L’idea nacque nel 2001 poi nel 2002 la delibera firmata dal manager Giovanni Di Pilla che tramutava il nome “Ospedale Civile di Agnone” nell’odierno San Francesco Caracciolo. Sono passati 21 anni e nessuno hai mai ricordato l’evento.
Il manager Di Pilla (oggi nella gestione della sanità di San Giovanni Rotondo) ha voluto con una lettera ricordare al sindaco di Agnone Daniele Saia l’iter dell’intitolazione sperando che, di sua sponte, Saia lo ricordasse in qualche evento ai cittadini.
Ma ad oggi, nessuno dell’Amministrazione, ha mai citato la storia del nome del Caracciolo di Agnone.
“Caro Daniele -scrive Di Pilla a Saia- nei giorni scorsi si è tenuto un convegno su San Francesco Caracciolo a cui è stato intitolato l’ospedale.
Volevo ricordare che quel nome lo scegliemmo dopo la conclusione dei lavori di ristrutturazione del Nosocomio che facemmo durare solo 18 mesi dopo anni di fermo rendendolo una Clinica “Svizzera” con i bagni in camera (non previsti) il risanamento delle cucine fatiscenti e del magazzino infestati di topi, riprogettando l’ingresso, il pronto soccorso e la morgue, eliminando il forno e la canna fumaria attaccata alla struttura che per anni aveva prodotto fumi tossici.
Dotammo la chirurgia di una sala operatoria all’avanguardia anche con un posto tecnico di rianimazione per il post intervento. Inoltre comprammo e installammo la TAC contro il volere del primario radiologo che non sapeva usarla e con la nostra rassicurazione che per circa un anno avremmo convenzionato dei radiologi esperti che lo avrebbero addestrato. Avevamo allora alcuni specialisti esclusivi nella nostra provincia (l’oculista Moscato) e regione (il reumatologo Paoletti che lavora ancora oggi forse con la mia delibera di assunzione).
Ebbene decisi allora che l’ospedale non poteva continuare a chiamarsi “ospedale civile” ma aveva bisogno di un nome. Costituimmo un comitato e dopo ampia consultazione e vaglio di diverse proposte fu scelto su il nome di San Francesco Caracciolo molto sostenuto dal dr. Luigi Falasca e dai Caracciolini ovviamente anche per le sue attività benefiche e di assistenza agli infermi.
Dopo l’adozione della mia delibera che dava il nome all’ospedale ci fu una cerimonia col sindaco, il vescovo Santucci, associazioni e sindacati alla quale invitammo la famiglia Caracciolo in particolare Carlo Caracciolo che inviò un telegramma.
Ecco volevo ricordare la storia del nome legata ad una stagione straordinaria dell’ospedale di Agnone che è stato purtroppo ridotto ad un simulacro, senza una ragione, un motivo credibile, un vantaggio per la sanità regionale che invece si è solo impoverita e indebitata ancora di più.
Se ti capita ricordala questa storia”.
In quegli anni il Caracciolo contava 100 posti letto con tutti i reparti, sevizi, ambulatori e pronto soccorso e costava meno di 20 milioni di euro e tutta la Asl meno di 30, cioè non più del 4 o 5% del fondo sanitario regionale. Un ospedale che era invidiato da tutti perché erogava ottima sanità senza sprechi economici.
Di Pilla è molto legato al Caracciolo che porta nel cuore.
Purtroppo, una politica disattenta ha portato lontano un manager di spessore e sprofondato nell’oblio una sanità che funzionava.
“Con lo far scomparire o azzerare i servizi del Caracciolo –sottolinea Di Pilla –non si salva il deficit economico del Servizio Sanitario regionale o nazionale. Dunque, auspico in una svolta immediata da parte di tutti se si vuole che il San Francesco Caracciolo possa riprendere quota. Riprendere fiducia e far dichiarare da subito l’altissimo Molise “Area d’Emergenza” sotto ogni settore a partire da quello di una sanità che è sempre stata oculata e priva di sprechi come quella dell’agnonese”.