In una sala gremita all’inverosimile, quella della nuova sede di via Roma ospitante la sezione cittadina dell’Arci “F.Jovine”, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne ha segnato un passo importantissimo circa il doveroso dialogo che spesso e volentieri viene surclassato da monologhi e considerazioni non coinvolgenti e mai realmente utili all’intera collettività. La musica, il teatro, la cultura, unica vera arma contro ogni tipo di violenza, hanno invece corrisposto la giusta dose di impegno civile e centrato l’obiettivo di una giornata che spesso si manifesta all’insegna delle passerelle dal sapore del nulla.
Si è partiti convinti di dover fermare l’orologio; si è spenti i cellulari, attivi per la fantastica cavalcata alla vittoria del tennis italiano e si è dato spazio alla poesia, al teatro, alla musica. Senza responsabilità collettiva ogni molecola gravitazionale rischia di cadere nel vuoto e far danni incalcolabili. La violenza non si insegna ma si infonde con gesti, parole, condizionamenti, appartenenze unilaterali quali anche l’autoreferenzialità di soggetti che si pongono a paladini del mondo con scettri di carta che una volta volati via verso la decomposizione, generano invidie, atti contorti, ingiurie e maldicenze.
I professori della vita degli altri nascondendo la propria a chi essi parlano, sottraggono positività e degenerano in rivoli dagli argini mai costruiti. L’approccio alla vita ha necessità di interconnessioni e la musica fa miracoli.
Essa aggrega, vince sulla noia, non prevale mai sulla ragione. Riscopre letti di maleducazione offrendo spazi alla comprensione, alla relazione, ai sentimenti. Musica e parole che, in sintonia con le finalità legate alla giornata e al tema, hanno inteso sensibilizzare la comunità sulle troppe morti “per amore” che avvengono in Italia e nel mondo. La libertà e rispetto dell’altrui dignità, con le note mai stridule di Lino Rufo e le recitazioni cantate di Rossella Seno, ritrovano la via di cui parlava Don Primo Mazzolari: “Il mondo non si muove se noi non ci muoviamo; si muta se noi ci mutiamo; si fa nuovo se alcuno si fa nuova creatura”.
La diversità in senso generale viene consacrata come stupidità culturale e è ancor più impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile hanno il loro legittimo significato se declinati al femminile, assumono improvvisamente un altro senso.
Cambiano radicalmente, diventano luogo comune. Un luogo comune un tantino equivoco, che poi guardar bene è sempre lo stesso, ovvero un lieve ammiccamento verso la prostituzione. Un esempio? Un massaggiatore: un chinesi terapista. Una massaggiatrice: una m……tta. Scriveva Stefano Bartezzaghi, enigmista, giornalista, esperto di linguaggio: -Ecco, questo elenco l’ha scritto un uomo! – La serata per magia ha onorato la donna, ha abiurato ogni violenza e ha sceso le scale dei troni dell’insulso, grazie ad un plaudito spettacolo che ha garantito lo scettro della libertà e donato, finalmente, ritrovata felicità.
Maurizio Varriano