Se le Ndocciate di agnone sono una realtà lo si deve in primis alla famiglia Marcovecchio che ha sostituito quasi del tutto quella dei Porfilio per il taglio degli alberi, delle listelle di abete e dell’assemblaggio dei legni con ginestre e ceppe unite da corde e fil di ferro, necessitanti per la costruzione delle grandi fiaccole. Quindi agli artefici delle sfilate: i portatori delle cinque contrade.
Circa mille uomini pronti ogni anno e per più volte (non solo le tre ndocciate di Agnone ma anche quelle che vanno in rappresentanza in altri centri italiani) sempre pronti a lasciare famiglie ed affetti nel credo delle tradizioni dei loro paese natio. Magari quasi tutti sconosciuti o meglio irriconoscibili perché nel momento clou delle sfilate, sono avvolti dalle cappe (i mantelli di lana color nero) con i baveri alzati fin sul collo, con i cappellacci scesi fin sulla fronte ed i foulard sulla bocca per non respirare i fumi.
Eccoli anche domani sera (14 dicembre alle ore 18.00) pronti per la Grande Ndocciata 2024 di oltre 1100 fiaccole ardenti. Instancabili, dopo aver sfilato sabato scorso nella “Festa dei Fuochi Rituali” e prima – il primo dicembre scorso – in quella svoltasi per la quarta volta a Serracapriola (FG) cittadina gemellata con Agnone nel nome del Servo di Dio Padre Matteo d’Agnone, nato nel centro molisano e le cui spoglie riposano nel convento del comune foggiano. Eccoli pronti anche per la “Ndocciata della Tradizione”, quella con meno fiaccole (quest’anno ne saranno 350) della Vigilia di Natale dove faranno ala anche alla Natività del Cenacolo Culturale quest’anno giunta alla sessantaquattresima edizione.
Cinque contrade di Agnone, gruppi che vedono come responsabili Gerardo Vecchiarelli per “Capammonde e Capaballe”; Tonino Scampamorte per il gruppo di “Sant’Onofrio”; Rocco Del Papa per “Guastra”; Raffaele Busico per “San Quirico” e Tonino Di Menna per “Colle Sente”, persone queste che da sempre riescono a fare della Ndocciata il vero “Rito del Fuoco” e che spesso non appaiono sotto i fari delle telecamere o sulle cronache giornalistiche ma che ancora oggi, riescono a commuoversi fino al pianto, all’accensione della prima Fiaccola, segno questo di amore ed appartenenza alla loro terra natia, alla terra di loro padri, alle fiamme e scintille dei loro avi, al calore ed unione che solo la Ndocciata sa dare. Domani sera, come sempre, loro saranno quasi “invisibili” con tutti i portatori, mimetizzati dal fumo ma attenti a controllare che tutto vada per il meglio in quello che è l’appuntamento più atteso dell’anno di Agnone e del Molise.