La Pontificia Fonderia di Campane Marinelli non è solo scrigno dei bronzi sacri , ma è un clessidra in cui si possono trovare filtrate anche notizie non riguardanti solo le campane.
Come nel preziosissimo manoscritto “Del miglioramento delle Campane” datato 1849 di Giosuè Marinelli dove compare una nota curiosa ed inattesa.
“Il quaderno è un colto trattato di musica ed ingegneria che spiega dettagliatamente, anche con precise annotazioni storiche, come produrre una campana perfetta e dal timbro purissimo. Giosuè, fratello del più noto Alessandro, fu un raffinato fonditore e un attento studioso” ci dicono dalla Pontificia Marinelli.
“Molti anni dopo la stesura del suo capolavoro di campanologia, (siamo nel 1866 ndr), –aggiungono i Marinelli- sull’ultima pagina rimasta bianca, il Giosuè appunta una nota che pare “stonata”. Non ne sapremo mai il motivo ma dev’essere stato importante ed impellente. Si tratta probabilmente di un appunto domestico, un’osservazione per motivare i miseri introiti provenienti dalle terre di proprietà per gli scarsi raccolti dovuti all’anomalia del clima. Le bizze del tempo segnalate da Giosuè tra l’inverno del 1865 e l’estate del 1866 ricordano quelle trascorse in questi ultimi anni, qui in Italia.
Da sempre i contadini temono i contrasti del clima tanto da scongiurarli con apposite invocazioni incise sulle campane che, suonando, invocano il cielo perché non vi siano siccità, grandine, fulmini e tempeste”.
Insomma, il Mastro Campanaro parla di siccità estrema in inverno e pioggia perdurante a partire dal marzo di quell’anno fino a quasi ferragosto.
Altro che buco dell’ozono o tropicalizzazione e cambiamento del clima sui territori.
Il ciclo stagionale potrebbe ripetersi dopo 158 anni?.
Staremo a vedere se terminata una invernata priva di pioggia e neve assisteremo ad una stagione estiva umida ed uggiosa.
Il mese di marzo oramai bussa alle porte.