Un Sindaco illuminato, una comunità piena di spirito d’accoglienza, la voglia di ospitalità senza fini illogici, dettati dalla voglia di abbattere le barriere dell’indifferenza, hanno consentito a giovani donne e bambini di non essere stranieri in terra d’altri. Una storia che ha dell’immaginabile, se la si racconta così come è andata, nella più semplice delle realtà.
A Guardialfiera vive una donna Ucraina che come ogni Ucraino in Italia, ha sperato di poter ospitare nel paese adottivo, parte della sua famiglia da giorni in fuga dalle minacce di morte dettate da una Guerra ingiusta, senza vinti né vincitori. Una guerra che nell’immaginabile collettivo sta generando morti e distruzione, e non solo nell’esteriore aspetto immobiliare, ma soprattutto dentro e fuori cuori infranti, senza più forza di pulsare vita e generare sorrisi.
Una richiesta formale alla popolazione e la macchina dell’accoglienza accende i motori. Il Sindaco e l’intera amministrazione, si prodigano affinché possa esaudirsi il desiderio della concittadina Ucraina, e dopo aver dato la disponibilità ad intraprendere la via della speranza, armati di bandiera della Pace e di un mezzo di locomozione, portano a termine un’operazione decisamente difficile. Dopo ore ed ore di interminabile percorso, un pullmino arriva finalmente in quel di Guardialfiera. Occorre però alloggiare gli ospiti al Cas, si prosegue verso Campobasso, non prima di una buona pizza.
Donne e bambini scendono e si trovano difronte un altro scenario da guerra. Un CAS che sa di beffa e di abbandono, quasi come lasciarsi alle spalle un pezzo di cuore e ritrovarlo senza vita in Italia. – “ Non ci sto” le parole del Sindaco Vincenzo Tozzi. –“ Dignità per questi profughi di guerra. L’accoglienza deve essere degna di chi viene accolto e non accogliere senza pensare a chi si trova difronte. Non permetterò che questa gente sia discriminata o la si faccia sentire abbandonata anche da chi dovrebbe dar conforto “- continua il Sindaco che vedendo tanta indifferenza o consapevole mancanza, ordina perentoriamente di ricondurre le famiglie a Guardialfiera. Immediatamente chiama il nuovo parroco, allerta una operatrice turistica del posto, Carmela Minotti, già pronta da subito all’accoglienza, che da loro ospitalità. Il giorno arriva e con esso la sequenza di documenti e controllo. Dall’identificazione ai tamponi. Tutto in regola, la gente è felice di vedere sollevati i nuovi ospiti, si fa festa.
Una festa che declama al suono della campane la grande generosità di un Paese, quello di Francesco Jovine, che si apre al Mondo e si concede al prossimo senza dispense alcune. L’amministrazione fa un appello alla condivisione per il sostegno delle famiglie e nessuno si nasconde. Guardialfiera è libera di esternare la sua felicità per una storia a lieto fine ed il sindaco di dichiarare la sua positività. Da casa ci risponde felice, e spera che, con la sua negativizzazione, presto possa tornare ad abbracciare i suoi nuovi concittadini.
Maurizio Varriano