La bellezza del calcio, il gioco più seguito al mondo, è rappresentata, da sempre, dalla vera, spontanea, passione dei tifosi. Un senso di appartenenza che va oltre il tempo e lo spazio, un legame che affonda le sue radici più autentiche all’interno di quei fenomeni culturali e storici che formano un determinato contesto sociale.
Una pericolosa deriva “confessionale” che, attraverso un linguaggio comune, riesce a sovvertire quel rigido schema borghese, abbattendo qualsiasi differenza sociale, religiosa, politica e culturale – solo nelle sacre mura del tempio del calcio si consuma il miracolo della comunione della materia, si diventa tutti un solo corpo, una sola voce, un solo cuore.
Le interviste
Uno spazio pubblico aperto dove celebrare l’essenza profonda di un’identità condivisa, un luogo di aggregazione spontanea dove si coltivano nuove amicizie e momenti di crescita collettiva, un’estensione sociale dove, sempre più spesso, si promuovono forme di solidarietà e condivisione.
Una potenza simbolica, rituale, ancestrale, che solo gli appartenenti alla tribù del calcio riescono ad assaporarne l’essenza più afrodisiaca. Tutto questo sono i tifosi del Lupo, uomini e donne, padri e madri, figli e figlie, che seguono ovunque i colori della propria città. Così come la trasferta in terra di Romagna, dove quattrocento sacerdoti e sacerdotesse della fede rossoblù, seppur in aperto dissenso con i propri calciatori, per le diverse, troppe prestazioni prive di carattere, hanno dimostrato cosa significa il sacrificio e l’amore per la maglia.
Loro vincono sempre (voto 10).
Per quanto riguarda la gara, il punto conquistato contro il sazio Rimini da un appena sufficiente Campobasso (voto 6–), consente di avvicinarsi a un passo dalla salvezza, che potrebbe, incrociamo le dita, arrivare già nella prossima sfida contri i grifoni perugini nel pomeriggio di Pasquetta – data questa, dettata da una decisione ancora incomprensibile -.
Anche questa volta, per l’ennesima volta, la prova fornita dai rossoblù è sembrata priva della giusta cattiveria agonistica e della sana voglia di vittoria. Per fortuna è arrivata quella minima, sindacale, reazione al vantaggio romagnolo con Gagliano (70′), con il pari siglato pochi minuti dopo da Bifulco (74′). Tutto il resto è noia…
Antonio Salvatore