Spesso sentiamo dire: “Sei come un tedesco”. Espressione rivolta a chi agisce con una precisione quasi maniacale. E se dovessimo tornare indietro a questi giorni del 1943 forse l’espressione citata si dovrebbe modificarla sensibilmente. Per il fatto che i Paracadutisti della 1^ Divisione Heidrich, di stanza in questo periodo sugli Altopiani Maggiori d’Abruzzo, che era stato individuato come il varco nevralgico centrale per un possibile sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati, non si comportarono propriamente secondo il loro modo di agire e dello stesso carattere teutonico.
Così andiamo all’agire con precisione della Wehrmacht, che invece proprio su questi Altopiani a Roccaraso ed in particolare a Pietransieri non rispettarono il loro sistema operativo. Qualcuno subito dirà: “Ma la guerra è guerra e quindi c’è poco da andare per il sottile”.
Si può controbattere che anche a Roma si era in guerra e in risposta all’attentato di Via Rasella, alle Fosse Ardeatine a fronte di 33 soldati tedeschi uccisi fu applicata la loro legge di sopprimere 10 civili per ogni soldato ucciso. Di civili ne uccisero 333 invece di 330, tre in più, un’inezia che praticamente conferma la regola.
A Pietransieri invece, in base a ciò che afferma la motivazione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, a fronte di 2 soldati tedeschi uccisi furono soppressi ben 128 abitanti della frazione di Roccaraso. Una enormità.
Ma cosa accadde veramente a Pietransieri? La maggior parte della popolazione, pensando di adempiere all’ordinanza di Kesselring di abbandonare i paesi almeno per venticinque chilometri dietro la linea del fronte, pensò di recarsi nelle masserie e quindi di aver adempiuto all’ordine.
Ma le masserie si trovavano adiacenti alla linea di combattimento principale e quindi nel punto peggiore. L’11ª Compagnia del III Battaglione della 1^ Divisione Paracadutisti era di stanza a Pietransieri e non seppe a sua volta dare seguito all’ordinanza in maniera precisa e tempestiva per condurre i rifugiati verso la Valle Peligna, dove erano nel frattempo arrivati gli abitanti di Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo.
Così progressivamente, da terroristi, quali si rivelarono, incominciarono a uccidere le persone che trovavano in quei luoghi, fino ad arrivare al giorno dell’epilogo, il 21 novembre, quando ne uccisero una sessantina. Si è poi scoperto che è vero che furono uccisi due soldati tedeschi, ma due giorni dopo l’atto finale e a causa di un fitto cannoneggiamento degli Alleati dalle alture che sovrastano la riva sud del Fiume Sangro.

L’ordinanza di sfollamento che riguardò Roccaraso fu diramata in ogni dove il giorno 2 novembre e nel giro di pochi giorni l’esodo fu completato. Nel frattempo intervenne un’altra ordinanza che spiegò in maniera più dettagliata come dovevano essere condotte le operazioni di sgombero, sia nella provincia di Chieti che a sud della provincia dell’Aquila, quindi interessò anche Roccaraso.
Riporto di seguito la prima parte:
Strassenkommandant-z.b.V. nr.3 – L’Aquila, den 4 novembre 1943 – An den Hern Präfekten der Provinz Aquila
Il Comando Militare tedesco 1017 comunica quanto segue:
“1) Per la protezione della popolazione civile e per mettere al sicuro la proprietà della stessa contro gli attacchi aerei nemici e l’invasione nemica vengono sgombrati parte della provincia di Chieti e la parte sud della provincia dell’Aquila. Lo sgombro dei comuni interessati lo ordina il locale competente comandante delle truppe. Questo stabilisce anche come devono essere incolonnate le persone e quali strade debbono essere percorse per la ritirata della popolazione verso nord”.
Accadde che appena sgombrato l’abitato di Roccaraso, in barba all’intento di mettere: “al sicuro la proprietà contro gli attacchi aerei nemici” fu attuata la distruzione sistematica dell’abitato. Furono minate alle fondamenta tutte le case, gli alberghi, le chiese, i palazzi pubblici, i servizi turistici.
I genieri dei Fallschirmjager lasciarono agibili solo le abitazioni intorno al curvone della strada che saliva da Castel di Sangro, dove ci abitarono loro per tutto l’inverno e fino alla chiesa di San Rocco, che fu ridotta a stalla, in mezzo lasciarono in piedi il palazzo Patini che attrezzarono a cucina e a mensa delle truppe dislocate in zona.
Quindi da tedeschi non rispettarono le ferree regole che si erano imposti e che caratterizzano il loro carattere. Ma c’è una giustificazione per il trattamento riservato a Roccaraso?
Quando arrivarono in paese a metà settembre, quindi appena dopo una settimana dall’armistizio, trovarono in maniera evidente il legame di questa località turistica già affermata con Casa Savoia, dimostrato e scritto dovunque: Largo Luigi di Savoia, Piazza Giovanna di Bulgaria, Piazza Regina Elena e ancora Albergo Savoia, Albergo Reale, Albergo Principe, Albergo Palace Regina, Rifugio Principessa Giovanna.
Fu questa sicuramente la ragione per cui infierirono totalmente su Roccaraso, caratterizzata per oltre un ventennio dalla presenza dei Principi Giovanna e Umberto di Savoia, che qui soggiornavano per vacanza e per passione sciistica.
Ugo Del Castello