“Buongiorno a tutti. Un saluto a tutti i presenti alle autorità religiose e civili, agli ospiti e agli organizzatori di questo summit che quest’oggi fa tappa in Molise, nei nostri piccoli Comuni di Agnone e Castel del Giudice.
Un evento che vuole dare voce agli ultimi e raccontare le vicende che caratterizzano i 20 Paesi più poveri della Terra. Nel corso della storia, tali nazioni sono state dilaniate da sfruttamenti che le hanno portate ad essere non le più povere del mondo, ma le più impoverite. Impoverite dalla fame di potere e prestigio di altre nazioni che spesso non hanno permesso la formazione di istituzioni democratiche in tali contesti, calpestando i diritti dei più deboli. 17 degli ultimi 20 Paesi della Terra sono situati in Africa, uno dei continenti più ricchi di materie prime del globo ma paradossalmente uno dei più poveri proprio perché non riesce a generare sviluppo a causa di ingerenze internazionali sia politiche che economiche.
Troppo spesso dimentichiamo di dire a noi stessi quanto siamo fortunati.
Fortunati perché siamo nati in un posto del mondo ricco e prospero. Un posto nel mondo in cui ci si lamenta frequentemente di futilità, non cogliendo i veri bisogni di una parte di umanità che lotta ogni giorno per sopravvivere e migliorare le proprie condizioni socio-economiche.
Ospitare “The Last Twenty” ad Agnone rappresenta l’occasione per cambiare le lenti colorate di kantiana memoria con le quali guardiamo al mondo che ci circonda e indossarne di nuove che ci permettano di guardare agli eventi con punti di vista basati sull’attenzione ai più fragili.
Quest’oggi i tavoli di discussione coadiuveranno due elementi simbolici che rappresentano i cardini di The Last 20. Gli ultimi della Terra si uniscono ai più piccoli d’Italia in un summit il cui obiettivo è quello di elaborare un termometro sociale che metta in luce le divergenze tra i più forti e i più deboli, che dia risalto ai bisogni e alle carenze degli abitanti delle aree marginali o in via di spopolamento del mondo, come le nostre aree interne.
L’argomento appare quantomai attuale in un territorio come il nostro, in cui il tema dello spopolamento spinge con forza l’acceleratore sul taglio di servizi essenziali e primari. Tagli ingiusti e non rispettosi delle volontà di coloro che con forza e dedizione decidono di rimanere ad animare le nostre Aree Interne, mantenendo vivo il collegamento con le attività, le tradizioni e le emergenze culturali che rendono unici questi territori. Tagli che calpestano e non riconoscono diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.
Nell’ambito della lotta degli ultimi, dei più marginali del mondo, la battaglia per l’uguaglianza assume un valore globale. La sfida del mondo attuale è quella di mettere da parte le differenze per creare un legame di unità nuovo, che permetta ai popoli di stringersi la mano e collaborare alla realizzazione di un sistema di equità sociale al servizio del benessere della collettività generale intesa come connubio tra uomo e natura nella tutela della sfera vitale universale. Una sfida che deve cogliere la necessità di rimettere al centro l’art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU che recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Una sfida che deve abbracciare visioni di tutela dei diritti sempre più ampie, come peraltro indicato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che pone l’attenzione sul diritto del lavoro e sulla lotta alle discriminazioni. Perché, in fondo, non esiste un arco temporale che possa delimitare quando sia il momento giusto per un diritto. Un diritto è diritto in quanto tale, trascende la storicità e sostiene il completo sviluppo della persona umana. Ogni diritto è fondamentale, a cominciare dal diritto alla vita, alla tutela della salute fino ad arrivare al diritto al lavoro, dalle tutele contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale alle tutele contro le discriminazioni legate al colore della pelle, al genere e alle disabilità.
Negli ultimi anni sono stati inequivocabili i segnali che la Natura ha lanciato e che dovrebbero far comprendere quanto i sistemi produttivi e di vita dei paesi industrializzati abbiano fortemente mutato equilibri naturali che per millenni hanno garantito la perfetta armonia di tutti gli elementi che lo compongono.
I cambiamenti climatici, l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, la perdita di biodiversità, la povertà, la siccità, la desertificazione, le catastrofi ambientali e la pandemia sono solo alcune delle attuali problematiche globali.
Tante altre sono ancora in essere e di nuove se ne svilupperanno; tra queste la carenza d’acqua sarà una delle questioni che porterà alle maggiori frizioni geopolitiche su scala mondiale. Inoltre, dal punto di vista alimentare, è già chiaro che l’iper-produzione agricola nelle sue varie declinazioni e gli allevamenti intensivi sono modelli non più sostenibili.
L’ultimissimo esempio che la Madre Terra ci ha posto all’attenzione è strettamente legato alla ripresa dalla pandemia da Covid-19. E anche in questo caso è evidente come ci sia una forte differenziazione nell’affrontare il problema tra paesi più ricchi e poveri. Negli ultimi mesi, infatti, è stata rovente la sfida dei Paesi più sviluppati nell’accaparrarsi il maggior numero di dosi di vaccino possibile, a discapito delle nazioni meno forti sul mercato sanitario. Una corsa al farmaco per raggiungere il prima possibile una ripresa economica solo apparente.
Difatti, non c’è vera ripartenza se non si riparte tutti insieme. Secondo un report di Nature, oltre l’80 per cento delle dosi dei vaccini approvati nel mondo è stato destinato ai Paesi ricchi. In Africa solo il 3% della popolazione è stato completamente vaccinato e lo stesso vale per gli altri Paesi a basso reddito del mondo. Continuando a seguire tali schemi, si stima che gli Ultimi della Terra raggiungeranno una copertura rilevante di vaccinazioni solamente nel 2023.
Il tavolo che avrà luogo quest’oggi ad Agnone è intitolato “Politica, l’arte di governare: educazione istituzionale. Sviluppo di un’educazione civica-economica comune internazionale” e racchiude nella sua generalità le macro-tematiche riguardanti gli Ultimi della Terra. In tale contesto, l’obiettivo che il mondo politico in primis è chiamato a raggiungere è quello di creare una formazione dell’etica responsabile tra i più giovani.
Affinché i ragazzi si sentano partecipi della costruzione di un nuovo modello di sviluppo globale sostenibile, di una comunità veramente internazionale, è necessario che riscoprano l’importanza del loro contributo decisionale. I giovani non devono più essere investiti dalle decisioni della classe dirigente, ma devono avere la possibilità di avvicinarsi a tale sfera per diventare parte integrante e attiva dei processi di riforma che traghetteranno il globo verso il futuro.
Per questo è importante ascoltare i bisogni dei giovani, affinché comprendano al meglio come superare le sfide dell’oggi e affrontare con consapevolezza quelle del domani. Abbiamo il compito di lasciare alle nuove generazioni un mondo che sia ancora vivibile, un modo più giusto ed equo.
Fondamentale, sotto questo punto di vista, sarà tenere ben saldi nell’agenda setting globale gli obiettivi contenuti nell’Agenda Per Lo Sviluppo Sostenibile ONU 2030. Obiettivi che includono tematiche quali lotta alla povertà, alla fame, ai cambiamenti climatici, allo sfruttamento dell’ambiente, alle discriminazioni e all’inquinamento. Obiettivi da raggiungere per preservare la naturale bellezza del mondo e la pari opportunità di sviluppo della dignità umana.
Bisognerà compiere passi audaci e trasformativi per portare urgentemente il mondo sulla strada della sostenibilità e della resilienza senza lasciare indietro nessuno. E su questo tema lo sforzo deve essere collettivo. È necessario quindi che i grandi della Terra si guardino indietro per tendere la mano alle Nazioni più fragili, in modo che ogni tappa del lungo percorso dello sviluppo sia raggiungibile da tutti.
Per raggiungere un sistema più equo sarà necessario lavorare affinché non ci siano più disparità nella realizzazione dei sogni di un bambino che ha conosciuto la crudeltà della guerra e di un bambino che conosce solo la pace, di un bambino che cresce imparando sui banchi di scuola e di un bambino che un’istruzione non l’avrà mai, di un bambino che sogna sereno tra le braccia dei suoi genitori e di un bambino che i genitori li ha visti annegare nel mare in tempesta.
Voglio concludere ricordando le parole dello scrittore Miguel De Cervantes, che riassumono l’importanza della nostra azione: “Cambiare il mondo non è follia, né utopia, ma solo giustizia”.