Clipper, un nome che consente rappresentare la cannonata che tuona lontano e urla la pace. Non stiamo certamente parlando di guerra o della nota conformazione dell’accendino più famoso al mondo ma dello spartineve più famoso d’Italia.
Arrivato a Capracotta il 16 gennaio 1950, grazie alla gente capracottese emigrata ma sempre legata al comune più nevoso dell’appennino, per tantissimi anni è stato senza dubbio l’elemento della ritrovata serenità dei cittadini altomolisani in tempi di neve alta.
La neve che da maledetta diventa benedetta e fonte di allegria e ricchezza. Compagno nel tempo che nell’operare nella sua condizione di “spazzaneve” ha reso aiuto incondizionato ad una popolazione che spesso e volentieri, in tempi di isolamento dovuto a copiose nevicate, stentava a resistere ai lunghi periodi invernali.
Il suo arrivo fu come un raggio di sole che illumina la notte e, con esso, non più notti passate a guardar dalle finestre coltri di neve insormontabili e soprattutto impedenti lo svolgimento di ogni tipo di attività, da quelle economiche a quelle sociali.
Arrivò dal New Jersey sino al porto di Napoli per poi generare un’incredibile festa al suo arrivo a Capracotta. Lo spazzaneve, dalla potenza di 240 cavalli, dalla pala lunga ben 24 piedi di spazzata e ben 15 in altezza, arrivò portando con sé la felicità dei donatori e la meraviglia grata, dei capracottesi restanti in paese.
Caricato sulla nave Exiria portò un lungo applauso e un sentito gemellaggio tra la cittadina Molisana e la ricca Jersey City. Capracotta, a dir il vero, era già fornita di spazzaneve ma i tedeschi in ritirata, distrussero l’intero paese e, con esso, l’unica ancora di salvezza contro la massa bianca, incarnata da uno spartineve di modeste dimensioni.
La ricostruzione avvenne in fretta ma lo strumento di libertà faceva sentire la sua mancanza. “Dal paese alla stazione non si poteva arrivare senza liberare la strada” ricordò così le abbondanti nevicate Giovanni Paglione.
Egli che raggiunse nel 1912, a Lakeside Park, Jardeville, e nel pronunciare un breve discorso diretto ai suoi concittadini di Capracotta continuò : ” nel presentare a voi questa macchina, spero vogliate accettarla come un simbolo che regna solamente fra i popoli liberi, come un spada per combattere quelle bande avversarie, che con la loro falsa propaganda cercano di dividere i popoli. Quando lo vedrete passare, luccicante nei suoi colori, aprendosi la via nella neve, salutatela come la testificatrice della nostra fratellanza. Essa rappresenta il cuore del Capracottese emigrato, il cui pensiero è sempre rivolto a voi fra queste montagne.
Essa rappresenta la generosità di un popolo a voi ignoto. La cui mano è sempre stata attraverso gli oceani per stringere la vostra”. Circa 350 persone, fra le quali molto generoso è stato Mr.M.Walter,seguendo con pieno cuore l’iniziativa del comitato eletto dal sindaco J.V.Kenny, contribuirono alla raccolta dei 24.000 dollari necessari per l’acquisto della macchina.
Addirittura si consegnò alla voce di Frank Sinatra per raggiungere la cifra necessaria per comprarlo. J.Volpi, Anthony Di Guglielmo, Patrick Volpi tra i molti altri donatori e funzionari e simpatizzanti. Come ogni cosa del passato, il tempo ne fa un ricordo o un condizionato elemento che non ferma le emozioni, le vicissitudini, le lacrime.
Anche Clipper, come ogni pezzo di storia e di identità, va in soffitta, questa volta una vera e propria teca, molto grande naturalmente.
Proprio per la sua notevole figura rapportata ad una cittadina resiliente,
aggrappata al senso dell’appartenenza anche se mai campanile autoreferenziale, ad un popolo fiero del suo passato, delle origini, del presente, però, non poteva essa, lasciarlo marcire tra la ferraglia di un cimitero che prima o poi avrebbe fatto del suo acciaio un semplice cubo da liquefare.
Così la mattina del 18 maggio l’intera comunità ha voluto far festa e rendere omaggio alla sua operosità e concretezza nell’aiuto, con uno sventolio di bandiere e onorare il suo ultimo viaggio nel solco emotivo di chi ricorda, di chi immagina, di chi non vede arrendere il proprio cuore all’andar via.
Il gioiello prezioso va posto in un luogo del ricordo e Capracotta ha fatto ancor meglio. Ha affrontato la burocrazia per tributare ad un “Capracottese di acciaio” un posto dove poterlo ammirare per secoli e nel ricordo tributare, grazie ad esso, la medaglia di “ Salvatore “ per una comunità sempre in vita, sempre attenta, sempre orgogliosamente montanara.
La cerimonia ufficiale di inaugurazione della teca ci sarà nel prossimo mese di settembre, in occasione della Festa della Madonna di Loreto, proprio per consentire a tutti, in modo particolare ai capracottesi d’America, di essere presenti a questo importante evento.
Da domani passando lungo le strade di Capracotta, non mancherà il ricordo di un motore da 240 cavalli che ruggisce e saluta il tempo che passa con la sapiente consapevolezza che potrà sorridere ancora senza consumare carburante ma alimentare commozione e ricordi sempre vive, tramandati da padri, come scriveva Francesco Jovine, e rimasti nel sangue e nellafantasia di ognuno di noi.
Maurizio Varriano