Sabato 4 settembre, doppio appuntamento a San Giacomo degli Schiavoni, una mostra d’arte e un libro. Marzia Lamelza, Alessia Mendozzi e Paolo Pasquale i curatori della mostra con interventi a ciascuno congeniali, hanno ideato e realizzato un progetto che per dirla con le loro parole , “ ti porta a casa il Molise”.
Una idea bella chi ci accompagna in luoghi e località dimenticate ma che oggi esprimono il meglio della loro identità fatta di storie, di tradizioni, di bellezze paesaggistiche e naturali, di prodotti della terra e delle creatività degli abitanti. ” Paesi, paesaggio, prodotti”. Tre parole per sintetizzare un concetto. Quello espresso dal prof. Rossano Pazzagli, docente di Storia del territorio e dell’ambiente all’Unimol, nel libro Il Paese dei paesi”, come è definita l’Italia e non a caso.
Di comuni, infatti l’Italia ne annovera 7.904 distribuiti nelle 21 regioni che ne rappresentano la compagine amministrativa. Di questi, 136 appartengono alla ventunesima regione, il Molise di cui si parla e che, staccatosi dall’Abruzzo nel 1963, ha assunto la propria autonomia.
Una leggera pioggia settembrina ha fatto spostato l’evento di Reset, che si sarebbe dovuto svolgere nel parchetto comunale, in un bel locale sul piano stradale, sede della Misericordia. Diverse le persone convenute per ascoltare l’interessante dialogo a quattro voci, condotto da Oscar Vetta, con il prof. Pazzagli, con Alessia Mendozzi e Antonio De Lena, aperto ad un confronto sul tema dell’identità ma anche sulle modalità di recupero del tempo perso e di come si può tornare indietro e innamorarsi delle meraviglie dei luoghi trascurati, sconosciuti, poco valorizzati, parlando di ambienti, di persone, di risorse, di accoglienza.
Il filo conduttore sono state le pagine del libro, dove si dà voce ai luoghi dell’Italia interna, parlando di un Molise “timido e orgoglioso” che riparte da zero e da sé stesso con “ forme partecipate di sviluppo endogeno basate sulla ricerca di quello che c’è”. Una pubblicazione interessante, il cui sottotitolo è” Luoghi e voci dell’Italia interna“, stampata nel marzo scorso dalle edizioni Ets, dove protagoniste non sono le grandi città che nel tempo hanno sottratto risorse umane alle aeree interne, marginalizzate dalla mancanza di collegamenti viari, infrastrutture e servizi, abbandonate da una politica che ha privilegiato l’industria, come forma esclusiva di sviluppo e crescita, portando un po’ di Nord al Sud ma per quanto tempo?
Nel libro l’autore, toscano di nascita, parla di “ terre mediane”. E queste terre sono la “ sua Maremma “ e il Molise, un confronto che calza, se si pensa a quel territorio lontano, paludoso, malarico, la “ maremmamara” dei versi melodici e struggenti del più famoso canto popolare interpretato da Amalia Rodrigues, da Maria Carta, da Gianna Nannnni, e tanti altri ancora. Moltissime cose in comune con il Molise, “ ruralissimo” delle Terre del Sacramento di Francesco Iovine, divenuto “ romantico e stregato” nel reportage di Guido Piovene, nel famoso volume “ Viaggio in Italia”, degli anni ’50, dove già si parla di bisogno di turismo, fino alla frase fatidica “ Il Molise non esiste”, inventato oggi per sottolineare la marginalità, lanciando nel contempo la sfida della sua r- esistenza.
“ Le montagne ritrovate” , “ Come nasce un paese” con la storia di San Giacomo , e poi la teoria del “ Territorio come bene comune”, fino alla parte del libro dove inizia l’argomento Istituzioni , coscienza, vicinanza sociale, e geografia dei territori, tanto per citare alcuni temi.
Etimologicamente derivante da terere ( arare) e tori, turitorioum , il territorio esprime ed auspica “ il ritorno alla campagna”, con la difesa dell’ambiente, con la riscoperta di “ nuovi sentieri nei paesi antichi”, il recupero dei “ saperi” e il riannodarsi di un “ dialogo spezzato”.
Le “ Italie agricole”, le” archeologie rurali”, “ cibo e cultura”, “ il grano”, sono altri aspetti trattati e tra questi non poteva non esserci il tema della transumanza con il titolo provocatorio “ Contro il mito della transumanza”, per dire che avendo rappresentato nel passato la centralità del territorio attraverso i passaggi stagionali e le attività collegate alla pastorizia, i tratturi vengono visti nel presente come occasioni di rilancio e di sviluppo, senza pecore ma con la reale possibilità di rivivere i luoghi, inventando nuove occasioni ed economie, evidentemente.
Un articolato dibattito, ben coordinato e reso interessante dalle domande di Oscar Vetta di Acquaviva Collecroce, paese fondato da gente dalmata, che hanno offerto spunti di riflessione incoraggianti e soprattutto in linea con le nuove modalità di approccio e di riappropriazione di un territorio che diventa tuo se lo conosci .
Da qui il progetto Resistenza e Territori, con i suoi percorsi , con le idee chiare di un gruppo informale di giovani. Idee da condividere, sostenere, amplificare, esportare anche facendo rete, se veramente si desidera ripartire tenendo fermo il presupposto che non è vero che “ il Molise non esiste”, come provocatoriamente riportato sul muro di una casa diruta a Civitacampomarano, già cenacolo culturale, luogo di nascita di uomini illustri, e sede del meraviglioso Castello angioino, rinato come paese, con l’arte di strada. Il Molise c’era, c’è, esiste. E come esiste!
Fernanda Pugliese