Breve favola da raccontare agli attuali, giovani calciatori del Campobasso, prima che i piccoli pargoli si addormentino teneramente tra le braccia di Morfeo:
«C’era una volta una squadra che si sentiva paladina di un’intera regione, una squadra fatta da uomini sporchi, brutti e cattivi, dai capelli arruffati e con i baffoni, ma con un cuore grande, grande assai.
Uomini che alla moda del capello badavano al sudore della fronte; al tatuaggio sulla pelle preferivano le cicatrici della lotta; alla movida notturna nei Lounge Bar, l’allenamento quotidiano; allo stipendio assicurato, la responsabilità nei confronti della propria gente. Uomini di antica forgia e poche chiacchiere, che alla vista dell’avversario digrignavano i denti come veri lupi, perché lupi si sentivano.
Tra loro anche figli di questa difficile terra, cresciuti a pane duro e sudore in borghi di antica storia e struggente, romantica, asprezza, come Ururi e Baranello. Un giorno d’inverno, questa squadra salì nella grande e fredda Milano, per giocare contro la prima della classe di quel lontano campionato di serie B 1982-83, per la prima volta nella sua storia il Lupo giocava nel tempio del calcio italiano, il suntuoso San Siro.
Quel pomeriggio, davanti a trentamila spettatori si giocava Milan-Campobasso. Con una maglietta di lanetta bianca ornata da una grande striscia orizzontale, da braccio a braccio, di colore rosso, bordata di nero, i nostri sporchi, brutti e cattivi calciatori, affrontarono senza timore alcuno, i forti diavoli rossoneri come Tassotti, Evani, Battistini, Jordan, Damiani, Romano ed altri ancora. Alla fine della gara, spigolosa ed avara di azioni da gol, un solido e difensivo Campobasso usciva indenne dalla tana del Diavolo, zero a zero il risultato finale. Accantonate per un giorno le amare e tristi valigie di cartone, i tantissimi corregionali presenti, con il petto gonfio di gioia, dicevano con orgoglio “sono molisano”. Il Campobasso non era più una semplice squadra di calcio, era diventato un mezzo di riscatto sociale».
Le interviste
Cari pargoletti, cosa avranno detto invece i molisani che hanno assistito alla gara contro il Milan Futuro? Avranno gonfiato i loro petti? Saranno orgogliosi di voi?
Crediamo proprio di no. Ancora una volta, ci avete offerto una prova insufficiente e priva di personalità, ancora una volta ci avete fatto assaporare il gusto amaro del sconfitta, ancora una volta siete riusciti a cedere le armi contro l’ultima in classifica di turno, ancora una volta siete riusciti e resuscitare una squadra già morta.
Della partita riportiamo solo il freddo tabellino:
23′ Camarda (MF), 45′ Alesi (MF), 55′ Bifulco (C), 92′ Di Nardo (C), 95′ Camporese (MF);
Campobasso (voto 5).
Cari pargoletti sapete, come sempre tra l’altro, merita di avere il massimo dei voti? Il popolo della Curva Nord “Michele Scorrano” (voto 10). Non seguendo la squadra a Solbiate Arno, hanno lanciato un forte e chiaro segnale di dissenso contro questo calcio malato, corrotto, mercenario, sempre più vicino al business, sempre più lontano dalla gente.
Cari pargoletti, adesso prima di chiudere gli occhi e dormire dolcemente, una frase di Lorenzo il Magnifico: «chi vuol essere lieto, sia; di domani non v’è certezza»; meditate…
Antonio Salvatore