Parco Nazionale del Matese e partecipazione: questo il binomio emerso nell’incontro pubblico organizzato nella giornata del 14 aprile dalla Consulta delle Associazioni del Matese a Piedimonte Matese “per fare chiarezza”, spiegano gli organizzatori. Ospiti dell’evento ospitato nella sala consiliare del Comune Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, figura di riferimento nel panorama della tutela ambientale e della gestione delle aree protette italiane; e Nunzio Marcelli, laureato in Economia, pastore per passione da quasi mezzo secolo, titolare del bio-agriturismo La Porta dei Parchi di Anversa degli Abruzzi (Aq), e presidente di Appia–Rete Pastorizia Italiana, realtà impegnata nella valorizzazione della pastorizia come patrimonio culturale, sociale ed economico. A coordinare il tavolo degli interventi Luigi Arrigo e Pierluigi Reveglia della Fondazione San Bonaventura.
Troppe fake news o troppa poca informazione alla vigilia della nascita dell’ente prevista a breve: la sentenza del Tar Lazio che imponeva alle Regioni Campania e Molise la conclusione di un processo di “scrittura” e definizione dei confini e delle zone dell’area naturalistica, ha sancito come termine dei lavori la data del 22 aprile. Nato con la Legge 205 del 27.12.2017 ha continuato a vivere il suo status di ente regionale; una sorta di quiescenza in cui è mancata l’azione formativa da parte della politica locale, fino a pochi mesi fa, finalizzata a generare mentalità e proattività, ma soprattutto a definire con chiarezza l’insieme di criteri di vivibilità leggendo i bisogni delle comunità che abitano i territori a partire da allevatori ed agricoltori, ma anche piccoli operatori turistici con un notevole potenziale di crescita.
Nel tempo, pur non mancando proposte di confronto e conoscenza dei temi, oggi finisce sotto la lente – come chiarito nell’evento dal presidente presidente del Parco Regionale Agostino Navarra – l’unidirezionalità di questa, mirata più alle norme di tutela paesaggistica e faunistica (il Matese gode già dei vincoli di Natura 2000) e alla cura dei luoghi che al dialogo con le categorie operanti sul territorio da cui dipende una fetta di economia locale.
Il futuro è nel valore della “partecipazione”
Eccolo il valore della partecipazione atteso da tempo e di cui emerge l’urgenza: amara consapevolezza anche per la lenta politica regionale, la prima a rimandare continuamente l’idea che il Parco non sarebbe mai arrivato: concetto che in queste settimane trova l’unanime accordo delle Associazioni matesine e ieri esplicitamente anche quella del sindaco di Piedimonte Matese, Vittorio Civitillo.
Regolamenti (ed il loro rispetto), uomo ed animale (selvatico o domestico da allevamento), sviluppo sociale ed economico possono convivere: è quanto emerso dal confronto dell’aula consiliare. A tratti anche interventi di ingiustificata volgarità verbale a testimonianza di come si sia volutamente coltivata nel tempo la disinformazione ma anche come sia cresciuta la ritrosia rispetto alla ricerca di informazioni e verità vantaggiose per coltivatori ed allevatori, nel mentre che la Consulta delle Associazioni “faceva da legante, da malta” come ha spiegato il suo rappresentante Franco Panella in apertura d’incontro tentando – nei settori di competenza – di suscitare la passione e il rispetto per il nascente progetto e al contempo custodire il Matese secondo i criteri di tutela già scritti nella sua identità di Parco Regionale e di Area Natura2000.
Luciano Sammarone: il Parco nazionale? Necessario salto di qualità
Perché allora un Parco Nazionale? Quali sono gli interessi superiori che ci spingono a promuoverlo e ad attenderlo? “L’interesse superiore, nel caso di un’area protetta è la tutela di valori che sono paesaggistici e ambientali; ricchezza di habitat, di ecosistemi, di insiemi di specie che non sono solo i grandi mammiferi (quelli iconici) ma soprattutto di piccoli organismi, quelli che ci tengono in piedi”, la risposta di Luciano Sammarone. Poi il riferimento al maggior punto di forza del Matese: “Significa tutelare i posti da cui nascono le sorgenti, posti in cui viene ‘prodotta’ l’acqua e in cui sicuramente si produce aria. Le grandi aree metropolitane, presenti ai piedi del Matese hanno un riciclo continuo di aria buona perché grazie all’estensione di questi boschi”. Considerare non il singolo fattore di benefici, ma “la somma di tutti questi valori” spesso sconosciuti, chiarendo che non appartengono a pochi ma all’intera comunità umana, tanto da essere tutelati da norme internazionali.
Se al valore riconosciuto agli ambienti si affianca la monetizzazione di altri valori come l’impegno di agricoltori ed allevatori e il supporto (anche economico) concesso per chi lavora in ambienti tutelati e protetti, “allora perché non fare il Parco nazionale del Matese?”. È il salto di qualità personale e collettivo, del singolo e della comunità che serve alla crescita sociale ed economica dei luoghi, chiarisce Sammarone.
Nunzio Marcelli: il coraggio della libertà, l’audacia di cambiare per migliorare.
Pensarsi “comunità” superando la fatica dell’interesse personale, del solo beneficio economico derivante dall’essere in area tutelata (perchè la tutela non è solo dei parchi ma anche per chi vi lavora), aggiornare i propri sistemi produttivi e di trasformazione; ma anche la fatica di resistere a soffocanti regolamenti europei: i temi toccati dall’esperto Nunzio Marcelli che in Abruzzo guida un’azienda con 1800 pecore, 18 dipendenti (metà italiani, metà stranieri) e gestisce un piccolo flusso turistico (dispone di alcuni posti letto) che accede al suo bio-agriturismo per conoscere la vita del pastore, toccare e annusare l’esperienza… Figura di riferimento per la politica italiana ed europea che attinge da lui conoscenze e considerazioni per quel che attiene a transumanza, biodiversità, transizione digitale, innovazione.
“Dal letame nascono i fiori”: ha concluso il suo primo intervento in sala ribaltando completamente il clima incentrato sui limiti e la complessa gestione politica della vita agricola a partire dalla sua esperienza abruzzese. Da uno stazzo, può venire lavoro, il piacere di essere custodi del futuro, innovatori; ma non senza il sacrificio.
Marcelli tocca temi cari a tanti pastori come lui come i contributi della PAC (Politica Agricola Comune) che tramite l’Europa e i canali dei governi nazionali assegna benefici economici al comparto agricolo; i costi per gli usi civici dei pascoli; i “titoli” ossia il potenziale di una azienda e la sua capacità di spesa che secondo le norme la fanno beneficiaria di più o meno introiti pubblici a danno dei piccoli allevatori ed agricoltori.
Ma al contempo, nella sala comunale piedimontese, lontana da certa esperienza, dalla voce del Pastore-economista risuonano le accuse nei confronti dei sistemi di controllo e gestione dei pascoli che nella sua regione, l’Abruzzo, sposta ricchezze nelle mani di pochi, non sempre di provenienza locale; e poi il severo invito ad innovare: “Perché non si è allevatori portando soltanto una mandria in quota senza ragionare sul suo vero e nuovo potenziale” che Marcelli e altri coraggiosi ed intelligenti sperimentano attraverso la trasformazione di latte e carni aggiornando la tecnica ma anche la ricerca di nuovi sapori per il palato e le esigenze di mercato. Pastori che mettono a frutto gli studi personali o quelli dei figli o dei nipoti senza temere di cambiare e di accogliere il progresso. Ha parlato di sé ma lanciato chiari messaggi ai presenti.
Agostino Navarra: tutti al lavoro l’unico intendo educativo.
In sala, oltre alle categorie già citate anche giovani studenti dell’Istituto Agrario di Piedimonte Matese, rappresentati di associazioni ambientaliste e del mondo ecclesiale, operatori della stampa, rappresentanti del mondo della caccia, sindaci e consiglieri comunali, cittadini e storici promotori del Parco. Tra coloro che negli anni non hanno interrotto il lavoro attento e minuzioso per costruire il Parco, quello del giornalista beneventano Domenico Rotondi e rappresentante dell’associazione Togo Bozzi, del Dirigente del Servizio Veterinario nonché micologo Vincenzo D’Andrea; e poi Amedeo Santomassimo guida escursionistica e rappresentante della società Matese Discovery; Giampiero Marra dell’associazione Matese Adventure; Angelo Rotunno e Claudia Orsino dell’associazione Love Matese, tra i primi a promuovere ed infondere interesse e passione per il Matese; il gruppo di soci di Matese Nostrum con il presidente Luigi Atzeni; il Cai sezione Piedimonte Matese; Legambiente Matese rappresentata da Gaetana Musto; Slow Food Matese rappresentata da Costantino Leuci; Italia Nostra Matese Alto Tammaro con Davide Iannelli.
A tutti loro in chiusura il presidente del Parco regionale del Matese Agostino Navarra, ha rivolto l’appello ad “unirsi nel comune intento educativo! Essere tutti soggetti attivi di questo processo”, anticipando il rischio di un fallimento qualora non si costruisca insieme e nel dialogo questa urgente possibilità di sviluppo territoriale e locale su entrami i fronti del parco, quello campano e quello molisano.
M.Grazia Biasi
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Pubblicazione in collaborazione con clarusonline.it . Amolivenews ringrazia la gentile collaborazione del direttore responsabile M. Grazia Biasi