#parolaviva
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
#vivilaparola
L’esistenza è un continuo passaggio da una riva all’altra, un attraversamento del mare in tempesta, simbolo della fatica del vivere e della lotta con il male che continuamente insinua la nostra vita. L’esistenza è data non per stare al sicuro ma per attraversare il mare della storia: ma alla sera, quando il tramonto fa scendere il silenzio sul frastuono della dura giornata, risalgono i pensieri nascosti, quelli liberi dalle preoccupazioni fugaci e aperti a ciò che ha valore eterno. Allora desideriamo più di ogni cosa attraccare verso una riva sicura. Più di tutto vorremmo abbandonarci fiduciosi, come i bambini, alla tenerezza di un “padre buono” tra le cui braccia sentirci protetti. Si tratta dell’anelito di infinito che si libera nella notte, ma all’alba è costretto a sciogliere le vele e riprendere l’attraversata. Con il nuovo giorno siamo nuovamente gettati nel mare dell’esistenza, nella fatica di vivere e di crescere, e abitare la tremenda mancanza:
tra la tempesta e la bonaccia, dobbiamo cavarcela senza imbarcare troppa acqua. Pertanto cerchiamo un albero maestro solido a cui aggrapparci per non soccombere quando i venti soffiano contrari e le onde travolgono ogni cosa fino a farci naufragare. A volte sembra che siamo soli nella barca della vita e nessuno si curi di noi. Per questo siamo continuamente alla ricerca di salvatori artificiali: illusi di trovare una soluzione a quanto ci affligge. Ma proprio nell’esperienza della tempesta si manifesta in tutta la sua prepotenza la condizione di fragilità esistenziale in cui siamo, e si rompe il trucco di quei luoghi comuni con cui mascheriamo i nostri “ego” e preserviamo un’immagine falsata di noi stessi. La burrasca quando bussa alla nostra porta ha il potere di smascherare la nostra vulnerabilità e scoprire quelle superflue sicurezze con cui pensiamo di costruire i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità lontano da Dio.
Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù sulla barca insieme ai discepoli in mezzo ad una tempesta: ma il maestro dorme, sembra non curarsi che gli amici periscano. Svegliato dalle urla dei suoi, sgrida il vento e impone alle onde di calmarsi: riporta la calma. “Che cos’è mai questo”: diranno increduli i discepoli.
È bello sapere che Gesù è con noi sulla stessa barca della vita, è vero a volte sembra assente, disinteressato del nostro destino, ma in realtà è sempre con noi, condivide la nostra sorte: noi dobbiamo soltanto fidarci di Lui. Spesso però abbiamo paura di essere abbandonati al fato malevolo e la fede si indebolisce, confidiamo più in noi stessi che nella Sua presenza salvifica e così facendo cediamo angosciati alle tempeste della storia. La fede cristiana è una relazione personale con Colui che è sempre con noi, la scoperta di una presenza benevola, umile e potente, azione della provvidenza divina: non fuori dalle difficoltà che la vita ci presenta, bensì dentro le problematiche che viviamo tutti i giorni, dove sperimentiamo nonostante tutto, la gioia di essere amati da Dio.
#farsiparola
Chi non ha avuto paura e si è fidato di Gesù è stato Matteo Farina. Un giovane che non ha mai perso la gioia di vivere, anche quando la tempesta della malattia non gli dava tregua. Matteo nasce ad Avellino, paese natale del nonno paterno, il 19 settembre 1990. Vivrà però a Brindisi, nel rione Casale, circondato dall’amore dei genitori, Paola Sabbatini e Miky Farina e della sorella maggiore Erika, circondato dall’affetto dei suoi parenti ed amici. Cresce in una famiglia come tante, la mamma è casalinga ed il papà un impiegato di banca: da loro apprende la fede cristiana che vive con slancio e generosità nella Parrocchia “Ave Maris Stella”, a cui Matteo rimarrà sempre legato. La fede per lui è un dono che si nutre alla scuola della Parola di Dio che mai ha smesso di leggere e dall’incontro con Gesù nell’Eucaristia. Frequentava molto anche il sacramento della riconciliazione. Le guide spirituali che ha seguito durante la sua formazione e a cui si è ispirato sono state, san Pio da Pietrelcina, san Francesco d’Assisi, santa Gemma Galgani e Teresa di Gesù Bambino, di cui ha letto gli scritti, e al beato Piergiorgio Frassati.
I primi anni di vita scorrono sereni: Matteo è un bambino allegro, solare, attivo, ma al contempo è mite, affabile e dolce, caratteristiche che lo distingueranno anche negli anni della sua adolescenza e della sua breve giovinezza.
Fin dalla più tenera età, mostra una vivace intelligenza, desiderosa di conoscere e imparare, che lo porta a socializzare e ad apprendere molto rapidamente durante gli anni trascorsi nella scuola materna e in seguito, nella scuola elementare. Alla base di questo entusiasmo per ciò che è nuovo, vi è una grande passione per la vita, infatti ogni cosa la vive intensamente, come lo sport, la musica e l’informatica. Anche nella prova della malattia, dirà che non ha mai perso la gioia di vivere: “Sì, la gioia di vivere. Vivere la vita, perché la vita è bella”.
Il suo sogno è quello di essere un Ingegnere chimico-ambientale, sì da potersi mettere al servizio di Dio anche attraverso la tutela dell’ambiente, tanto è l’amore per il creato. Vince, persino, il primo premio del concorso “Energica-mente”, prova di giornalismo dedicata agli studenti degli istituti superiori di Brindisi, terza edizione del progetto “Edipower per la scuola”. Purtroppo Matteo non riuscirà ad arrivare agli esami di stato a causa di un male che costituirà la salita al calvario e lo unirà per sempre a quel Gesù che ha pregato ed è stato la sua speranza sulla terra.
Paolo Greco