Questa volta la vetrina di Talent Art al lido Alcione sul lungomare Nord, ideato dalla testata Termoli Wild e svoltasi venerdì, 23 luglio, è toccata ad Antonio Mugnano, artista dei trabucchi, una specie di palafitte di tronchi di pino, realizzati in miniatura, nelle loro caratteristiche strutturali , tutte diverse l’una dall’altra, modelli creati , concepiti e studiati senza limiti nella cura dei particolari e di ciascun dettaglio.
Antonio è accompagnato in questa avventura dal già noto acquerellista della città, Nicola Pelilli, impegnato a dipingere in diretta uno dei manufatti esposti.
Antonio Mugnano si occupa di questa attività da quando è in pensione ma è una passione coltivata fin da bambino quando al paese vecchio dove abitava, trascorreva le sue giornate incantato a guardare all’opera un grande maestro d’ascia, il biscegliese De Gregorio, che pugliese di nascita, si era trasferito a Termoli e qui, nel suo quartier generale, che era una bottega, “ sagomava i pezzi di legno conformemente alla loro funzione all’interno delle barche, con un attrezzo chiamato, appunto , ascia. Un maestro vero e proprio, come non ce ne sono più, e non c’è più neanche il mestiere, le barche sono fatte in vetroresina e altri materiali, di legno solo qualche esemplare. “Un ricordo che gli vela lo sguardo caricando di emozioni il suo dire.
Antonio Mugnano ha settantadue anni ed è in pensione, artigiano nel settore degli elettrodomestici , ha lavorato in Fiat. Sposato con una signora di Montecilfone, ha figli e nipoti, una bimba in arrivo a breve, ma la sua passione e la manualità è tutta nelle cose di mare.
Non solo trabocchi ma anche i simboli della città come il castello, le barche, i battelli, il faro, tutti realizzati con materiali poveri ma naturali come i tronchi portati dalle acque torrentizie, i legnetti restituiti dalle onde, le pietre e la sabbia.
Ovviamente la sua produzione più importante è quella delle macchine da pesca più antiche che attraverso una serie di ingranaggi permettevano di calare a mare una rete a maglie strette, dai bracci di apposite palafitte per intercettare banchi di pesci in passaggio.
“In Abruzzo questi marchingegni si chiamano trabocchi, in Molise trabucchi come in Puglia tra Peschici e Vieste.” Dei trabucchi dal punta di vista strutturale e non solo ha scritto un volume ben corredato dal titolo L’ ingegnere sopra il mare, il prof. Luigi Marino, anch’egli di Termoli. Ma si tratta di un prezioso studio specialistico che è un’altra cosa.
Antonio Mugnano, invece, di trabucchi in miniatura, ne ha realizzati diversi e per diletto, soprattutto ha rappresentato le diverse tipologie da costa a costa. Ci illustra i due modelli distrutti dalla mareggiata che qualche anno fa, “precisamente il 27 novembre del 2015, si è abbattuta sulla costa termolese lato Nord, portandosi via tutto. L’unico trabucco lasciato integro è quello detto di “ Celestino “ che è il primo posto sotto il muraglione ai piedi del castello e il trabucco del molo piccolo accanto al faro”.
Per Antonio queste palafitte da pesca, che oggi, soprattutto nel tratto abruzzese definita costa dei trabocchi, sono stati trasformati in caratteristici locali, sono delle creature. “ Quando li finisci di fare, ti accorgi che fanno parte di te e difficilmente te ne vuoi separare” . Così dice visibilmente emozionato mentre mostra la fotografia di suo nonno, in primo piano nella galleria del suo telefonino. “Un personaggio– racconta- e un volto più conosciuto al mondo, un quadro che lo ritrae è esposto in America, è finito sulle copertine dei giornali e il suo volto è tipico di questa città.
Il soprannome era pasanella, pescatore dalla nascita, pipa in bocca, volto bruciato dal sole ed eroso dal mare, da lui i ho tratto il nome ma anche il temperamento tra lo scontroso, il timido e il riservato insieme”. E non è un caso allora la sua ritrosia iniziale, fortunatamente vinta e che ha reso particolarmente interessante la conversazione ripresa al microfono dall’ideatore dell’evento Ezio Varrassi.
Antonio va come un fiume in piena, rispondendo anche alle curiosità dei visitatori, ospiti del lido, e in modo particolare dei bambini affascinati da questa insolita esposizione coniugata con le pennellate di Nicola, professore di arte e immagine, amante della natura e gli animali, dei cavalli in modo particolare, ne possiede uno che è sua parte integrante.
Ci parla della sua tecnica e soprattutto dei pigmenti preziosi che permettono al colore di combinarsi con l’acqua producendo straordinari effetti di luce sul foglio o sulla tela dove oggi ha dipinto uno dei trabucchi in mostra.
L’acquerello, concluso, è stato estratto a sorte e assegnato da Alessandra Cravero, la proprietaria, a uno dei frequentatori del lido.
Un venerdì pomeriggio di mare, di sole, di acqua ma anche di arte e di cose belle fatte da persone di talento che mettono a disposizione il tempo e la bravura ma anche l’esercizio, il lavoro, la fantasia , lo studio, la destrezza , la pazienza che nel caso specifico dei nostri due artisti, si chiamano, in due parole, culto e amore per la propria terra.
Fernanda Pugliese