Non mi sarei mai aspettato che l’iniziativa tesa al risarcimento dei parenti delle vittime dell’Eccidio dei Limmari, perpetrato dai paracadutisti tedeschi nel novembre 1943 sugli abitanti di Pietransieri, frazione di Roccaraso, finisse in un modo strano, inauditamente litigioso, all’apparenza indecifrabile stante la delicatezza dell’argomento in campo.
Quando per le intrinseche ragioni avrebbe dovuto vedere i concittadini di Pietransieri uniti in un unico intento. Si è riusciti a dividere anche loro, un tempo forti nelle doverose rivendicazioni nei confronti del capoluogo.
Un campo che è diventato minato, cosparso di ordigni pronti ad esplodere per via dei ricorsi giudiziari preannunciati o forse già partiti da parte di coloro che sono stati esclusi a fronte di altri che invece hanno visto o si vedranno corrispondere somme risarcitorie considerevoli. Lo stesso Comune verrà risarcito quale ente istituzionale.
In sintesi, da quello che apprendo, pare che ci siano state intere famiglie ignorate da chi ha promosso, all’inizio della vertenza verso la Germania, la costituzione in giudizio congiunta tra comune e famiglie delle vittime. Se è accaduta una cosa del genere è stato un atto ignobile e qualcuno giustamente ne dovrà rispondere, sia essa una responsabilità diretta che oggettiva.
La vicenda che ha dato seguito al percorso giudiziario è nata proprio con me, involontariamente, allor quando l’avvocato che ha curato la vertenza e che aveva appreso della vicenda Pietransieri sul mio libro “1943 Roccaraso kaputt!” attraverso Internet, mi contattò per averne una copia. Acconsentii immediatamente e venne a trovarmi in ufficio, presso il Comune dove lavoravo.
Dopo che mi spiegò il suo interesse a svolgere gratuitamente l’opera giudiziaria, lo misi in contatto con i due sindaci dell’epoca che si erano avvicendati nel frattempo. Il legale, che stava seguendo vertenze simili per alcuni comuni delle Marche coinvolti anch’essi in eccidi tedeschi, sia pure di dimensioni inferiori, gli propose il percorso da seguire, che fu accettato, e gli fu affiancato un avvocato del posto per le incombenze locali.
Ho seguito con interesse le vicissitudini giudiziarie fino a quando ho appreso che il risarcimento sarebbe arrivato dallo Stato Italiano con i fondi del PNRR e non dalla Germania, che a seguito del trattato internazionale del 1962 non può essere citata in giudizio per ogni rivendicazione in merito ad azioni di guerra che avevano contraddistinto l’occupazione dell’Europa ed in particolare dell’Italia.
Sono rimasto disgustato da come si stava chiudendo la vicenda, perché il risarcimento dei parenti delle vittime, prima ancora di essere finanziario doveva essere di ordine morale. E invece la Germania con ogni probabilità non mai verrà chiamata a questo dovere. L’ho definita perciò una beffa. Ma è altrettanto vero che la beffa è doppia se solo una parte delle famiglie sarà risarcita. E questo non è giusto. È giusto che qualcuno che sa fornisca un chiarimento doveroso e pubblico. È una storia incresciosa che si somma allo stato d’animo mortificato di coloro che, si può quasi dire, siano così stati relegati dalla parte dei tedeschi.
Vedo quella medaglia d’oro appuntata in cima al gonfalone, simbolo del sacrificio della vita di quei 128 abitanti di Pietransieri, piangere per loro. “Il mostro di Limmari”, titolo del primo libro sulla vicenda Pietransieri, scritto da Renato Caniglia, continua inaspettatamente ad aggirarsi in quei boschi.
Questa storia incresciosa la vedo così, consentitemelo, per la ragione che mi ha coinvolto involontariamente come vi ho riferito. E non posso esimermi dal concludere che attualmente esiste un problema Roccaraso. Una Roccaraso irriconoscibile. Ma tale è!
Ugo Del Castello