Castelguidone, piccolo centro dell’Abruzzo a ridosso del Molise è senza medico col pensionamento del sanitario che offriva le prestazioni anche a Schiavi d’Abruzzo. Un paese, anzi due, prevalentemente abitati da anziani, che ora non ha copertra medica. A protestare don Alberto Conti, oriundo capracottese, parroco di Castelguidone e responsabile della Caritas della diocesi di Trivento.
Una lettera del sacerdote inviata a politici, amministratori e responsabili dell’Asrem.
“Interpello Voi, per le rispettive responsabilità, affinché prestiate la dovuta
attenzione alla delibera n. 22, assunta il 27 agosto dal Consiglio comunale di
Castelguidone – già trasmessaVi – con la quale si segnala una situazione di gravità eccezionale che comporta conseguenze rilevanti per la tutela della salute pubblica dei cittadini di questo Comune e delle zone circostanti – scrive don Alberto- Dal 1 settembre scorso, infatti, i cittadini qui residenti sono stati privati di un presidio decisivo per il godimento del diritto costituzionalmente garantito alla salute della persona: un bene indivisibile che, come ogni altro diritto, è tale da essere compromesso ogni qual volta sia negato, fosse pure a un solo cittadino che ne vanti la titolarità.
Da quel giorno, dunque, il comune di Castelguidone si trova privo del
medico di medicina generale e di un servizio ambulatoriale a causa del
pensionamento, per raggiunti limiti di servizio, della professionista che ha
ricoperto la funzione negli ultimi decenni.
Il territorio di Castelguidone – come ricorda la delibera comunale – è caratterizzato dalla presenza di molte persone anziane di età, con difficoltà a spostarsi autonomamente e con patologie che richiedono una sorveglianza costante, che l’impervietà del territorio, la impraticabilità delle strade nella stagione invernale, la mancanza di mezzi di collegamento facilmente accessibili rendono impossibile in assenza di un medico con ambulatorio all’interno del paese.
La sola iniziativa del sindaco che, nel sensibilizzare le Istituzioni preposte
alla salvaguardia della salute dei cittadini, si è anche attivato per contattare
medici disposti ad assicurare l’essenziale servizio, non ha portato finora a risultati.
La stessa delibera n. 22 del 27 agosto 2021, prima citata, sembra non aver
scosso le Autorità cui è stata indirizzata, voglio sperare non per sottovalutazione della denuncia in essa contenuta.
Sento, perciò, il dovere – come cittadino cui altri cittadini si rivolgono per
trovare una voce più forte che si aggiunga alla loro nel rivendicare il ripristino di un diritto sottratto, ma anche come sacerdote, parroco e direttore della Caritas diocesana di Trivento, che è convinto che la sua attività di cura delle anime non possa essere pienamente adempiuta se non si fa carico anche del benessere fisico delle persone più fragili – di invocare il Vostro intervento, mosso da responsabilità civile e sollecitudine cristiana.
Attendo, perciò, con ansia le Vostre risoluzioni: un Vostro atto, incisivo e
definitivo, che, tempestivamente, restituisca serenità alla nostra comunità
preoccupata e disorientata”.