Quasi ogni giorno incontro persone che conosco; in determinati giorni o periodi dell’anno sono i “forestieri”, che amo definire affettuosamente così, perché raggiungono Roccaraso per trascorrervi momenti di serenità e di aria pura.
Ebbene da tutti ricevo motivi di apprezzamento per quello che scrivo su questo paese, in fondo sul loro secondo paese. Certo qualche critica non manca quando risulto impertinente o pungente che si voglia. Ma tutti apprezzano le idee che manifesto per suggerire soluzioni alternative o innovative al miglioramento dell’accoglienza e dell’ospitalità roccolana.
E perciò per risultare ulteriormente fantasioso e propositivo vi rivelo cosa mi è venuto in mente in questi giorni che mi sono dedicato a adornare di gerani rossi la nuova casa che abito da un po’ e dove sul terrazzino sotto una bella foto sciistica del 1929 ho piazzato una slitta con un una ciotola di fiori multicolore.
Temo che qualcuno mi prenderà per scemo e ci aggiungo però, sperando che ne siano di più, coloro che riflettendoci sopra apprezzeranno quest’altra espressione creativa volta a rivitalizzare l’accoglienza e la bella immagine di questa località turistica ultimamente un po’ offuscata.
Insomma, dico: “Roccaraso, località dalle 100 slitte”. O se volete, il numero mettetecelo voi.
Ma che significa? Dirà prontamente qualcuno. Oppure qualcun altro, usando una frase così così dirà: è una stronzata. Però ci sarà, probabilmente, tanta gente la quale, anche memore dell’accoglienza che riservammo alla Nazionale Italiana di Calcio, salita fin quassù per la preparazione in quota di Mexico ‘86, vedrà risvegliarsi dentro quell’impegno floreale che diede a Roccaraso un’immagine stupefacente e che purtroppo non si è prorogata in quella maniera negli anni successivi.
Certo il Comune ogni anno ha abbellito alcune strade principali e un po’ di privati hanno fatto lo stesso. Ma è mancata la possibilità di poter conferire a Roccaraso l’aggettivo “superlativa”.
Ma torniamo alla slitta.
Ce ne sono state di tre tipi, anzi quattro e vi spiego.
La prima è quella risultante da un disegno ritrovato a Cortina d’Ampezzo dall’amico Enrico Valle nella sua falegnameria, risalente al 1938, quando il padre Ferdinando, venuto qui in precedenza ad insegnare lo sci, lo inviò al nostro falegname Ippolito Salotto.
Purtroppo che cosa ne doveva fare Ippolito o per meglio dire che cosa ne fece nessuno ormai più lo sa: lui se n’è andato seduto sulla slitta e i soldati tedeschi nel 1943 hanno letteralmente cancellato l’antica Roccaraso.
La seconda slitta o per meglio dire “slittone” risale all’anno prima e c’è di mezzo sempre una falegnameria di Cortina, denominata Apollonio, che fornì uno slittone capiente di quattordici sciatori che s’inerpicava a quota 1602 del Monte Zurrone.
Fu così il primo impianto di risalita di Roccaraso. E per questa ragione chiamerei in causa gli attuali impiantisti roccolani affinché trovino un artigiano falegname che ne ricostruisca una identica da installare in piazza, dentro una teca trasparente ricca di fiori multicolori e d’inverno con rami di abete, per rivelare ai turisti che ci frequentano questa nostra bella storia, che insieme ad altre storie rivelano inconfutabilmente perché Roccaraso viene definita da tempo immemore “la Cortina del sud”.
Tornando un passo indietro, anche per quella slitta della falegnameria Valle il Comune dovrebbe dare un incarico per riprodurla ed esporla nella sua sede. Di tutte e due posseggo la documentazione necessaria.
C’è poi la terza ed è quella che usavano i proprietari di cavalli, che d’inverno per arrotondare da vivere ce li attaccavano e portavano gli sciatori sui campi di neve, quando le automobili si contavano sulla punta delle dita.
Ma veniamo alla quarta slitta o per meglio dire alle slitte che a partire dall’inizio degli anni ‘70 invasero le botteghe dei noleggi sci e venivano affittate a quelle che presto furono definite le “orde barbariche” napoletane, che giungevano le domeniche d’inverno a Roccaraso.
Avevano sostituito quelle più eleganti e di ridotta dimensione costituite da tanti napoletani che noleggiavano invece gli sci e ancora oggi molti di loro con figli e nipoti costituiscono l’ossatura sciistica e turistica di Roccaraso.
Quella che vedete infiorata e in mio possesso è una specie di reduce di quelle guerre barbariche attestate indissolubilmente intorno alla mitica seggiovia dell’Ombrellone.
Quindi, la labbrosa tiktoker se ne faccia una ragione, lei ha solo creato un gran casino, certamente sostenuto anche involontariamente da una Roccaraso piuttosto disattenta.
Adesso credo sia più chiara l’espressione della mia fantasia. E lanciare lo slogan della “Roccaraso, località dalle 100 slitte” ha un suo effettivo fondamento.
Quindi che fare oltre ai due incarichi affidati in precedenza?
Ogni attività, sia essa alberghiera o commerciale rispolveri, se ne possiede ancora uno, lo slittino e lo esponga, bene in vista con sopra una ciotola di fiori multicolori a primavera e per l’estate. Con foglie multicolori in autunno e con l’arrivo del Natale riccamente addobbato di stelle, fili e palle multicolori.
Non manchino le famiglie per rendere il senso della eventuale acclamata iniziativa più ricca, convincente e notoriamente apprezzata.
Questo mi è venuto in mente e ve l’ho rivelato, così per un po’ nessuno mi farà la solita domanda su Roccaraso. O forse no? Lo so, in molti ci hanno preso gusto sulle mie intemperanze roccolane.
Ugo Del Castello