“Rendiamo edotta la Coldiretti Campania che il Cospa Abruzzo, non ha cambiato sesso, in quanto è registrato dal 2001, come comitato spontaneo allevatori Abruzzo e come linea di principio è combattere la malapolitica. Non ha bisogno di notorietà, basta digitare su Google Cospa Abruzzo dove sono riportate tutte le battaglie portate avanti da questo comitato, in ultimo quella sulla mafia dei pascoli, per la quale la Coldiretti non ha mosso un dito.”
Cospa Abruzzo, attraverso il suo presidente Dino Rossi, interviene ancora una volta con una nota sulla vicenda del Parco Nazionale del Matese. Nel mirino c’è la Coldiretti Campania alla quale contesta alcune affermazioni esternate in un recente comunicato stampa.
“Come avete riportato in calce da alcuni articoli di stampa dove affermate le negatività del parco regionale del Matese che riportiamo (https://www.campagnamica.it/fondazione-univerde/) : Oggi i numeri parlano chiaro. A San Gregorio Matese siamo passati dai 50mila ovini del 2002 ai 4mila di oggi. Mentre l’impossibilità di avere una licenza edilizia per fare un caseificio aziendale ha spinto verso la partenza quelle persone che non hanno la possibilità di lavorare. Ha fatto nel 2020 un piano urbanistico per comprendere se era possibile superare le norme di salvaguardia nelle zone agricole non vincolate, senza avere risposte.
La perdita di tutti questi abitanti è la conseguenza di questo immobilismo che ha privato il Parco Regionale del Matese del 13,87% degli abitanti che aveva in origine. Per questo invitiamo la Cospa Abruzzo ad informarsi prima di stilare comunicati e soprattutto a lavorare nel reale interesse di agricoltori, allevatori e cittadini della zona del Matese.
L’estensione in un parco nazionale non fa altro che portate il territorio ad una necrosi irreversibile, ampliando le negatività del parco regionale dove le attività agrosilvopastorali sono quasi sparite ed è in forte aumento lo spopolamento, quello che purtroppo accade su tutti i parchi istituiti sul territorio. Si continua con la campagna della biodiversità dove manca l’elemento essenziale l’uomo agricolo sostituito dal politico di turno! Questo è quello che accade su tutti i parchi sul territorio nazionale che la coldiretti Campania e Molise stanno appoggiando, insieme a Alfonso Pecoraro Scanio coordinatore di campagna amica.”
Rossi, a tutto campo, entra anche nelle vicende del Pnalm ed evidenzia le responsabilità, a suo dire, della Coldiretti.
“Dov’era la Coldiretti quando è stato approvato il piano parco del Pnalm in consiglio regionale abruzzese e molisano? Un piano che cozza con la costituzione per l’appropriazione indebita degli usi civi e l’articolo 11 bis della Legge quadro sui 394/91 art. 11 2-bis. Il regolamento del parco valorizza altresì gli usi, i costumi, le consuetudini e le attività tradizionali delle popolazioni residenti sul territorio, nonché le espressioni culturali proprie e caratteristiche dell’identità delle comunità locali e ne prevede la tutela anche mediante disposizioni che autorizzino l’esercizio di attività particolari collegate agli usi, ai costumi e alle consuetudini suddette, fatte salve le norme in materia di divieto di attività venatoria previste dal presente articolo.
Addirittura per la monticazione chiedono la valutazione di impatto ambientale, gli allevatori ricedenti nel comprensorio del Pnalm saranno costretti a ridurre il numero degli animali al pascolo, mentre la fauna selvatica la troviamo facilmente nei giardini di casa a pascolare nei vasi dei gerani. Tutto questo per dare campo libero ad un progetto che è in atto sulle nostre montagne nascosto nel progetto europeo Green Deal con il quale vogliono realizzare l’appennino selvaggio (https://rewilding-apennines.com/it/appennino-centrale/ ). Sostanzialmente vogliono fare dell’appennino come lo Yellowstone, visto che sindaci e dirigenti dei parchi, in pompa magna, e con i soldi dei contribuenti, sono andati in America per visitare il parco di joghi e bubu e del lupo ezechiele!”
“Questo progetto – conclude Cospa Abruzzo – in pochi lo conoscono (solo i pochi intimi insieme alla Coldiretti), e continuano a tenerlo nascosto alla popolazione: come la rinaturalizzazione del territorio con i progetti che partono dall’Olanda per interventi sul territorio. Quindi ci si pone una domanda : perché non iniziano dall’Olanda?
In Abruzzo hanno iniziato la rinaturalizzazione del fiume giovenco togliendo le briglie, mettendo a rischio i paesi del fucino come Pescina attraversato dal fiume intubato. Per questo, il Cospa Abruzzo ha già inviato un esposto alla Procura della Repubblica dell’Aquila ed al Prefetto. Dall’accesso agli atti si evince un fiume 5 miliardi di euro a favore del mondo ambientalista, per una biodiversità inventata a tavolino, allo scopo di spazzare via popolazioni intere dalle nostre montagne insieme alla nostra storia.”