Si sarebbe potuto definirla così quel groviglio di suoni di clacson e di sferragliare di catene, di rumori di pale che spargevano brecciolino dovunque, riposto a piramidi sui bordi delle strade; del vociare dei più arditi al freddo, che infilavano le mani raggelate intorno alle ruote per montare le catene a quegli improvvidi autisti che erano riusciti ad arrivarne privi alla curva del “Guerro” o a quella successiva di “Sferracavallo” (S.S.17), dove più nessuno riusciva ad andare oltre se non definitivamente ferrati.

Ma la prima grossa scrematura i viaggiatori provenienti da Venafro la subivano al mitico Valico di San Francesco (S.S.158), erto di curve e sovrastato dalle cime innevate della Catena della Meta; lì i più avveduti montavano già le catene. Il nemico, che li costringeva tutti a scendere dalle auto per superare gli ostacoli?
Era la neve, la benedetta neve per gli sciatori che raggiungevano gli Altopiani e se vogliamo, la maledetta neve nemica dei camionisti che attraversavano in diagonale l’Appennino da sud a nord e viceversa per portare le merci dove richieste.
Lungo le due strade, che un po’ più in là di Alfedena si incontravano, c’erano due personaggi noti a tutti per le attività che esplicavano: si chiamavano Edoardo Belli e Guido Liberi, che coccolavano e ristoravano i viaggiatori con i loro bar e il primo dei due servizi era addirittura accoppiato a un ristorante.

Edoardo – ad Alfedena -premuroso e affaccendato più che mai, d’inverno appariva come un “dottore”, che si era attrezzato alla fine della discesa per ravvivare il flusso sanguigno intirizzito dal freddo dei viaggiatori; più o meno dove un precedente cartello, posto ai lati della strada, avvisava che: “Alfedena è il paese dei dottori”.
Guido – a Roccaraso – stava col suo Bar Gelo, ed è tutto dire, lungo il viale della celebre Roccaraso, dove, specialmente i camionisti, favoriti dalla larghezza della carreggiata, fermavano camion e rimorchio per gustare un provvidenziale punch o un ottimo caffè, d’inverno non disdegnavano un cordiale, tanto non c’era l’alcol test.
Don Guido durante tutta la notte dormiva praticamente con le braccia e la testa sulla macchina del caffè per aspettare i provvidi avventori; ma se in una di quelle notti non ne passavano abbastanza il caffè della mattina rasentava essere una ciufeca e alla sua furba domanda se questo si doveva correggere qualcuno gli obiettò, ignaro della ragione, che fosse tutto un errore.
Quindi queste due strade d’inverno erano un problema serio per la circolazione stradale, che unito alla insita difficoltà delle strade di montagna anche negli altri periodi dell’anno, spinsero l’ANAS a provvedere in merito. E allora si elevò al cielo l’ardito ponte di Cerro al Volturno per evitare il Valico del Santo e a seguire si realizzò un nuovo tratto della Statale 17 per salire in scioltezza da Castel di Sangro a Roccaraso; in questo tratto fu realizzata una lunga galleria.
Con un paio di chilometri di variante, anche dentro l’abitato di Roccaraso non si passò più, e qui quella stessa sinfonia, che disturbava il sonno dei turisti ormai giunti negli alberghi posti lungo il grande viale, cessò di botto e così, il cadere soffice e silenzioso della neve incomincio ad anestetizzare ogni sonno.
A seguire e per finire il sospirato lavoro, anche la brevissima, ma insidiosa salita di Portella fu bypassata con un tunnel rettilineo, che immise direttamente in quota sul Piano delle Cinque Miglia. Fu una vera rivoluzione.
Ma si sa, un po’ la tecnologia si evolve, un po’ la sicurezza dei viaggiatori richiede maggiore attenzione, si arriva al punto che a meno di cinquant’anni dalla costruzione del nuovo tratto Castel di Sangro-Roccaraso si è reso necessario dover rimettere mano sulla carreggiata stradale e nella lunga galleria. I primi lavori sono già in atto per quanto concerne la chiusura delle caditoie poste ai lati della strada. Quelli della galleria, che prevedono il rifacimento dell’impianto di illuminazione, ventilazione e quant’altro individuato per renderla sicura incominceranno a breve.
Ma si è posto di traverso immediatamente ed inevitabilmente il problema della chiusura di questo tratto stradale. È impossibile transitare con i lavori in corso in quella galleria; per la sicurezza comune agli operai e ai viaggiatori.
E così bisogna tornare a viaggiare sul vecchio tratto della Diciassette, oggi Provinciale 119. Il problema si è così duplicato: gli autoarticolati moderni, che hanno soppiantato i camion con rimorchio non riuscirebbero a girare nelle storiche e striminzite curve. Così l’Ufficio Tecnico della Provincia ha provveduto a ridisegnare il raggio delle due curve di “Sferracavallo”, delle due curve del “Guerro”, di quella successiva e di altre due più in basso dopo il bivio per Roccacinquemiglia.
Questo tratto di strada tornerebbe così ad essere l’indiscusso argomento, oggi ancora più di un tempo per via delle notizie innevate che ci bombardano durante l’inverno le televisioni laddove ci sono problemi rilevanti e forse ancor più per le disquisizioni logorroiche sui vari social.
Sugli Altopiani perciò circola molta apprensione, dovuta alla possibilità che questi lavori di recupero della ex 17 non siano sufficienti per una corretta e relativamente veloce circolazione dei grossi automezzi. Il che graverebbe molto sull’attività turistica e soprattutto sciistica che si svolge in quota in uno dei Comprensori più estesi d’Italia. Potrebbe risultare compromessa l’intera attività di ospitalità.
Ma potrebbe anche esse questa una preoccupazione infondata, perché circola voce negli ambienti ben informati dei comuni interessati, compreso il capoluogo sangrino, che il blocco della strada interessata dai lavori citati non dovrebbe riguardare i mesi delle stagioni invernale ed estiva. A meno che, cosa che la vedo più improbabile, il traffico pesante, dice qualcuno potrebbe essere dirottato da Venafro verso la fondovalle Trignina per arrivare a San Salvo e risalire la Costa adriatica.
Insomma un bel problema che in questi giorni nei tre paesi degli Altopiani e della stessa Castel di Sangro riempie strade e piazze di discussioni più o meno corrette o se si vuole più o meno infondate, qualora l’intero problema sia stato sufficientemente valutato e reso operativo appena si riterrà di dare il via ai lavori della galleria. Insomma una nuova sinfonia per sole voci, questa volta multicolore.
Ugo Del Castello