“ L’informazione è un bene pubblico da tutelare” è il tema scelto dall’ Unesco per celebrare la giornata mondiale appositamente istituita nel 1993 per attirare l’attenzione collettiva e delle Istituzioni sul rispetto di uno dei sacrosanti diritti civili appresentato dall’informazione.
Una informazione “affidabile e verificata”, come ha precisato la direttrice generale Audrey Azoulay che sottolinea “ la cura dell’informazione e ciò che si può fare per difendere il giornalismo come parte vitale dell’informazione”.
E su questo tema in un periodo così delicato e soprattutto con la proliferazione incontrollata di notizie da fondi non affidabili e spesso non autentiche o false, cade anche la riflessione del Segretario Generale della Federazione Nazionale Stampa italiana Paolo Serventi Longhi .
La libertà di stampa continua ad essere minacciata, e secondo l’Osservatorio Unesco dal 2020 ad oggi 76 giornalisti sono stati uccisi in tutto il mondo.
Tra i tanti temi in discussione la violenza di genere contro le giornaliste e un decalogo per i giornalisti per evitare di usare le parole sbagliate, già promosso dal gruppo Menarini , come strumento pratico per parlare in modo corretto su argomenti delicati come la violenza dove grande è lo scontro dell’opinione pubblica.
Sancita nell’art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948, la libertà di espressione e il diritto all’informazione, pilastro della democrazia, sono stati ripristinati il 18 giugno del 1946, dopo il periodo fascista , quando la stampa era considerata libertà di pochi e sottoposta al regime.
E l’art.21 della Costituzione italiana, sotto il titolo I dei Rapporti civili, sancisce” il diritto di tutti di manifestare il proprio pensiero con la parola scritta e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta autorizzazioni o censure”. Una conquista che rischia di essere vanificata da contrasti, polemiche, tanto per citare un esempio, la diatriba Rai – Fedez, di questi ultimi giorni. Per non parlare delle ingerenze da parte della politica e dei poteri forti e delle organizzazioni malavitose.
Che dire dei rischi che corrono i giornalisti sui fronti di guerra e nei Paesi dove l’ordine è ” non far sapere”. Quanti casi ! Non meno importante è dal punto di vista della disonestà nell’informazione è la pletora di pseudonotizie , o notizie ingannevoli diffuse e veicolate dai mezzi di comunicazione di massa.
Questa è una minaccia ricorrente che ha dei precedenti storici famosi. Risale al 1814 la notizia della morte di Napoleone, ovviamente falsa, annunciata da un presunto ufficiale e che influì sugli investimenti in borsa.
Ci piace ricordare il primo giornale italiano edito a stampa, la Gazzetta di Mantova, del 1664 che si pubblica ancora.
Prima della libertà di stampa, esisteva il “ privilegio di stampa”, era il Sovrano di turno che nei vari Stati italiani, decideva chi dovesse stampare un’opera e questo fece nascere l’idea di passare le notizie in fogli sciolti, scritti a mano e non firmati.
Nel Medioevo la cronaca era affidata ai cronisti tra questi Giovanni Villani, Dino compagni ed altri anonimi.
L’informazione e la cronaca di ogni genere, ma anche gli approfondimenti su svariati temi viaggiano oggi, anche nelle nostre regioni , sul binario della pluralità dei mezzi e delle voci che dovrebbe soddisfare il diritto dei cittadini a sapere.
F.P.