L’immagine più familiare che ho di Carmine Lamberti è il suo sorriso dietro il bancone di legno scuro del bar del Caruso, a Belmond Hotel Amalfi Coast. Un sorriso pacato, discreto, elegante che sembra quasi contrastare con la vivacità e con il guizzo delle mani che miscelano, preparano, decorano, versano. Un rituale di gesti che spesso si trasforma quasi in una lenta ipnosi a cui concorrono, con eguale importanza e successo, i profumi, i colori, le parole che raccontano molto di più di un sorso, di una pausa piacevole, e si insinuano nel territorio, negli agrumeti così come nelle rientranze che giocano sul mare con sporgenze rocciose e fanno del paesaggio un virtuosismo per gli occhi.
Sorride e racconta, affiancando alla gestualità una consapevolezza ed una serietà che sanno di dosi giuste, di ingredienti indovinati e mai scelti a caso. Dietro ogni ingrediente, un tripudio di provenienze, legami, suggestioni, ricordi, richiami, eco antiche e vestigia. E sono stati proprio questi gli elementi che hanno certo conquistato la giuria della Italian Cocktail Championship 2025 dell’AIBES, l’Associazione italiana Barmen e Sostenitori tenutasi sulla Costa Favolosa dal 26 al 30 ottobre scorso e che ha visto Carmine Lamberti conquistare il secondo posto.
Quando lo raggiungo telefonicamente per farmi raccontare esito ed emozioni nel dettaglio, mi dice di essere ancora un po’ comprensibilmente “ frastornato” dal risultato, lusinghiero, ma che lascia comunque un po’ di amaro in bocca per il fatto di aver sfiorato il podio. Un retrogusto dopo il sapore intenso e soddisfacente che lo ha avvolto di primo acchito: sensazione in cui Carmine Lamberti è assolutamente esperto.
Carmine, puoi raccontarci la competizione a cui hai partecipato? Obiettivi, partecipanti, location, aspettative? La competizione si svolge su più livelli, c’è prima una fase regionale in cui ogni sezione ovviamente decreta un proprio rappresentante, un campione. Io rappresentavo la Campania: avevo infatti raggiunto il primo posto nella competizione precedente. Ogni concorrente rappresenta una regione italiana e viene associato ad un brand . Il vincitore avrà poi accesso alla competizione mondiale e rappresenterà l’Italia. La gara si è svolta a bordo della Costa Favolosa che tocca Genova, Barcellona e Marsiglia. Il mio brand è stato Favolà, specializzato nella creazione di toniche e sodate. La cosa interessante è che ogni tonica è ispirata e collegata ad un elemento naturale, nel mio caso il mare e dunque la tonica era di ispirazione chiaramente mediterranea, ma ce ne sono altre che spaziano dal vento ai fiori.
Il tuo cocktail vincente, dal nome suggestivo Leucosia, ha un chiaro riferimento al territorio, dunque un richiamo mitologico e leggendario: quanto conta, a tuo parere, costruire una narrazione salda, coerente, convincente quando si presenta un cocktail? E tutto ciò viene percepito all’esterno ed influisce sul risultato?
Sicuramente la capacità di creare il cosiddetto storytelling è qualcosa che affascina perché induce ad andare oltre il sapore. Fa capire che dietro il risultato ci sono una ricerca, una storia, la voglia di trasmettere e di emozionare, di raccontare il territorio. e questo mix di elementi ovviamente concorre ad aumentare l’attenzione, il fascino, la curiosità. Ovvio che da un cocktail ci si aspetta innanzitutto che sia buono ma nella filosofia dei bartender le due cose, la riuscita finale e lo storytelling, devono procedere di pari passo. Un po’ come un artista che viene ispirato e che, sulla base dell’ispirazione, riesce a dar vita alla creazione giusta.
Gareggiare fa in un certo senso rima con tensione, attesa, adrenalina. Quali sono i tuoi metodi per mantenere intatte calma e concentrazione? Hai una sorta di regola, rituale o formula magica?
Ad essere sincero non ho ancora trovato un mio rituale propiziatorio. Sicuramente ogni gara è un concentrato di emozioni e devo dire che aver fatto tante gare mi ha aiutato, noto infatti la differenza quando mi confronto con colleghi che sono alla prima esperienza. Non ho una formula segreta e spesso bisogna anche fare il conto con gli imprevisti e con ciò che appunto può destabilizzare una procedura. Quello può turbare ma l’importante è appunto mantenere la calma e fidarsi di ciò in cui si crede.
Quanto la tua esperienza come Assistant Bar Manager al Caruso ha influito ed influisce nell’ispirazione e durante le gare?
Sicuramente tantissimo. Considero a Tommaso Mansi, Bar Manager del Caruso, con cui lavoro quotidianamente, un punto di riferimento prezioso ed importante, una fucina di consigli e di suggerimenti, ma anche di prove. Inoltre, essendo abituato a ricorrere allo storytelling per lavoro, non ho difficoltà ad estenderlo ad altre situazioni. Stessa cosa per la lingua inglese che devo praticare ed utilizzare quotidianamente per lavoro e che mi rende sicuramente più fluente. Inoltre il contatto costante con una clientela internazionale e anche i loro riscontri e feedback sono fondamentali anche per l’ispirazione. Molto spesso i clienti amano approfondire degli aspetti, ad esempio chiedersi perché il Sentiero degli Dei abbia questo nome: la loro curiosità aiuta ulteriormente ad essere ispirati e motivati in una narrazione che “ affabula”.
Se la tua vita fosse un cocktail, quale sarebbe e perché? Sarebbe un cocktail frizzante, animato, vivace. Penso ad un French 75: all’interno ha tante bollicine dovute allo chapmagne e in più il sapore degli agrumi, dei limoni che richiamano anche il territorio. E’ vivace ma anche elegante perché servito all’interno di un flute. Ecco se devo pensare ad un cocktail che rappresenta la mia vita, il French 75 è perfetto. Vivacità, eleganza: quelle che Carmine Lamberti esprime naturalmente giocando con le forme, con le dosi, con miscelazioni che hanno tutto il fascino e il mistero di un’alchimia antica. Un equilibrio perfetto, quello che si ritrova nell’apparente contrasto del territorio, diviso tra roccia e mare, e che pure si appiana, nei sapori e nel paesaggio, creando una magia, una favola appunto.
Emilia Filocamo


















