova” e ne “Un verdetto sofferto” e poi autore di “Sofferenze e Segreti”.
Un gran lavoro del regista Agostino Iannelli che ha revisionato i tre atti di “Amore e Sangue…” senza alterare alcunché dell’impostazione teatrale data dall’autore e di un testo che presenta intrecci e monologhi recitati nell’idioma agnonese molto italianizzato e di facile comprensione per gli spettatori. Una trama accattivante e problematiche attualissime come racconta lo stesso Iannelli.
“Mastre Giuvanne, artigiano del rame, condivide la sua vita tra il lavoro e la sua famiglia composta dalla moglie Mariannina e la figlia Crestenella. Su quest’ultima inizia il corteggiamento di N’dogne giovane contadino ed emigrante per necessità, aiutato nell’eseguire la corte alla ragazza dai suoi due amici emigranti come lui, Nicola e Frangische. Il corteggiamento porta al matrimonio tra i due, ma i problemi economici costringono N’Dogne ad emigrare di nuovo con gravi conseguenze. Il finale è molto toccante in un monologo della stessa Cristinella sull’emigrazione, la povertà e la sofferenza nella sua terra natia”.
“Amara terra natia” monito che non vuole essere solo di Agnone ma anche di tutti i paesi molisani e non solo. Il teatro agnonese aprirà i battenti alle ore 21.00 di venerdì prossimo 31 ottobre con sipario alle ore 21.30.















