#parolaviva
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”.
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono”.
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre”.
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.
#vivilaparola
Non è raro incontrare parole dalla scorza dura lungo il percorso della vita: succede che il linguaggio di chi ti sta accanto improvvisamente diventa estraneo, difficile da accettare. Generatore anche di conflitti e rotture. Per cui disorientati, forse arrabbiati, prendiamo le distanze, siamo tentati di abbandonare chi improvvisamente ci è divenuto incomprensibile. Non più amico. Per poi scoprire, ma soltanto dopo che, quelle parole nascevano da un cuore che ti amava tanto e voleva solo indicarti la strada migliore per la tua vita.
Infatti soltanto chi ti vuole veramente bene, parla con verità e corre il rischio di essere incompreso: anche se per un figlio, un amico, uno studente, è complicato capire. L’amore però non teme di essere incompreso, perché la sua grammatica alla fine splende alla luce del sole. Tuttavia cediamo facilmente alle lusinghe, a chi ipocritamente ci adula, ma non desidera affatto il nostro bene, e ci propone facili sentieri e false promesse.
Il Vangeli di questa domenica ci mette davanti ad un colpo di scena imprevisto, Gesù, al cui seguito si raccoglie una folla sterminata di persone, invocato come il Messia atteso, si trova davanti ad una possibile debacle. Il suo parlare è duro, per molti incomprensibile.
La parabola terrena di quel Nazareno, osannato, sembra discendente, sono in tanti quelli che cominciano a contestarlo. Molti si allontanano. Anche i suoi discepoli sono confusi, non pochi pensano di abbandonare chi ai loro occhi ha illuso e deluso.
La colpa è quella di essersi spinto troppo oltre, parla di carne e di spirito, di vita eterna: precisamente si è proposto loro come il pane di vita eterna, si è paragonato e infine sostituito alla manna data da Dio lungo il cammino del popolo nel deserto. Ha detto di essere la carne che nutre la vita spirituale. Addirittura si è proposto come la porta per accedere a Dio. Veramente troppo per chi credeva nell’Onnipotente Signore del cielo e della terra, il Dio degli eserciti, davanti al quale si doveva abbassare la testa. Ma Gesù non è un Rabbi qualunque, non teme di perdere il consenso, Lui è un maestro vero, vuole il bene, rispetta la libertà altrui, ed invita ad andare più a fondo, alla radice del motivo per cui lo seguono e lo ascoltano.
Gesù provoca, è tempo di decidere da che parte stare: volete andarvene anche voi? Una domanda spartiacque, che scava, lacera e macera: Perché stiamo dentro a Gesù? Che tipo di cristiani siamo? In sintesi: a chi affidare la nostra vita? Non c’è nessun altro se non Dio solo, a cui consegnare la propria esistenza. Nessun altro può dissetare la sete di Dio, e sfamare la fame dell’anima: il successo, i beni terreni, altre filosofie e teorie ci dicono poco. Da chi andare? Solo tu Signore hai parole di vita eterna! Ecco la confessione di fede più bella. Lontano da te, Signore, non c’è la vita che il nostro cuore desidera.
Anche la nostra fede spesso è confusa, contestiamo ciò che non ci piace. Molti cristiani sono con la valigia in mano, pronti a lasciare, per andare altrove: credono si, ma stanno a distanza, sempre irrequieti e recriminanti, mai con il sorriso, non si coinvolgono troppo, e sono tentati di abbandonare. Forse è tempo, anche per noi di scegliere, da che parte stare. Di ritrovare il sorriso che nasce dalla fede di Gesù
#farsiparola
Chi ha compiuto la sua scelta, di essere discepola di Gesù, e credere nella vita eterna è stata Suor Cecilia Maria: soprannominata la “suora del sorriso”. Suor Cecilia è una suora del Monastero delle Carmelitane Scalze a Santa Fe, in Argentina: una sua foto sorridente, prima di morire, ha fatto il giro del mondo su tutti i social network. Sono state moltissime le condivisioni di quel sorriso, che ha accolto la morte all’età di 42 anni.
Suor Cecilia lottava da anni contro il cancro, prima al polmone e poi alla lingua. La sua agonia è stata lunga, hanno raccontato le sue consorelle, ma ha saputo affrontare tutto con serenità e fiducia. Dedita alla preghiera e alla vita contemplativa, suonava il violino ed era conosciuta per la sua dolcezza e il sorriso permanente.
“Ha amato la sua vita fino alla fine, non è solo morta con un sorriso, ma ha sempre vissuto con un sorriso. Nel mezzo della sofferenza e del dolore, ha sempre vissuto sorridendo e sapeva che nella morte poteva finalmente incontrare il suo Sposo”, ha detto la consorella Maria Maddalena Gesù del Monastero di Santa Fe, in un’intervista ad ACI Prensa.
Su un foglietto prima di morire Suor Cecilia ha scritto alcune parole che lasciano trasparire la forza di una fede autentica e genuina: “Stavo pensando come volevo che fosse la mia funzione funebre. Prima un po’ di “forte di preghiera” e poi una grande festa per tutti. Non dimenticate di pregare, ma anche di festeggiare!”.
In un mondo che fatica a capire la parola di Dio, tutto diverso nel virtuale, dove scorrono immagini e scatti di un presente che si vorrebbe eterno, come quello dei social, Suor Cecilia ha inconsapevolmente lasciato un messaggio: il suo sorriso pieno di speranza, animato da un’incrollabile fede. Non rassegnazione, ma fiducia di ricongiungersi finalmente a Colui che su questa terra ha amato tanto: il Signore della vita…eterna!
Paolo Greco