#parolaviva
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
#vivilaparola
Accadono eventi nella vita, avvenimenti e situazioni che ne stravolgono i significati, la direzione e l’avvenire: mentre altre ne rivelano il senso più profondo. Tuttavia andiamo alla ricerca di segni, simboli e indicazioni che possano anticipare ciò che ancora non sappiamo, e scoprire la chiave che apre il lucchetto dell’enigmatico libro dell’esistenza. Infatti sempre più persone si affidano agli oroscopi per capire la piega di una giornata e di una settimana, oppure interpellano presunti esperti che possano offrire una plausibile spiegazione a ciò che accade attorno a noi e così prepararsi a fronteggiare l’ignoto, farsi trovare pronti e mettersi al sicuro. Principalmente nell’ambito economico e finanziario ci si affida a figure particolari che sappiano leggere i movimenti del mercato e prevedere dove cade il maggior profitto e quindi determinare dove investire.
In questi nostri giorni tristi a causa della minaccia del virus che ha infestato il mondo ci rivolgiamo a scienziati e tecnici per sapere come andrà a finire e soprattutto quando potremo tornare alla normalità della nostra vita: ed è quanto mai necessario interrogare la scienza sull’evoluzione di questa pandemia che ci ha tolto il respiro. La domanda della fine, contiene la grande questione del fine dell’esistenza: cosa che molti tendono ad eludere, preferendo le ubriacature artificiali dell’apparato consumistico. Eppure resta sempre attuale l’interrogativo esistenziale: verso dove andiamo? Cosa ci attende alla nostra morte? Tutto termina, oppure tutto comincia? Che cosa ci dobbiamo aspettare dopo? Che senso ha questa vita se poi dobbiamo lasciare tutto?
Il Vangelo di questa domenica appare indecifrabile, soprattutto perché dell’evento finale della storia preannunciato da Gesù, non abbiamo ancora avuto nessun sentore. Gli esperti definiscono questo discorso come escatologico, in quanto discorso sulla fine, dal tono apocalittico, che tratta del termine di questo mondo, ma parla anche di un’apertura, del nuovo mondo. Si resta come disorientati dalle righe di questa pagina evangelica, storditi, forse delusi. Ma ad una lettura più attenta, il testo ci aiuta a riflettere non sul quando accadranno certe cose, anche se continuamente accadono, bensì sul come prepararsi agli eventi decisivi della vita. Gesù ci conduce a scoprire il segreto del mondo e invita ad alzare lo sguardo e contemplare tutto dall’alto: non bisogna vivere a testa bassa, piegati alle cose di quaggiù, negli affanni materiali.
Ciò che è necessario non smarrire è il cuore, perché alla fine ciò che conta è l’incontro con il Dio della vita che viene. Si, perché Dio viene e continua a venire nella storia nonostante le sue contraddizioni: viene non come noi lo vorremmo, perché sempre sorprende, è nuovo, perché fa nuove tutte le cose. Per questo è necessario aguzzare la vista e fare nostro l’atteggiamento delle sentinelle dell’aurora che non temono la notte ma vegliano, in attesa dell’alba, del Dio che viene nell’oggi della nostra semplice vita. Perciò è importante la preghiera, perché è l’olio della lampada della fede che accende il buio e non ci consente di cadere preda del sonno: in pesantezze e dissipazioni, ubriachezze e affanni. Il credente veglia perché ama, tiene il cuore sempre lesto, in movimento, come fa una madre e un padre con il suo bambino.
#farsiparola
Chi ha vissuto animato dalla speranza e la fiduciosa attesa la sua vita è stato padre Pierluigi Maccalli, sacerdote sequestrato in Niger due anni fa e rilasciato lo scorso 8 ottobre. Ha ricordato con trepidazione le ore concitate del suo sequestro e il suo rapporto con i carcerieri, in una commovente intervista apparsa su vatican.news: la preghiera affaticata, in un momento doloroso di deserto spirituale, il suo desiderio di rimanere, nonostante tutto, missionario per i poveri ed i bisognosi. Padre Maccalli spiega che il suo dialogo con i rapitori non è mai stato caratterizzato dalla violenza: “Anzi, mi hanno sempre rispettato. Non ho mai ricevuto gesti di punizione. Addirittura, mi hanno permesso di utilizzare una radiolina con la quale ho potuto ascoltare la Radio Vaticana in onde corte proprio il giorno di Pentecoste: era la Messa celebrata da Papa Francesco.
Una grande gioia in un momento duro, di profonda tristezza”. Ha rivelato che il dolore che ha intaccato il suo corpo non è fisico ma interiore: “Ho fatto tutti i controlli medici, compreso un elettrocardiogramma e non hanno trovato nulla. Al cardiologo però ho detto: la ferita che è nel mio cuore è invisibile agli occhi. Tutto questo, però, è trasfigurato dalla fede. Ogni cristiano ha la sua croce da portare, ma ogni croce ha la sua Pasqua: si risorge sempre”. Nonostante il periodo della sua prigionia, non ha mai smesso di voler essere missionario: “In quei momenti mi sono detto: i miei piedi non possono camminare ma il cuore non è incatenato, il Vangelo non è incatenato. Quello che posso fare lo faccio con la preghiera, sostenendo anche gli altri missionari che stanno portando la Parola di Dio in Africa e nel mondo.
Ecco, il mio essere missionario è stato quello di sostenere con l’orazione tutte le periferie del mondo”. Padre Pierluigi Maccalli è stato missionario anche in catene, perché animato da una fede profonda che radica la sua speranza nella risurrezione di Gesù, il Signore della vita che spezza le catene della morte e continua a venire e trionfare nei cuori delle persone.
Paolo Greco