A Palena è stato scritto di lui da storici illustri, a Monteodorisio gli hanno intitolato l’auditorium, a Civitella Messer Raimondo, si svolgeranno iniziativa diverse collegate al progetto promosso da Poste Italiane, di valorizzare 70 piccoli comuni italiani nell’occasione delle celebrazioni del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, ammesso che gli stessi abbiano in qualche modo a che fare con il sommo poeta e con la sua opera. Requisiti di cui sono in possesso diversi comuni abruzzesi avendo avuto a che fare con uno dei personaggi più importanti del Purgatorio, alias Sordello da Goito.
Una storia intrigante quella del poeta trovatore, morto probabilmente tra i paesi del suo feudo e che essendo vissuto per molti anni in Provenza, aveva scelto l’occitano come lingua di espressione dei suoi testi poetici. Nel Purgatorio, Dante, paragonandosi adun frastornato giocatore di zara, uno dei giochi più diffusi nel medioevo, dal termine arabo Zahr e da cui, molto probabilmente sarebbe derivato il termine azzardo “.. quando si parte il gioco de la zara / colui che perde si riman dolente,/ repetendo le volte, e tristo impara; con l’altro se ne va tutta la gente;/ qual va dinanzi, e qual di dietro il prende,/ e qual dallato li si reca a mente”, incontra, tra gli spiriti solitari , il più famoso giullare italiano, naturalizzato abruzzese e a lui affiderà, quasi sdoppiandosi, la pronuncia della più famosa invettiva all’Italia. “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordell”. Una scelta non casuale che ha incontrato diverse interpretazioni nel corso dei secoli dagli storici che si sono susseguiti.
Sordello era nato a Goito, in provincia di Mantova . Sin da ragazzo aveva scelto la vita del giullare alla corte di Rizzardo di San Bonifacio, signore di Verona, dove ebbe una storia di piccante amore clandestino con Cunizza sposa di Rizzardo e sorella di Ezzelino da Romano.
Per questo motivo, molto probabilmente, dovette rifugiarsi in Provenza, presso Raimondo Berlinghieri e da qui passare alla corte di Carlo I d’Angiò che seguì in Italia dove nel cuore dell’Appennino abruzzese, dove dopo la battaglia di Tagliacozzo, impresa italiana del 23 agosto 1268, che segnò la fine della casa Sveva con la sconfitta di Corradino, e la rottura definitiva tra ghibellini e guelfi, ottenne in dono i feudi di Civitaquana, Monteodorisio, Paglieta e Palena. “…Dopo la signoria di Bonifacio di Galiberto il Castello di Palena fu donato da re Carlo I d’Angiò al suo fedele e prode Cavaliere Trovatore: Sordello di Goito, che aveva seguito il “vecchio Alardo” nella guerra contro il re Manfredi per la conquista del Regno di Napoli, nel febbraio del 1266. Nel diploma di tale investitura si legge: …SORDELLO DE GODDO, MILITI, CONCESSIO CASTRI PALENE IN APRUZZO XXX – VI – MCCLXIX…” ottenendo l’investitura di alcuni castelli ne, fece ritorno in Italia”. Scrive lo storico Mario Como nel libro “Palena nel corso dei secoli”.
E Sordello da Gioito è ricordato in diverse località della comunità montana Maiella Orientale –Verde Aventino come Palena, Lettopalena, Taranta Peligna , Civitella Messer Raimondo oltre ai territori del medio Trigno, come Monteodorisio di cui è nominato signore.
Fernanda Pugliese