#parolaviva
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore”. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
#vivilaparola
Ancora alle prese con il morso della pandemia, siamo tutti intenti alla cura della salute virale: ogni sforzo ed ogni energia viene profusa per proteggersi dall’invisibile microbo e dalla sua temibile arma letale. Accanto a questa salute però c’è anche la salute vitale che bisogna coltivare, e spesso però trascuriamo, si tratta del desiderio, le emozioni, e i sogni che nutrono il nostro corpo: c’è molta vita che per paura di essere contagiata, e quindi per essere protetta, non viene vissuta. Anche di questa bisogna prendersene cura, ma pochi ne parlano. L’essere umano aspira a più vita, ed ogni desiderio, anche quelle più mondani rivelano questa esigenza di vita, che oggi però pensiamo di possedere conquistando successi, posti sociali di prestigio e abbiamo soldi, secondo la logica della performance di questo mondo: ma tutto questo non basta, la vita si nutre partire dal desiderio originale che ci abita, quello che ci caratterizza come esseri unici nella storia.
Illuso è chi crede di ottenere più vita coltivando soltanto le capacità, pure importanti, ma nella misura in cui sono sostenute dal desiderio profondo di ciascuno, quando invece si pensa che siano le capacità a sostenere il desiderio si cade in un pericoloso equivoco. L’esistenza chiede un respiro che dilata e allarga i polmoni vitali ed emotivi, e non riempitivi artificiali che soffocano l’anelito del cuore umano.
Nel Vangelo di questa domenica ci viene presentato Gesù che davanti alla sua comunità, dell’estrema periferia dell’impero, legge il rotolo del libro del profeta Isaia: un testo molto importante per gli ebrei, che attendevano la realizzazione della profezia, e l’arrivo del “Messia”, del Salvatore.
Gesù fa suo quel testo, dicendo che oggi si realizza il sogno di un mondo nuovo: provocando reazioni contrarie e diverse tra gli uditori, qualcuno lo deride, altri lo accusano di esagerare, molti sono incuriositi, pochi ci credono. In altre parole Gesù afferma che, l’annuncio della speranza per chi è stanco, per chi è vittima, o non ce la fa più, ed è oppresso, è qui davanti a loro, lui è la buona notizia, Colui che inaugura la liberazione e la guarigione per chi non vede. Sono parole bellissime, quel Nazareno viene a realizzarle: si tratta del vento dello Spirito di libertà e creativa bellezza che ridona forza per lottare, apre il cielo a chi di trova nei sotterranei della storia: i poveri, i ciechi, gli oppressi, i prigionieri, gli emarginati, i perseguitati.
Il desiderio di vita di ogni persona, e di chi è umiliato, ritorna a respirare, mediante la forza gentile dello Spirito, soffia di vita, alito di speranza, eco di un sogno antico e sempre nuovo: che ogni uomo viva, scopri il sogno che lo abita, prova a realizzarlo, si appassioni, pianga, rida, perdoni, ami e sbagli per poi ricominciare, perché è figlio di un sogno più grande. Il cristiano non è nel mondo per occupare posti e ricevere onori, bensì per dire con la sua vita, anche se fragile, che Dio è sempre in favore dell’uomo e mai contro, che lo mette al centro, fino a dimenticare se stesso per la vita umana: il cristiano con le opere è dalla parte del debole, si schiera contro tutte le ingiustizie, le oppressioni sociali, contro tutte le chiusure dell’anima, perché la storia viva il sogno “altro” di Dio. Perché la fede cristiana è promozione e sviluppo di ogni uomo e tutto l’uomo, affinché la vita fiorisca in tutte le sue forme.
Paolo Greco