Il venticinque febbraio 2023 scrive una pagina importantissima, non solo per una Città, Isernia, ma per tutto il Molise. Da un’idea dell’Associazione “Artemide” con a capo Alessandro Aceto, Fernando Ferri e qualche altro volontario della cultura e della tradizioni popolari, tra cui il direttore artistico della stessa, Mauro Gioielli, dopo una gestazione lunga oltre 365 giorni, il progetto “ Il Carnevale delle maschere zoomorfe”, grazie, in primis, come si vuol rimarcare, ai tantissimi volontari culturali, agli sponsor privati, al contributo del Comune di Isernia ed alla partecipazione al Bando regionale “ Turismo e Cultura” da parte dell’associazione, ad onor del vero pochi credevano alla forza dirompente di tale progetto, Isernia per un giorno, ma sicuri che lo sarà per molto tempo, si veste da capitale europea del carnevale delle tradizioni, del folklore, della cultura identitaria.
Ma tecnicismi, apprezzamenti, meriti e demeriti non ci appartengono e per questo, solo per questo, ci permette di raccontarvi cosa è accaduto realmente ad Isernia il 25 febbraio 2023.
La giornata è di quelle grigie, pochi sprazzi di luce solare ma tanta attesa e frenesia positiva. I figuranti dei gruppi in maschera, di seguito denominazione e provenienza : Zvoncari ( Croazia); Kurents ( Slovenia); Momotxorrors (Spagna); Didi s Kamesnice (Croazia); Landzette ( Valle d’Aosta); Is’Arestes e s’ Urtzu ( Sardegna); Maschere Cornute ( Basilicata – Aliano); Il Diavolo di Tufara (Molise ); il Brutto ( Macchiagodena- Molise ); L’Orso di Jelsi ( Molise ); L’Uomo Cervo “ Gl’ Cierv” ( Castelnuovo al Volturno – Molise); hanno letteralmente preso d’assalto la città pentra e, nel riunirsi presso la struttura dell’Auditorium Unità d’Italia, hanno conclamato con i loro riti, rumori di campanacci, urla, vestizioni, colori, l’apertura del Carnevale unico in Europa, per concentrazione, storia, tradizione, identità culturale e popolare.
Ben duecentocinquanta figuranti, ed oltre, che alle 16,00 hanno iniziato a sfilare lungo le strade della città, ben predisposta ad accogliere le gesta e pantomime dei carnevali di Aliano, di Sorgono, Castelnuovo, Jelsi, Tufara, accompagnati magistralmente e scenicamente da carnevali europei quali quelli della Croazia, Slovenia, Spagna, Valle d’Aosta. Il frastuono è tanto da attirare gente in strada sino all’inverosimile.
Un pullulo di gente rende omaggio alla “Festante Parata” che si snoda lungo le vie principali della città. La gioia è palpabile e ben visibile sui volti di ogni singolo partecipante, spettatore o attore che sia. Scompare anche l’incombente azione delle nuvole che lasciano spazio ad una tregua sperata. La festa non può essere rovinata da un acquazzone e magicamente il sorriso e la preoccupazione di tale incombenza negativa, viste le notevoli difficoltà organizzative riscontate, svanisce in una bolgia di colori, i rumori diventano suoni, la festa diventa una ricca lezione culturale.
Le tradizioni vincono sulla dormienza di un mondo che si erge a paladino di libertà, ma poi fa di tutto per cancellare la voglia di aggregazione con azioni volte alla solitudine del pensiero e alla non condivisione di passioni, voglia di vivere il passato per favorire presenti e futuri sempre più intesi come unica via per tornare ad essere partecipi della vita di un Mondo sempre meno attento e sempre più proteso alle guerre, comprese quelle dei cuori. Evviva!
L’esclamazione più vera e più ricorrente. Finalmente la città si sveglia da quella indifferenza atavica e si pone al centro di un mondo che della tradizione ne ha ormai, quasi cancellato l’identità. Dirompente è la folla che spazza via le malerbe cresciute, riattiva la voglia di sognare ad occhi aperti e tornare a tempi preziosi e fasti di un territorio che si è fatto strada grazie a passati gloriosi e pieni di felice comunione. Il giorno, in fretta, passa lo scettro alla sera, la folla è sempre più colorata di sorrisi e battimano, i figuranti non si risparmiano in abbracci, pantomime, balli e riti. Il corteo, sempre più lungo e pieno di code umane, si dirige verso il bel centro storico. La cattedrale con il suo bel campanile fa da sfondo coreografico al passaggio delle maschere.
A breve il saluto finale e il termine della festa. Il buio si riprende il suo spazio e la pioggia inizia a far il suo dovere di comparsa. Si era nascosta per guardar senza batter ciglio la bellezza di una città piena di ritrovata consapevole bellezza.
Adesso, vista l’ora e il sciogliete le righe, ha voluto sfogare tutta la sua amarezza per non essere stata, suo malgrado, la protagonista della giornata ma, come spesso accade tra amici, ha voluto, prima di lavare con il pianto la felicità di tutti noi, rendersi utile sino alla fine.
Non reggendo più lo stress ha voluto sfogare il suo ego, al culmine della sua infelicità, nascosta in sordina sino ad ora, poiché sapeva benissimo, che nel far ciò, non avrebbe mai cancellato quella felicità che prima o poi, come canta Lino Rufo, arriva per tutti. Isernia ed il Molise, quella felicità si spera, l’abbia iniziata a ritrovar a partire da quel fatidico 25 febbraio 2023.
Se così non fosse, anche le maschere zoomorfe, resteranno un ricordo e quella felicità ritrovata, continuerà a fuggire tra le urla, i campanacci, i fuochi spenti dalla malvagità di una pioggia che avrà ancor più forza nell’essere dannata e unguento per altre malerbe. Noi crediamo il contrario. Siam certi che la colomba abbia lasciato il segno. Siamo convinti che il sapore dell’identità e la cultura, prima o poi, faranno la loro parte e, con loro, la felicità sarà per sempre.
La giusta follia, il racconto e la partecipazione ci rendono verità e per questo Giancarlo De Carlo, nel porre l’attenzione al nuovo modo di far cultura attraverso l’architettura ci dona la soluzione e ci riporta a sperare: “La verità è che nell’ordine c’è la noia frustrante dell’imposizione, mentre nel disordine c’è la fantasia esaltante della partecipazione”.
Maurizio Varriano
Foto Pino Manocchio