
Dell’amore è stato già detto tutto, o forse no. E al di là di ogni definizione, di ogni facile o scontata categorizzazione, di ogni banalizzazione, commercializzazione o estremizzazione, resta un elemento fondamentale ed imprescindibile della vita, con tutte le varie manifestazioni, sfaccettature, declinazioni, interpretazioni, sbavature o sgorbiature.
La mia intervista al conduttore televisivo ed attore Corrado Tedeschi, in scena il 21 ed il 23 novembre all’Ecoteatro di Milano con lo spettacolo “ L’uomo che amava le donne”, dal genio di Truffaut, spettacolo di cui cura anche testo e regia, prende le mosse da questa constatazione per poi andare oltre. L’amore è il punto di partenza per poi trasformare lo spettacolo in un gioco collettivo, invitando il pubblico a partecipare attivamente perché in amore nessuno può davvero tirarsi indietro.
Signor Tedeschi, dello spettacolo che andrà in scena a Milano il 21 e 23 novembre prossimi, quale aspetto le piace di più e, nel contempo, quale ritiene il più complesso? Innanzitutto porto in scena qualcosa che mi piace e quindi è un po’ come se facessi il mio spettacolo: si parte da Truffaut per poi coinvolgere tutto il pubblico in una sorta di gioco collettivo. Non a caso all’ingresso faccio distribuire dei biglietti su cui ogni spettatore può scrivere in anonimato un pensiero sull’amore che viene poi letto in sala. E ’ uno spettacolo ben noto ma che evolve e cambia continuamente grazie all’interazione del pubblico: li coinvolgo, alcuni salgono sul palco, e ci si diverte tanto. Come tutte le cose apparentemente semplici, c’è un innegabile grado di complessità. Mi servo di una scaletta ma su quella scaletta improvviso proprio perché coinvolgo tanto il pubblico.
Una frase di Truffaut recita “Perché la vita è fatta in modo tale che non si può fare a meno di amare e di essere amati”. Secondo Corrado Tedeschi quando è il momento per smettere di amare? E non intendo solo nell’ambito di una relazione ma anche in generale, in altre passioni, ad esempio lavorative. Sta parlando con una persona che ha fatto una serie di disastri in amore ma che continua a crederci fermamente. L’amore è il motore di tutto, la soluzione ai problemi, non si può prescindere, è insito e stimola anche la poesia. Non a caso durante lo spettacolo vengono letti dei versi di poeti e mi piace constatare che il pubblico va via felice perché si diverte ma nel contempo riflette sull’amore e, in un certo senso, lo riscopre.
Il protagonista, Bertrande Morane, non è un Casanova, un Don Giovanni, non un mago della conquista ma è alla ricerca dell’amore, quindi ha anche un lato tenero, fragile. Oggi, secondo lei, a che tipo di amore ci si sta abituando? L’amore è ormai un prodotto commerciale, da vendere sui social che sono la rovina del nostro tempo. L’amore è visto quasi come un post, e mi intristisco a vedere in giro trasmissioni televisive in cui c’è una declinazione ormai quasi pornografica dell’amore: si parla di tutto, anche degli aspetti più intimi, che non andrebbero mai svelati
Corrado Tedeschi e il teatro: il momento più bello durante uno spettacolo e quello che, ancora oggi, dopo tanta esperienza, le mette ansia? Nel caso specifico dello spettacolo “ L’uomo che amava le donne” , mi diverte far lavorare il pubblico, non voglio spettatori inerti. Quindi mi piace immaginare cosa accadrà, mi incuriosisce il fatto che non so cosa aspettarmi di preciso. Per quanto concerne la tensione, credo che per un attore che va in scena debba essere una costante. Se manca quella, mancano vocazione e passione, significa che si va a teatro come si va in ufficio e allora è meglio lasciar stare. La tensione serve perché poi si incanala e si trasforma in energia
Prossimi progetti dopo il 21 e 23 novembre? Sarò in tournée con Plaza Suite di Neil Simon con Debora Caprioglio, spettacolo giunto ormai al terzo anno con grande successo di pubblico. Poi sarò in tournée con mia figlia in Partenza in Salita. Inoltre, visto che un’altra mia grande passione è il calcio, mi sono inventato uno spettacolo sul calcio che coinvolge i calciatori Adani, Cassano e Ventola. Lo spettacolo, appunto una riflessione sul mondo del calcio, è in scena negli 8 teatri più grandi d’Italia e comincerà dal PalaPartenope di Napoli il 24 novembre.
Un personaggio del passato che vorrebbe vedere seduto in prima fila il 21 ad applaudirla? Chi sarebbe e perché? Gigi Proietti, un genio assoluto ma anche un grande uomo.
L’intervista a Corrado Tedeschi si chiude qui. E’ vero, l’amore ha varie declinazioni e non obbligatoriamente tutte conosciute o scontate. Ed è un gioco fatto di sfaccettature e sfumature che coinvolge, attrae, spesso sfianca, delude. Ma è in questo rischio che è insito il suo fascino, e non da tentazione, piuttosto dal bisogno congenito, ancestrale. Come rispondere senza esitazione ad un appello senza esitazione a cui siamo da sempre, in virtù di ciò che siamo.
Emilia Filocamo




















