Dopo la straordinaria e forse inaspettata striscia di ben dieci risultati utili consecutivi, il lupo si arena al “Sannazzari” di Chiavari. Dopo la navigazione nelle dolci acque dell’alta classifica, la nave rossoblù perde la sua rotta nel mezzo dell’azzurro Golfo del Tigullio, nome che prenderebbe origine dalla parola latina «tegula», ovvero tegola, che è sinonimo anche di batosta, la stessa che sembrerebbe essersi materializzata guardando il risultato finale, ma che in realtà, invece, non scalfisce minimamente la dura testa del lupo del Matese e del suo indomito branco.
Ancora una volta si rivela stregata la terra di Liguria, quattro sconfitte su quattro viaggi in riviera, infatti, dopo le lontane disfatte consumatesi al “Ferraris”, lato genoano, nelle stagioni 1984/85 (2-0; Mileti, Fiorini – recupero dopo rinvio per neve), 1985/86 (2-0; Tacchi, Mileti), 1986/87 (4-2; Marulla, Progna, Domini, Russo, Cipriani, Cipriani), arriva quella odierna di Chiavari (3-0; Di Noia, Franzoni, Santini – primo incontro nella storia tra le due squadre).
Le interviste pre partita
Malgrado lo sfavorevole risultato finale, la prova dei nostri non è da cestinare completamente, soprattutto quei venti/venticinque minuti della fase centrale del primo tempo, dove i lupi hanno giocato da grande squadra, creando più di qualche problema alla formazione di casa, che chiudeva comunque in vantaggio a seguito di una rete scaturita da azione da calcio d’angolo, nell’occasione è sembrata poco reattiva la difesa rossoblù.
Nel secondo tempo poi, i nostri, anche per il maggior tasso tecnico messo in campo dall’Entella (voto 6,5), tra le squadre accreditate alla vittoria finale del girone, non hanno avuto né nelle gambe e forse nemmeno nella testa, quella spinta in più decisiva per raddrizzare il risultato, anzi, a causa del buon gioco sviluppato soprattutto sulle fasce laterali dai chiavaresi e complice anche qualche errore di troppo dei nostri (voto 5,5), si subivano la seconda e la terza marcatura su calcio di rigore, troppo generosamente assegnato dal fischietto di Molfetta, Di Reda (voto 5,5).
Comunque, in definitiva, niente paura, è una sconfitta che non fa male, come diceva il patriota torinese Massimo d’Azeglio: «Fatta la serie C, bisogna fare l’esperienza»… Sugli spalti invece arriva l’ennesima vittoria, dove la passione della nostra gente ha riscaldato l’umido pomeriggio novembrino, i colori delle nostre bandiere hanno squarciato il grigiore delle nubi del cielo, i canti dei nostri tifosi hanno riecheggiato oltre il largo del mare, una ed ennesima testimonianza d’amore, che non ha lasciato indifferente il Patron di casa, Antonio Gozzi: «Sono rimasto molto colpito anche dai sostenitori del Campobasso che in duecento sono arrivati a Chiavari dimostrando una passione davvero ammirevole, incitando i propri giocatori dal primo all’ultimo minuto, anche quando erano penalizzati dal risultato. Un attaccamento che è spesso merce rara, un modello di tifo che fa onore al Campobasso e rappresenta un esempio da seguire a tutte le latitudini del mondo del calcio».
Come abbiamo sempre sostenuto, i nostri tifosi non perdono mai!
Antonio Salvatore