Termoli ed il Molise hanno scritto una pagina importantissima per il futuro del Mare, delle sue rotte storiche, per la salvaguardia delle risorse quali acqua e biodiversità. Cambiare rotta, riscoprire luoghi, sapori e saperi da un nuovo punto di vista. Così l’acqua incontra la terra, e l’emozione si corrisponde al viaggio. Un’azione forte, sinergica e decisamente impattante dal punto di vista emozionale, con lo scopo di valorizzare la nostra risorsa più preziosa : l’acqua.
Per questo il veliero “Jancris” attracca a Termoli dove ad attenderlo, presso la banchina navi traghetti, erano presenti il Commissario dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, partner del progetto, Remo Di Giandomenico, i suoi collaboratori, il comandante della Capitaneria Termolese, Sergio Mostacci, il rappresentante dell’Amministrazione Comunale e della Provincia di Campobasso, Vincenzo Sabella, l’artista Ettore Marinelli, in rappresentanza dell’Antica Fonderia Pontificia Marinelli, Freddy Luciani, artista del dipinto, operatori del settore della pesca e del diporto.
Il punto di ritrovo, per favorire scambi culturali, progetti e condivisioni di percorsi culturali e trasporti emotivi, è per l’occasione, la sede della struttura “Pesce Nostrum”, attività gastronomica dettata dalla capacità progettuale quale la riscoperta del pesce dell’Adriatico. “Come se il mare separandosi svelasse altro mare, questo un altro, ed i tre solo il presagio fossero d’un infinito di mari non visitati da riva, il mare stesso al mare posse riva.
Questo è l’eternità”, con questa apertura dedicata al mare( poesia di Emily Dickinson), Maurizio Varriano ha aperto -l’incontro accoglienza- riservato all’equipaggio dello Jancris capeggiato dallo scrittore Alfredo Giacon, coadiuvato da Renato Carafa ( Lega Navale Italiana).
Subito dopo, un altro momento emozionante ha visto il cantautore Lino Rufo esibirsi nell’inno del Molise tratto dallo scritto di Jose Rimanelli “ Molise Mio”. I saluti di rito sa parte delle istituzioni civili e militari, hanno fatto da apripista al toccante racconto del suo viaggio, da parte di Alfredo Giacon che, nel ripercorrere le sue esperienze in mare, ha tracciato resoconti decisamente inquietanti circa lo stato di salute dello stesso.
Queste in sintesi le sue parole :“Mare, fiumi, laghi sono il nostro patrimonio fatto di arte storia, cultura, paesaggio, biodiversità. Le antiche rotte di navigazione nel permettere scambi culturali hanno fatto sì che si consolidassero in una sola casa comune : Il Mediterraneo. Necessaria la conoscenza e la consapevolezza che solo in rete si può determinare cambi di rotta e per il Molise, l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo ha inteso rendersi disponibile al partenariato offrendo la sua disponibilità a divenire membro del progetto che vedrà consolidarsi in occasione della “Barcolana” in quel di Trieste
. Il futuro è nella conoscenza della storia, nel ripercorrere rotte e cammini in chiave turistica culturale, nell’innovazione tecnologica. In tal senso l’Azienda ha realizzato un’applicazione che consente la messa in rete di tutti i porti turistici Italiani e al di la del nostro confine. Interconnettersi, poi, con territori interni quali quelli sulle dorsali appenniniche, è l’ulteriore scopo imprescindibile per uscire dall’incresciosa situazione inerente lo spopolamento. Il futuro è nell’artigianato, nella poesia, nella cultura e, non a caso, due doni, proprio dell’artigianato artistico e culturale molisano, hanno condizionato favorevolmente la giornata ventosa ma da sprazzi di luce magnificenti.
Donati una tela rappresentante la sosta in adriatico di migranti pronti a donarsi una nuova vita, a cura dell’artista Freddy Luciani, e la riproduzione della campana dei 500 anni dalla scoperta dell’America a cura dell’Antica Fonderia Pontificia Marinelli. Accompagnati dalla canzone di Lino Rufo : ”Battello senza Marinai”, inno a tessere incontri e perseguire rotte maestre gli attori dei dello scambio di doni, ha consacrato la giornata la novella della Campana di Santa Caterina da parte di un Remo Di Giandomenico ispirato ma concreto – ”Nel lontano 1566 in un borghetto marinaro di nome Termele, regnava la pace e viveva nella modestia la famiglia Catenaro, di cui membri Domenico ed Andrea.
Andrea usciva in mare con una paranza ma mai prima senza aver poggiato la mano sulla campana di Santa Caterina, posta all’ingresso del porto. Essa fungeva da richiamo per i pescatori in caso di tempesta. Suo fratello non era avvezzo a tale pratica. Era un uomo senza fede. Quel tempo l’Adriatico fu infestato da saccheggi da parte delle flotte turche guidate da Piyale Pasha. Andrea una delle tante sere si recò a pesca, non prima del rito della campana. Fece una buona pesca ma all’alba vide avanzare navi turche che sferrarono un possente attacco al borgo. Perirono tanti pescatori che frenarono momentaneamente l’invasione dando la possibilità ai cittadini di fuggire dal borgo.
Domenico, intento a sfornare il pane, udendo le campane, presagio di sventura, corse a cercare suo fratello e visse la devastazione ed il saccheggio della città. I turchi presero ogni cosa ma non riuscirono a portar via la campana di Santa Caterina.
Cercando di rompere il basamento, i soldati turchi legarono esso ad un albero maestro di una nave. Il possente albero però si spezzò e la campana si inabissò. Irato il comandante fece così incendiare tutte le paranze e con esse il Castello Svevo.
Nel contempo Domenico continuò a cercare suo fratello che dopo varie ricerche, trovò impigliato a delle reti sotto la sua paranza ormai capovolta e distrutta. Riuscì a portarlo a galla nonostante non desse segni di vita. Riconobbe il bene per il fratello e nello sgomento di una morte, incontrò l’amore di Rosa che aveva anch’ella perso il proprio padre durante l’assedio. Ancora oggi si racconta che è possibile sentire i rintocchi della campana a mare, ma solo di notte e solo in condizioni di maltempo”.
Un aneddoto che fa riflettere e condizionare il pensiero e la voglia di guardare avanti senza dogmi precostituiti e con la convinzione che progettare il futuro è necessario e indispensabile. Questo solo se ci si pone con le menti a tempi passati, anche se a volta fantasiosi, che della nostra identità hanno scritto la storia. Così le campane di Agnone ed il mare Termolese si uniscono e perché no, faranno la storia di qualcosa che è già nell’aria.“Confusa tra mare e cielo mi specchio nel silenzio. Sorrido nel vedermi, sorrido”.