“La stagione della neve” era lo slogan impresso sul dépliant di Roccaraso del 1940. Raccoglieva, con belle immagini disegnate, l’organizzazione turistica dello sci, incominciata inconsapevolmente nel 1910 per opera del Touring Club Italiano, con successi continui, sciatori a migliaia, arrivati per lo più con i treni che partivano a raggiera dalle principali città che circondano Roccaraso; Roma e Napoli in testa, e con una ospitalità di prim’ordine incentrata su sei alberghi, qualche pensione, un rifugio in quota e una ottantina di case in affitto, un impianto di risalita, un ardito trampolino di salto, la Casa dello Sciatore.
Questa località turistica, completamente distrutta dall’esercito tedesco nell’autunno del 1943, risorse con vigore e completata la ricostruzione alla fine degli anni ‘50, già a metà anni ‘60 contava una ventina di alberghi, una decina di pensioni, un rifugio, camere in affitto a iosa e sei impianti di risalita, di cui una telecabina ad agganciamento automatico che arrivava a quota 2.140. E poi sale da ballo, un cinema e chi più ne sa più ne metta, per essere effettivamente all’altezza delle migliori località sciistiche della montagna italiana.
Una Roccaraso splendida e industriosa, ricca da fare invidia nell’arco di molti chilometri.
La neve. No, non l’ho dimenticata. Ai primi di dicembre faceva la sua prima apparizione e poi scendeva copiosa per tutto l’inverno. Erano pochissimi gli anni in cui si faceva desiderare.
E a partire dalla metà degli anni ‘90 l’impianto di innevamento artificiale è cresciuto progressivamente, fino a coprire oggi praticamente tutto il Comprensorio che nel corso degli anni si è esteso su buona parte delle montagne che a ovest circondano gli Altopiani Maggiori d’Abruzzo, ricche di impianti di risalita di prim’ordine e piste di tutte le difficoltà.
Gli ultimi tre anni sono stati problematici per via della carenza della neve che ha messo in seria crisi le attività economiche. Le quali sono riuscite con grande difficoltà a riempirsi di sciatori e turisti. E l’impianto di innevamento programmato è stato risolutore.
La scorsa settimana è nevicato, un po’, tanto quanto unitamente alla neve artificiale ha consentito per domani l’apertura di tre impianti di risalita al servizio di alcune piste di facile e media difficoltà.
Se si vuole dare credito al proverbio: chi ben comincia è a metà dell’opera e guardare i vari media che sfornano le sospirate previsioni, è opera generalizzata.
Nessuno sa se sia effettivamente vero, ma si racconta, che nei primi anni dello sci, quando qualche volta la neve si lasciava desiderare, i roccolani si affidassero al protettore Sant’Ippolito e lo portassero fuori della chiesa a testa in giù per esorcizzare così la caduta dei soffici fiocchi.
Ma una cosa è certa: Gregorio Cipriani, proprietario dell’albergo Reale, nell’anteguerra quando ricorreva il problema si recava diverse volte a controllare i movimenti del grande barometro esposto nella villa comunale e quando questo non dava segnali rassicuranti andava ad acquistare un fascio di lunghe candele che accendeva più propriamente davanti al Santo Patrono. A volte il Santo interveniva.
Come sarà il prossimo inverno? Beh! Speriamo bene. Ma recarsi ogni tanto in chiesa, portare un cero e inginocchiarsi per una preghiera davanti a Sant’Ippolito sono certo che sia opera doverosa e meritoria. Come si dice: aiutati che Dio ti aiuta.
Ugo Del Castello

















