Lunedì 14 aprile a partire dalle ore 17,00 la Volturnia Edizioni con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Agricole e Agroalimentari della Regione Molise presenterà nell’Auditorium “A. Giovannitti” del palazzo ex Gil in via Milano, 15 a Campobasso l’opera- monumento (circa 600 pagine con corredo di foto a colori) sulla “Storia dell’Agricoltura Molisana”.
Il volume scritto dall’agronomo Michele Tanno, indaga l’evoluzione nel tempo di metodi e strumenti di lavoro, evidenzia sistemi di allevamenti e di colture e rimarca il ruolo delle tante personalità – politiche e di esperti settoriali, ai più del tutto sconosciuti – che hanno caratterizzato nel tempo questo importante settore dell’economia molisana.
Ai saluti dell’Assessore alle Politiche Agricole e Agroalimentari della Regione Molise Salvatore Micone, seguiranno le relazioni dei professori Letizia Bindi e Angelo Belliggiano dell’Università degli Studi del Molise.
Coordinerà gli interventi la prof.ssa Rossana Varrone, direttrice dell’Università della Terza Età di Campobasso. Scrive Aurelio Manzi nella prefazione al volume:
“Questo volume, frutto di studi ed esperienze decennali di Michele Tanno sui campi, oltreché negli archivi e biblioteche, ci permette di capire il mondo agricolo attuale del Molise e delle campagne meridionali, attraverso le vicende storiche degli uomini impegnati nella coltivazione dei campi, le piante e varietà coltivate introdotte e dismesse, i rapporti sociali ed economici tra le classi, restituendo un pezzo di memoria alla sua gente e all’intero Paese, contribuendo a mantenere e rafforzare l’identità storica e sociale di una Regione che cerca di resistere e di adattarsi, malgrado tutto, alle grandi trasformazioni mondiali in corso.”
Scrive l’Assessore Salvatore Micone nella presentazione al volume:
“Il volume rappresenta, una guida singolare per ogni molisano e racchiude l’essenza stessa del Molise, dove il territorio, le persone, le tradizioni ed il mondo rurale si fondono in un’unica voce, quella che sussurra Identità. Identità tramandataci dai nostri avi che riecheggia come una testimonianza vivente del legame profondo con l’agricoltura e che deve guidare le future generazioni nell’affrontare le sfide del quotidiano e dell’imminente domani.”